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Struttura della banca dati |
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Quartiere |
Santa Croce (Mattonaia) |
Ubicazione |
Via Giuseppe Giusti 3 |
Denominazione |
Casamento |
Altre denominazioni |
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Affacci |
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Proprietà |
Nessun dato rilevato. |
Architetti - Ingegneri |
Ignoto/i. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Nessun dato rilevato. |
Note storiche |
L'edificio sorge nel primo tratto di via Giuseppe Giusti, aperto tra il 1865 e il 1870 - sulla base del piano regolatore interno della città redatto dall'ingegnere del Comune Luigi Del Sarto e in stretta relazione con l'urbanizzazione del quartiere della Mattonaia e quindi del definirsi di piazza Massimo d'Azeglio - in modo da formare un unico rettilineo con l'antico tracciato oltre borgo Pinti e servire la zona con un'adeguata rete viaria (si veda ai civici 7-9 per un più ampio inquadramento della vicenda). Qui erano un tempo gli orti del noviziato di San Salvatore, poi passati nelle proprietà dei Panciatichi Ximènes e quindi in quelle dei Rabitti San Giorgio che, nel 1923, vendettero questa porzione, già ridotta per l'esproprio del terreno finalizzato alla realizzazione della strada, come area fabbricabile, sacrificando un lotto comunque non adibito a giardino della propria residenza di borgo Pinti, ma dato in affitto alla ditta di orticoltura del noto Raffaello Mercatelli. Della vicenda attestano le note di Angiolo Pucci redatte tra gli anni venti e trenta del Novecento che precisano come la vendita, relativa sia al terreno sia a uno stanzone per gli agrumi, fosse a favore di "una società formatasi tra gli ufficiali superiori in pensione per costruirsi delle case per loro abitazione". Lo stesso Pucci allega alla memoria, solo recentemente pubblicata per le cure di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, due fotografie dell'area prima della costruzione, con evidenziato il lungo muro di cinta del giardino del palazzo Panciatichi, ora ridotto e ricostruito con un diverso disegno. Il casamento che ora sorge sul tratto denota chiaramente modi di un Novecento ormai inoltrato, con vaghi echi art déco. La facciata sulla via è organizzata su cinque piani per tre assi, con ampie finestrature e balconi disposti sia al primo piano (due post lateralmente) sia al secondo (uno centrale), secondo un disegno per quegli anni decisamente innovativo nel rompere la tradizione accademica tardo ottocentesca ampiamente esemplificata dagli edifici della zona. |
Bibliografia
dettaglio |
Nessun dato rilevato. |
Approfondimenti |
Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 202-203. |
Documentazione fotografica |
Nessun dato rilevato. |
Risorse in rete |
Nessun dato rilevato. |
Codice SBAPSAE |
. |
ID univoco regionale |
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Data creazione |
19/01/2019 |
Data ultima modifica |
15/03/2020 |
Data ultimo sopralluogo |
15/03/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
Campo in corso di revisione |
Localizzazione |
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