Quartiere |
Santa Maria Novella |
Ubicazione |
Piazza del Mercato Nuovo 1 |
Denominazione |
Palazzo dei Cavallereschi |
Altre denominazioni |
Casa dello spedale di San Matteo |
Affacci |
via Porta Rossa 25r- 27r- 29r |
Proprietà |
Cavalcanti, Cavallereschi, Ufficiali del Monte, Ciampoleschi, Cavalcanti, Baldesi, Arte del Cambio, spedale di San Matteo, Fabbri. |
Architetti - Ingegneri |
Ignoto/i. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Fucini Renato. |
Note storiche |
Così Marcello Jacorossi (in Firenze 1972, riferendosi al prospetto del palazzo sulla piazza): "Soltanto la parte inferiore di questo palazzo è stata da pochi anni restituita all'originario carattere, liberando dallo spesso strato d'intonaco le arcate leggermente acute e i sodi di pietre conce che ne formano il basamento. La parte superiore, che pure conserva in gran parte le antiche forme, è tutta intonacata senza attenzione artistica. Il palazzo apparteneva fin da tempo remoto ai Cavalcanti e faceva parte di un ceppo di casamenti che si estendeva anche nella Via dei Cavalcanti (oggi Via Porta Rossa) ed in Calimaruzza. Nel 1427 apparteneva ai figli di Carlo Cavalcanti, che fattisi di popolo per godere dei pubblici uffici, presero il nome di Cavallereschi. Nel 1433 vendevano il palazzo agli Ufficiali del Monte: ma nel 1439 lo ricomprava Tommaso di Niccolò di un altro ramo dei Cavalcanti, che si dissero dei Ciampoleschi. Questi ripresero in seguito l'antico nome dei Cavalcanti e continuarono a possedere il palazzo fino agli ultimi del Cinquecento. Una parte di questa casa, con botteghe a pianterreno, apparteneva a Bartolommeo di Zanobi Baldesi, il quale lo lasciò nel 1399 all'Arte del Cambio". L'edificio, per quanto ai piani superiori non presenti soluzione di continuità, mostra a terreno verso il lato della piazza, limitatamente all'ampiezza di quattro assi, il parato a rustica e gli archi (con ampie integrazioni) di cui parla Jacorossi, sopra al quale è una grande lastra di marmo con la croce del popolo fiorentino (che si dice apposta dai Cavalcanti quando si fecero di popolo, ma in realtà di manifattura più recente, presumibilmente un rifacimento sulla base di ciò che rimaneva dell'antico). Sopra gli sporti sono due altri piccoli scudi in pietra, uno dei quali ancora interpretabile come pietrino recante le insegne del monastero di San Niccolò di Cafaggio. Sulla rimanente porzione a destra, di tre assi, è nell'ambiente terreno l'antica farmacia del Cinghiale, aperta nella prima metà del Settecento nel luogo dove già era una affermata spezieria che, nell'Ottocento, fu nota anche come ritrovo di intellettuali (ne fa fede una lapide in ricordo di Renato Fucini posta all'interno). Sul lato che guarda via Porta Rossa, in prossimità del cantone, è una memoria trecentesca incisa sopra uno scudo, già trascritta e interpretata da Francesco Bigazzi (1886) come ricordo dell'apertura nel 1307 della strada (in questo tratto originariamente detta via di Baccano), grazie al podestà Matteo Terribili di Amelia. Poco distante, sempre da questo lato, è un pietrino a rotella con una M gotica sul cui gambo centrale è intrecciata una S (le due sormontate da un segno di abbreviazione) insegna dello spedale di San Matteo, a documentare come - almeno in parte - l'edificio fosse stato un tempo legato alle proprietà dell'ospedale, non a caso posto sotto l'amministrazione dell'Arte del Cambio al quale, come accennato, una porzione era pervenuta per donazione di Bartolommeo Baldesi. Il numero 25 in caratteri romani che accompagna il pietrino è da intendere come posizione d'ordine dell'immobile nel registro delle possessioni dell'ospedale. Per quanto riguarda gli ambienti dell'antica farmacia, si lamenta la perdita pressoché totale delle dotazioni originarie, andate per lo più distrutte durante l'alluvione del 1966 (dell'antico arredo e della dotazione originaria restano solo, all'interno, una bilancia pesapersone e, all'esterno, il rivestimento in marmo bianco e verde che incornicia le vetrine e la porta di ingresso). |
Bibliografia
dettaglio |
Fantozzi 1843, p. 69, n. 138; Firenze 1850, p. 162; Bigazzi 1886, p. 312; Palazzi 1972, p. 77, n. 132; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, III, 1978, p. 171; Cesati 2005, II, p. 507; Invernizi 2007, II, p. 380, n. 340. |
Approfondimenti |
G. Corradori, La farmacia del Cinghiale, in "Illustrazione Toscana", XIII, 1935; G. Torricelli, Farmacia del Cinghiale antica notorietà, in "Farmacia Toscana", 1989, 1; Francesco Boccanera, Anna Vittoria Laghi, Farmacie storiche in Toscana, Firenze, Polistampa, 1998, p. 21. |
Documentazione fotografica |
Archivio fotografico SBAP, Firenze: 125725 (insieme della mostra della farmacia, 1983); 125726, 125727 (vedute degli spazi interni della farmacia, 1983); 131463, 131464, 131465 (vedute d'insieme del prospetto dell'edificio, 1984); 131466, 131467, 131468, 131469, 131470 (vedute degli spazi interni, 1984). |
Risorse in rete |
Sulla farmacia sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla scheda presente nel repertorio online "Itinerari Scientifici in Toscana" (Museo Galileo). |
Codice SBAPSAE |
FI0599 |
ID univoco regionale |
90480170732 |
Data creazione |
04/06/2009 |
Data ultima modifica |
31/01/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
19/07/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
stemma familiare, stemma civile, pietrino, iscrizione, datazione, esercizio storico, farmacia. |
Localizzazione |
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