Quartiere |
Santa Croce |
Ubicazione |
Piazza Piave 1 |
Denominazione |
Torre della Zecca Vecchia |
Altre denominazioni |
Torre Reale, Torre della Notomia, Torre di San Francesco |
Affacci |
lungarno della Zecca Vecchia |
Proprietà |
Comune di Firenze. |
Architetti - Ingegneri |
da Sangallo Antonio il Giovane (Antonio Cordini, d.), Poggi Giuseppe, Francolini Felice. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Dante Alighieri. |
Note storiche |
La torre fu eretta a protezione del mai eseguito ponte Reale (progettato negli anni precedenti alla disastrosa alluvione del 1333 e così intitolato in onore di Roberto d'Angiò) e a difesa della parte della cerchia di mura che insisteva in questo tratto, a costituirne il termine sull'Arno. Nel tardo Quattrocento la torre fu ugualmente utilizzata, assieme all'adiacente torre della Giustizia, come arsenale di armi, attrezzi, e soprattutto esplosivi e, fra il 1495 ed il 1498, ulteriormente ampliata nei corpi di fabbrica in adiacenza con l'aggiunta di una rimessa per le artiglierie e di una fonderia pubblica. Nel 1532, scapitozzata, fu incorporata su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane, a fungere da bastione, nella fortezza Vecchia o baluardo di Mongibello, a sua volta collegata a gore, mulini e ad altri edifici che formavano in questa zona un tipico agglomerato, già accuratamente descritto nella carta di Stefano Buonsignori del 1584. Proprio per la presenza di opifici con magli azionati ad acqua, la fabbrica ospitò per un certo periodo - ormai trasferito l'arsenale di armi e munizioni alla Fortezza da Basso - l'officina della Zecca fiorentina, da cui la denominazione corrente. Nel corso dei lavori di ingrandimento della città di Firenze progettati da Giuseppe Poggi (sono documentati per questa zona espropri condotti sulla base di perizie redatte da Felice Francolini nel 1868) fu isolata e posta a traguardo dei viali di circonvallazione. Negli anni cinquanta del Novecento alcuni ambienti furono occupati da un circolo ricreativo. All'interno, sviluppato su tre piani più la terrazza di coronamento (oramai priva della tettoia di copertura cinquecentesca), si segnala la presenza di ambienti voltati un tempo ad uso dei soldati di guardia, e piani sotterranei dai quali si dipartono stretti corridoi fognari coperti da volte, uno dei quali (oggi parzialmente allagato e quindi non più praticabile) passerebbe sotto il fiume consentendo di raggiungere la sponda opposta (numerose fotografie sono reperibili in Mercanti-Straffi 2003). All'esterno si presenta semplice e massiccia, con alcune piccole feritoie e senza coronamento merlato: ampie e ben leggibili (come altrimenti non potrebbe essere) le porzioni frutto di restauro. Sul lato che guarda alla città è la porta d'accesso con al lato un bel portabandiera in ferro di fattura novecentesca, dal lato che prospetta verso l'Arno è una targa con alcuni versi di Dante dedicati al fiume. Oggetto di un intervento di restauro negli anni novanta del Novecento, la torre è stata interessata dalla caduta di alcuni frammenti del paramento nel 2014 e quindi nuovamente sottoposta a lavori di consolidamento dell'apparato murario (oltre che alle coperture e agli infissi lignei) tra la fine del 2014 e il 2015 (chiusura del cantiere nel gennaio 2016), nell'ambito del progetto FLIC (FLorence I Care), per la disponibilità delle società Ires Spa e Indipendiente Srl. Da questa data la torre è visitabile per le cure del Comune di Firenze e dell'Associazione MUS.E (con la collaborazione della Fondazione Angeli del Bello). La torre appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale. |
Bibliografia
dettaglio |
Zocchi 1744, tav. IV; Fantozzi 1843, p. 217, n. 534; Firenze 1850, pp. 406-407; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 18; Elenco 1902, p. 257; Limburger 1910, n. 727; Garneri 1924, p. 169, n. LVIII; Barfucci 1958, pp. 178-179; Bargellini-Guarnieri 1973, pp. 211-215; Firenze 1974, p. 362; Zocchi-Mason 1981, pp. 38-39; Borsi-Maresca 1984, pp. 56-58; Mercanti-Straffi 2003, pp. 176-185; Firenze 2005, p. 423; Invernizi 2007, II, p. 348, n. 311. |
Approfondimenti |
Amerigo Parrini, Le epigrafi dantesche di Firenze, Firenze, Giulio Giannini e Figlio Editori, 1928, pp. 111-118; Claudio Paolini, La Caserma Baldissera e il quartiere della Zecca Vecchia, in Le caserme Tassi e Baldissera a Firenze. Opere e arredi, a cura di Maria Sframeli, Firenze, Edizioni Polistampa, 2012, pp. 78-96. |
Documentazione fotografica |
Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 4581, 4582, 4583, 4584, 4586, 4587, 4588, 4589, 4590 (vedute d'insieme della torre prese da varie angolazioni e particolari, 1963); 9561, 107455 (vedute della torre, 1971). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 37061, 37062, 37063, 37064, 37065 (vedute d'insieme della torre prese da varie angolazioni, 1967). |
Risorse in rete |
Sulla torre sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Torre della Zecca Vecchia su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL). |
Codice SBAPSAE |
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ID univoco regionale |
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Data creazione |
07/09/2010 |
Data ultima modifica |
25/11/2020 |
Data ultimo sopralluogo |
21/01/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
ferro da facciata, lapide. |
Localizzazione |
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