Quartiere |
San Giovanni |
Ubicazione |
Via Camillo Cavour 81 |
Denominazione |
Palazzina Fabbri |
Altre denominazioni |
. |
Affacci |
via Salvestrina 2 |
Proprietà |
Fabbri. |
Architetti - Ingegneri |
Silvani Gherardo, de Cambray Digny Luigi, Giraldi Domenico, Martelli Giuseppe, Roster Giacomo. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Montale Eugenio, Bianchi Bandinelli Ranuccio. |
Note storiche |
Era in antico in quest'area un convento di domenicane intitolato a Santa Lucia che presentava il fronte principale su via San Gallo (davanti allo spedale di San Bonifazio), ristrutturato ed ampliato nel 1490, nuovamente adattato nel Seicento su progetto di Gherardo Silvani, quindi soppresso nel 1808. Della configurazione del complesso nel corso di questi secoli attestano sia la veduta di Stefano Buonsignori del 1584 e le successive piante della città, sia alcuni puntuali rilievi redatti da Giuseppe Del Rosso datati al momento della soppressione e conservati presso l'Archivio Storico del Comune di Firenze. Attorno al 1816-1818 il complesso fu trasformato in Ospedale di Santa Lucia. Nel 1826, su progetto dell'architetto Luigi de Cambray Digny e direzione dei lavori di Domenico Giraldi, si tracciarono in questa stessa area le vie San Leopoldo (attuale Camillo Cavour) e Sant'Anna, con conseguente significativa riduzione dell'immobile storico. Nel 1838, questa volta con la direzione di Giuseppe Martelli, ciò che rimaneva del complesso fu oggetto di ulteriori lavori per qualificarlo ulteriormente come ospedale per i militari, "per i cutanei d'ambo i sessi, e per gl'invalidi ed incurabili, con un Balneario annesso, gratuito per la classe indigente, e di modica spesa per gli altri cittadini, fornito di tutti i comodi per l'uso dei bagni semplici, a vapore e minerali di ogni specie" (Bacciotti). Poco prima del 1890 l'intero complesso con gli orti di pertinenza fu acquistato dall'imprenditore Paolo Egisto Fabbri, che atterrò il tutto "per togliere quella bruttura che i vecchi fabbricati davano ad una località divenuta così signorile e per allontanare uno spedale dal palazzo che quasi in faccia sia era fatto costruire in via Cavour" (Angiolo Pucci). Nell'area, corrispondente all'isolato chiuso da via San Gallo, via Sant'Anna, via Camillo Cavour e via Salvestrina, lo stesso Paolo Egisto Fabbri fece erigere sei palazzine, mantenendo una striscia a verde centrale, parallela a via San Gallo e via Camillo Cavour. Dato che sappiamo lo stretto rapporto tra Paolo Egisto Fabbri e l'architetto Giacomo Roster, visto che i cantieri furono aperti quasi simultaneamente nell'ultimo decennio dell'Ottocento, visto che tutti gli edifici attestano delle varianti possibili dello stile neocinquecentesco caro all'alta borghesia del tempo e sono comunque riconducibili a una stessa matrice accademica, visto che ben due palazzine presenti nell'isolato sono attestate come progettate da Giacomo Roster (si veda ai civici 83 e 85 di via Camillo Cavour), si può presumere che il professionista sia stato coinvolto per seguire tutta l'impresa. Ciò detto, l'edificio oggetto della presente scheda è di notevole importanza, vuoi per l'estensione vuoi per la cura del disegno dei fronti, che si estendono in ugual misura sia lungo via Cavour (per sette assi) sia su via Salvestrina (per sei assi) dove è pure l'ingresso ad uno spazio verde di pertinenza. La facciata principale è determinata da uno smusso in corrispondenza della cantonata, tale da consentire lo svilupparsi di un portone monumentale (si noti il bucranio che arricchisce la chiave di volta), coronato da un balcone sul quale si affaccia una serliana. Su questa, al centro, è uno scudo con un destrocherio impugnante un martello al naturale, il tutto accompagnato da una stella, da identificare con l'arme della famiglia Fabbri, come documenta la sua presenza con identiche forme anche sul più noto e non molto distante palazzo Fabbri (si veda in questa stessa via ai numeri 92-94), ugualmente eretto su progetto dell'architetto Roster. Piace ricordare come in questa palazzina, nell'appartamento del professor Pompeo Biondi, dall'aprile del 1944 alla liberazione trovarono ospitalità e rifugio il poeta Eugenio Montale e l'archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli. Attualmente l'edificio ospita, oltre a numerosi studi legali, il consolato olandese. |
Bibliografia
dettaglio |
Fantozzi 1842, p. 444, n. 175; Fantozzi 1843, pp. 187-188, n. 445; Firenze 1850, p. 264; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 131; Cresti-Zangheri 1978, p. 117; Fantozzi Micali-Roselli 1980, pp. 182-183, n. 57; Cecconi 2009, p. 132; Paolini-Vaccaro 2011, pp. 112-120, n. 44. |
Approfondimenti |
Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 254-256. |
Documentazione fotografica |
Nessun dato rilevato. |
Risorse in rete |
Nessun dato rilevato. |
Codice SBAPSAE |
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ID univoco regionale |
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Data creazione |
02/02/2010 |
Data ultima modifica |
19/04/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
06/03/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
Campo in corso di revisione. |
Localizzazione |
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