Quartiere |
San Giovanni |
Ubicazione |
Via Camillo Cavour 87- 89 |
Denominazione |
Complesso dell'Ospedale Militare di Sant'Agata |
Altre denominazioni |
Convento di Sant'Agata, Conservatorio di Sant'Agata, Ospedale Militare di San Gallo |
Affacci |
via Venezia, via San Gallo 112 |
Proprietà |
convento di Sant'Agata, demanio dello Stato (bene in uso alla P.A. Centrale). |
Architetti - Ingegneri |
Mazzei Francesco Mazzeo, Rossiprodi Fabrizio, Viviani Silvia, De Vita Maurizio, Schulze Ulriche, Diotaiuti Emiliano. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Nessun dato rilevato. |
Note storiche |
Il complesso nasce come ristrutturazione di un precedente ed antico insieme costituito da più fabbriche di pertinenza di vari conventi femminili qui presenti almeno dal XII secolo, e principalmente da quello di Sant'Agata, soppresso nel 1785 e definitivamente nel 1808, da quello di San Clemente, soppresso nel 1808, e da una parte del chiostro di Santa Lucia. Così Federico Fantozzi, nelle note relative al Conservatorio di Sant'Agata, riassumeva le complesse vicende dell'area nella sua Pianta Geometrica del 1843: "La sua fondazione risale al 1185 circa, e poco dopo il 1200 vi furono introdotte le Monache di S. Andrea di Bibbiena necessitate ad abbandonare il loro monastero a cagione delle frequentissime guerre che allora si agitavano fra i Fiorentini e gli Aretini. Nel passato secolo si ridusse a Conservatorio sotto la direzione delle Monache Montalve, ed a queste nel 1794 subentrarono le attuali di S. Giuseppe di S. Frediano. Per non dilungarci di troppo in minute descrizioni, ci limiteremo a narrare che fu uno de' più ricchi monasteri della città pei molti lasciti e per la riunione che gli fu fatta in più tempi di altri monasteri e luoghi pii; che la facciata della sua chiesa, nel modo che ancora si vede, fu fatta costruire a proprie spese da Lorenzo Pucci nel 1592; che il monastero essendo stato soppresso nel 1808 e ripristinato dopo il 1814, nel 1818 molto s'ingrandì per la riunione del contiguo monastero di S. Clemente; e che in ultimo, nel 1828, notabilmente si accrebbe per essergli stata aggregata quella frazione d'orto e fabbricato già spettante al monastero di S. Lucia che per l'apertura della Via S. Anna era rimasta da quello disgiunta". La destinazione a ospedale militare che a lungo ha caratterizzato l'insieme così determinatosi risale al 1860 (con lavori diretti dall'architetto e ingegnere Francesco Mazzei) e tuttavia, come annota Angiolo Pucci, "non tutto lo spazio del terreno dei due conventi venne adibito per lo spedale. Sappiamo che nel 1857 il governo ordinò di erigere nell'orto del soppresso convento di S. Clemente una fabbrica per uso di fonderia per il professor Papi (si veda a piazza della Libertà al civico 1). Il rimanente del terreno avanzato verso S. Gallo fu donato al Comune per l'allargamento della via delle mura. E in via S. Gallo furono costruite case private". Sempre lo stesso Angiolo Pucci ci offre ulteriori considerazioni e notizie di un certo interesse per ricostruire la storia del luogo: "Era forse cosa migliore il non aver permesso (la presenza) dello spedale in una delle località più eleganti e più frequentate, la presenza di uno spedale è contraria a tutti i principi d'estetica, e quel che più conta d'igiene, anche per gli stessi malati. Né mancò l'occasione buona di togliere di qui lo spedale. Il comm. Egisto Fabbri, dopo aver comprato i resti del vecchio convento di S. Lucia, per ridurli a eleganti palazzetti, propose al governo l'acquisto dello spedale di S. Agata e di costruire a sue spese un nuovo spedale militare. Ma l'amministrazione militare, anche in questo testarda, non volle accettare l'offerta del munifico signore". La dimensione acquisita nella seconda metà dell'Ottocento è così descritta da Amelio Fara (1984): "l'edificio era dotato di un piano terreno e due piani superiori. Vi erano sei cortili dei quali tre per la passeggiata degli ammalati. L'ingresso principale era quello sulla via San Gallo al numero civico 106. Undici scale di cui due principali servivano per accedere ai piani superiori. I cameroni risultarono vasti e aerati in maniera tale che ad ogni ammalato corrispondesse circa 27 metri cubi d'aria; alcuni erano coperti a volta e altri a travature e palchi. Tutti gli ambienti erano scaldati con stufe e caloriferi. L'ospedale venne illuminato a gas e provvisto di suonerie elettriche per tutti gli uffici". Alla fine del 2013 il complesso è passato nelle disponibilità della Cassa Depositi e Prestiti - Settore investimenti, e si prevede un intervento di recupero - previa valutazione di concerto con la Soprintendenza degli immobili di rilievo storico da conservare e restaurare - che comprenda anche demolizioni e ricostruzioni finalizzate alla definizione di una struttura a destinazione turistico ricettiva. "Dovrebbe venire comunque garantita l'apertura del complesso alla città rendendo accessibili gli spazi aperti interni, piazze, chiostri, giardini" (Fantozzi Micali-Lelli 2016). Tra i vari progetti presentati per l'intervento, nel 2017 si è data notizia dell'individuazione, come vincitrice del concorso appositamente indetto, della proposta elaborata da Rossiprodi Associati con Silvia Viviani, Tekne Spa, Studio De Vita & Schulze ed Emiliano Diotaiuti. Sul fronte della strada il complesso si mostra attualmente con un lungo e alto muro di cinta, che ben poco lascia scorgere, se non le molte scritte a vernice che imbrattano il muro stesso. Solo in corrispondenza dell'angolo con via Venezia è un corpo di fabbrica con finestre, tuttavia di scarso rilievo architettonico. |
Bibliografia
dettaglio |
Follini-Rastrelli 1789-1802, VIII, 1802, pp. 328-329; Fantozzi 1842, p. 441, n. 172; Fantozzi 1843, pp. 188-189, n. 447; Firenze 1845, pp. 35-36; Formigli 1849, pp. 38-39; Bigazzi 1886, p. 250; Limburger 1910, n. 6; Garneri 1924, p. 233, n. XXXIV; Fantozzi Micali-Roselli 1980, pp. 66-67, 108-109; Ermini-Sestini 2009, pp. 153-156, n. 35; Paolini-Vaccaro 2011, pp. 123-124, n. 48; Fantozzi Micali-Lolli 2016, p. 135. |
Approfondimenti |
Raffaele De Palo, La chiesa di S. Agata dell'Ospedale Militare S. Gallo in Firenze, Firenze, Istituto Geografico Militare, 1961, Amelio Fara, Giovanni Castellazzi e l'architettura militare nella Firenze capitale d'Italia, in "Bollettino degli Ingegneri", XXXII, 1984, 7/8, pp. 8-12; Denise Ulivieri, Laura Benassai, Un (altro) architetto per la Capitale. Francesco Mazzei "valente e modesto" restauratore a Firenze, in "Annali della Storia dei Firenze", X-XI, 2015-2016 (2016), pp. 237-266; Olga Mugnaini, Lo Stato ci regala 16 palazzi. E il centro si trasforma, in "La Nazione", 25 febbraio 2017; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 252-254; Maurizio Costanzo, Nuova vita per l'ex ospedale militare San Gallo, via libera al recupero del complesso, in "La Nazione" Firenze, 1 giugno 2020. |
Documentazione fotografica |
Campo in corso di revisione. |
Risorse in rete |
Sul progetto di recupero del complesso sono vari file multimediali reperibili a partire dal sito ufficiale di Rossiprodi Associati. |
Codice SBAPSAE |
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ID univoco regionale |
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Data creazione |
14/07/2010 |
Data ultima modifica |
19/04/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
06/03/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
Campo in corso di revisione. |
Localizzazione |
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