Quartiere |
Santa Croce |
Ubicazione |
Via San Giuseppe 9 |
Denominazione |
Palazzo Bardi Serzelli |
Altre denominazioni |
Palazzo Dufour Berte, edificio della scuola Vittorio Veneto |
Affacci |
via delle Casine, via Tripoli |
Proprietà |
Rossi di San Secondo, Rucellai, Dufour Berte, Bardi Serzelli, Comune di Firenze. |
Architetti - Ingegneri |
Paoletti Gasparo Maria, Varrocchi Tommaso, Caverni Guido. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Trollope Frances Milton, Trollope Thomas Adolphus, Trollope Theodosia Garrow. |
Note storiche |
Posto davanti allo sbocco di via de' Macci, il palazzo (nucleo originario di un complesso del quale diremo in seguito) sorge dove erano in antico dei terreni con una casa di proprietà dei frati di Santa Croce, allivellati ai Rossi di San Secondo e infine venduti alla famiglia Rucellai. Questi, alla fine del Settecento, ampliarono la casa e la ridussero alla presente forma su progetto dell'architetto Gasparo Maria Paoletti. La letteratura ricorda il palazzo sempre unitamente al "delizioso giardino" annesso, vuoi per il suo piacevole disegno, vuoi per la notevolissima estensione che, come ricordava Angiolo Pucci nel suo repertorio redatto tra gli anni venti e trenta del Novecento, "arriva fino alla moderna via Tripoli, la vecchia via delle Torricelle e, voltando, si stende per tutto il primo tratto di via delle Casine". Dai Rucellai la proprietà passò nel corso del tempo ai Dufour Berte, che la possedevano ai tempi di Federico Fantozzi (1843). Sempre nel torno di questi anni, nel 1843 abitarono qui la scrittrice inglese Frances Milton Trollope assieme al figlio, lo scrittore e storico Thomas Adolphus e, in un diverso appartamento, nel 1845, la famiglia Garrow con la giovane scrittrice Theodosia, poi sposa di Thomas Trollope. Alla fine del secolo il complesso pervenne per via ereditaria ai Bardi Serzelli, che lo stesso Angiolo Pucci indica come i responsabili del progressivo degrado dello spazio a verde, al tempo affittato, "per una gretta economia", al giardiniere Emilio Giovannini, "che aprendo una bottega di fioraio in via Tripoli si servì del giardino per la produzione di fiori e per il commercio di diverse piante particolarmente di quelle più adatte per la decorazione dei quartieri". Si deve peraltro tenere presente che, per quanto questa scheda sia dedicata al palazzo segnato dal civico 9, nel corso del tempo il giardino era andato riducendo la sua originaria estensione per la realizzazione di ulteriori corpi di fabbrica interni alla proprietà. Rispetto infatti a quanto descritto nella pianta di Ferdinando Ruggieri del 1731 che documenta l'estesa proprietà segnata solo dal palazzo oggetto di questa scheda, tra la fine del Settecento e i primi decenni del secolo successivo si era andati a saturare con ulteriori edificazioni la porzione alla sinistra della residenza fino alla cantonata di via delle Casine, quindi nella seconda metà dell'Ottocento era stata eretta l'ugualmente estesa palazzina posta a destra segnata con il civico 11, e infine, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, era stato definito l'ulteriore corpo su via delle Casine. Tutto questo complesso, attorno al 1925, fu affittato e successivamente acquisito dal Comune di Firenze e il palazzo con tutte le sue pertinenze adattato a scuole: si contano inizialmente una scuola tecnica, quindi la scuola femminile Lucrezia Mazzanti e la scuola media industriale Leonardo da Vinci. Attualmente il complesso è sede della scuola elementare Vittorio Veneto. Per quanto riguarda il fronte sulla strada si segnala come lo stesso Angiolo Pucci annotasse la presenza "di graffiti d'indole semplice e primitiva, cioè la riproduzione di finti bozzati e di piccoli fregi ornamentali sia attorno alle porte ed alle finestre, che al disotto delle cornici di ricorso", oggi del tutto scomparsi. Sul fronte del palazzo è uno scudo del tutto eroso e illeggibile; sulla palazzina segnata con il civico 11 è, ben leggibile, uno scudo con le armi di parentela del Dufour (troncato: nel primo d'argento, al grifone di nero nascente dalla partizione e tenente una stella a sei punte d'oro; nel secondo scaccato d'argento e di rosso) e dei Berte (d'azzurro, allo scaglione d'oro, accompagnato da tre rose d'argento, 2.1.). Il complesso risulta restaurato tra il 1983 e il 1986 dalla impresa edile Calosi & Del Mastio su progetto e direzione dei lavori degli ingegneri Tommaso Varrocchi e Guido Caverni. |
Bibliografia
dettaglio |
Cambiagi 1771, p. 100; Cambiagi 1781, p. 96; Fantozzi 1842, p. 181, n. 25; Fantozzi 1843, p. 216, n. 529; Firenze 1850, p. 413; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, pp. 331-332; Limburger 1910, n. 233; Garneri 1924, p. 167, n. LI; Limburger-Fossi 1968, n. 233; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, p. 69; Paolini 2008, pp. 188-189, n. 286; Paolini 2009, p. 266, n. 377; Paolini 2013, pp. 125-128. |
Approfondimenti |
Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 131-133. |
Documentazione fotografica |
Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 115680 (veduta panoramica del giardino, 1916 ca.). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 2630, 2631, 2632, 2633, 2634 (scorci del giardino, 1942); 2638, 2639, 2640, 2641, 2642 (vedute d'insieme del giardino fotografato dall'alto del campanile della basilica di Santa Croce, 1942); 2643, 2644, 2645 (scorci del giardino, 1942); 2646, 2648 (veduta del prospetto dell'edificio dal lato del giardino, 1942); 2651, 2652, 2655 (scorci del giardino, 1042). |
Risorse in rete |
Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Bardi Serzelli su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL). |
Codice SBAPSAE |
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ID univoco regionale |
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Data creazione |
15/08/2008 |
Data ultima modifica |
31/03/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
11/01/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
giardino, scuola, comunità straniera (inglese). |
Localizzazione |
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