Quartiere |
Santa Croce (Mattonaia) |
Ubicazione |
Via Giovan Battista Niccolini 4- 6- 8 |
Denominazione |
Stabile della Mattonaia |
Altre denominazioni |
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Affacci |
via della Mattonaia 26- 28- 30- 32 |
Proprietà |
Società Anonima Edificatrice. |
Architetti - Ingegneri |
Guidotti Enrico. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Nessun dato rilevato. |
Note storiche |
Il grande edificio documenta dell'attività della Società Anonima Edificatrice, la più importante impresa locale costruttrice di case per civile abitazione in Firenze, costituitasi nel 1848 per iniziativa, tra gli altri, dell'architetto Enrico Guidotti, del signor Giovanni Sandrini e del marchese Carlo Torrigiani. La Società accomunava il carattere della speculazione privata a quello del paternalismo illuminato, con l'obiettivo sia di offrire lavoro agli operai edili disoccupati, sia di fornire abitazioni per i ceti meno abbienti (comunque artigiani, impiegati e simili). Per il casamento in oggetto il progetto è riconducibile, come per la maggior parte dei fabbricati promossi in questo arco di tempo, all'architetto Enrico Guidotti, e risulta costruito tra il 1865 e il 1866 per complessivi 524 vani, dati a pigione con un canone annuo di 70 lire a stanza. I quartieri proposti variavano dalle due alle cinque stanze con uno o più affacci sulla via in ragione del diverso taglio, con caratteri in tutto simili a quanto sperimentato nelle precedenti realizzazioni. Nonostante la semplificazione del modulo base (ad esempio tramite l'abbinamento sistematico dei vani bagno tra di loro e con le cucine) i fronti esterni appaiono curati, seppure nei limiti economici complessivi di questo tipo di edilizia, con una certa attenzione per le cornici delle finestre e delle porte e, più in generale, per le finiture superficiali e i rivestimenti. Al tempo stesso, nel valutare questo tipo di edifici, si dovrà tenere presente quanto acutamente annotato da Gian Luigi Maffei: "Nei progetti del periodo in esame l'appartenenza di questi edifici alla categoria di base, le case, non riesce a giustificare quei prospetti in cui la voluta organicità condiziona lo spostamento delle finestre in posizione non consona al vano o addirittura ne fa nascere di finte per simmetria di composizione. Secondo il canone borghese, che ha ispirato la progettazione della maggior parte degli edifici analizzati, è più importante apparire che essere" (Maffei 1990, p. 293). "Si tenga poi presente che, se questo tipo di fabbricati è stato per lo più fatto oggetto di interesse nel contesto degli studi sull’edilizia popolare, non esistono in realtà elementi che possano ricondurre sempre e comunque la tipologia a quest’ambito. A creare perplessità è, nel nostro caso, il canone annuo di 70 lire a stanza, sufficientemente elevato in una città dove, prendendo come riferimento le remunerazioni percepite dai dipendenti del Municipio, sappiamo che un manovale poteva contare su uno stipendio annuo di 500 lire, un operaio qualificato di circa 700, mentre i professori di liceo potevano raggiungere tra le 1000 e le 2000 lire. Tali remunerazioni si erano infatti mantenute stabili nel tempo mentre i fitti avevano subito con il trasferimento della Capitale aumenti vertiginosi, così che ciò che precedentemente poteva essere accessibile alla classe impiegatizia media era ora diventato appannaggio solo dei benestanti" (Paolini 2020). |
Bibliografia
dettaglio |
Cresti-Zangheri 1978, p. 124; Maffei 1990, p. 290; Cozzi 1992, p. 169; Ulisse Tramonti in Firenze 2003, p. 143; Paolini 2008, pp. 120-121, n. 173; Paolini 2009, pp. 187-188, n. 252. |
Approfondimenti |
Enrico Guidotti, Stabili costruiti in Firenze dalla Società Anonima Edificatrice, Firenze, Lit. Stiegling, 1871; Silvano Fei, Nascita e sviluppo di Firenze città borghese, Firenze, G. & G. Editrice, 1971, pp. 79-86, tav. XXVIII; Abitazioni popolari e locazioni urbane nella storia fiorentina, a cura di Donatella Masini e Maurizio Bertelli, Sesto Fiorentino (Fi), Edizioni Plan, 2002, pp. 60-66; Grazia Gobbi Sica, Le origini della casa popolare a Firenze tra iniziativa pubblica e filantropia privata. Una rilettura, in "Firenze Architettura", X, 2006, 2, pp. 96-105; Gianluca Belli, Le case per le classi popolari, in Una Capitale e il suo Architetto. Eventi politici e sociali, urbanistici e architettonici: Firenze e l'opera di Giuseppe Poggi, catalogo della mostra (Firenze, Archivio di Stato, 3 febbraio-6 giugno 2015) a cura di Loredana Maccabruni e Piero Marchi, Firenze, Polistampa, 2015, pp. 111-113; Claudio Paolini, Il quartiere della Mattonaia a Firenze: dagli antichi orti alla città giardino ottocentesca, Firenze, Edifir, 2020, pp. 53-54. |
Documentazione fotografica |
Archivi Alinari, Firenze: ARC-F-006411-0000 (veduta dell'area del quartiere della Mattonaia con i lotti di terreno e lo stabile già edificato, 1865 ca.). |
Risorse in rete |
Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Via della Mattonaia su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL). |
Codice SBAPSAE |
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ID univoco regionale |
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Data creazione |
26/01/2019 |
Data ultima modifica |
19/09/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
26/01/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
Campo in corso di revisione. |
Localizzazione |
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