Quartiere |
Santa Croce |
Ubicazione |
Via dei Calzaiuoli 56r |
Denominazione |
Palazzo del bazar Buonaiuti |
Altre denominazioni |
Grande Emporio Duilio, Duilio 48, Coin |
Affacci |
via dei Tavolini 8, con accessi da via del Corso e da via de' Cerchi |
Proprietà |
Bonaiuti (Buonaiuti), Papalini. |
Architetti - Ingegneri |
Buonaiuti Telemaco, Sacchi Bruno. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Nessun dato rilevato. |
Note storiche |
Era in quest'area, in antico, l'albergo delle Bertucce. L'attuale grande edificio fu edificato nell'anno 1834 su disegno dell'architetto Telemaco Buonaiuti e a spese di suo padre, Carlo Buonaiuti, come galleria commerciale coperta con la denominazione di Bazar Buonaiuti. Una accurata descrizione della sua configurazione alla metà dell'Ottocento, da poco inaugurato l'esercizio, è nella guida di Firenze del 1845 e ancora in quella del 1850, a documentare (visto lo spazio concessole), la sua rappresentatività nell'ambito delle architetture del tempo e l'eccezionalità della tipologia, prima nel novero di quelle gallerie commerciali che segneranno con la loro presenza le capitali europee nella seconda metà del secolo: "L'ingresso principale corrisponde nella detta via dei Calzaiuoli; l'adornano due colonne d'ordine ionico che sorgono presso gli stipiti a sostenere due grifi; è munito di un cancello d'ottone; in luogo di architrave avvi un grand'arco. Si entra quindi in un gran piazzale coperto di cristalli, con due ordini di botteghe destinate alla vendita di oggetti diversi. Questo locale ha due altri ingressi uno grande dalla parte di via de' Contenti (attuale via de' Cerchi), e l'altro piccolo dalla parte di via del Corso. Nel piazzale si elevano due scale, le quali si ritorcono a forma di ferro di cavallo, comprendendo nella curva due sfingi erette sopra imbasamenti ovali. Da queste scale si sale ad una terrazza che ricorre i tre lati del perimetro e che in tutto il suo contorno munita da una parte, come le scale, di ringhiera d'ottone, viene dall'altra su ciascun de' tre lati da nuovi ordini di botteghe recinta. Una pittura alla Raffaella adorna il sodo sul grand'arco che corrisponde sul piazzale e rappresenta l'Emblema Toscano in mezzo ai geni della Pace, del Commercio, e delle Arti" (Firenze 1850). Nei primi decenni di attività le botteghe ospitate nel bazar superavano la trentina e vi si potevano trovare "generi di chincaglieria, di cartoleria, di tappezzeria, di mobilia: libri e profumi, cuffie e cappellini da donna, paletots e valigie, gingilli di ogni genere e per ogni età" (Montazio 1846). Passato di proprietà ai fratelli Papalini, l'esercizio fu riaperto sempre con le stesse finalità commerciali nel 1887, con la denominazione di Grande Emporio Duilio e, dopo altri passaggi di proprietà e vari e importanti lavori di ampliamento nel 1907, come Duilio 48. Attivo e ben noto per quasi tutto il Novecento, venne rilevato dal gruppo Coin nel 1988, che si fece promotore di importanti opere di riorganizzazione degli spazi interni su progetto dell'architetto Bruno Sacchi e Associati, in parte recuperando gli ambienti già propri del Bazar Buonaiuti, ad esempio ricostruendo la copertura in vetro e ferro del "piazzale coperto", chiusa da un controsoffitto nel periodo della gestione dei magazzini Duilio 48 (cantiere chiuso nel 1992). Esternamente il palazzo si presenta con un fronte principale organizzato su cinque piani per sette assi, caratterizzato da un misurato stile neocinquecentesco non immune da memorie neoclassiche. Il piano terreno è segnato dalla successione ininterrotta di grandi arcate sfruttate come vetrine delle varie attività commerciali presenti. All'estremità sinistra è una memoria (già trascritta da Francesco Bigazzi) che ricorda come nel 1768 fosse stata ridotta all'uso secolare l'antica chiesa di San Bartolomeo che qui sorgeva. L'accesso da via del Corso consente di osservare alcuni peducci e due possenti pilastri con capitelli a foglie d'acqua, databili tra il 1415 e il 1450, a ricordare le antiche preesistenze e il palazzo di Apollonio Lapi che qui sorgeva. Si veda anche alla scheda relativa a via de' Tavolini 8. |
Bibliografia
dettaglio |
Fantozzi 1842, p. 313, n. 98; Fantozzi 1843, p. 114, n. 255; Firenze 1845, pp. 218-223; Formigli 1849, p. 292; Firenze 1850, pp. 185-186; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 113; Bigazzi 1886, p. 206; Illustratore fiorentino (1913) 1912, p. 133; Fanelli 1973, I, pp. 411-412; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 173; Cresti-Zangheri 1978, p. 39; Cozzi 1992, p. 169; Bertocci 1998, p. 79, n. 7; Cesati 2005, I, p. 59; Insabato-Ghelli 2007, p. 66; Invernizi 2007, I, p. 85, n. 64; Paolini 2009, pp. 103-105, n. 115. |
Approfondimenti |
Nuova guida della città e contorni di Firenze, Firenze, Editore Gaspero Ricci, 1845, pp. 218-223; Enrico Montazio, Fisiologia delle strade di Firenze o Firenze e i suoi abitanti. Fisiologia di via Calzaioli, Tipi di Giuseppe Mariani, Firenze, 1846, pp. 53-56 (il Bazar Bonaiuti); Corinna Vasic Vatovec, L'ampliamento di via Calzaiuoli: i progetti e i protagonisti dal periodo napoleonico alla Restaurazione, in "Storia dell'Urbanistica. Toscana", 1987, 1, pp. 66-89; C. Lancia, Restituito a Firenze il bazar Bonajuti, in "Il Nuovo Corriere dei Costruttori", LXIX, 1990, 48, p. 23. |
Documentazione fotografica |
Nessun dato rilevato. |
Risorse in rete |
Nessun dato rilevato. |
Codice SBAPSAE |
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ID univoco regionale |
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Data creazione |
15/08/2008 |
Data ultima modifica |
25/09/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
03/01/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
lapide. |
Localizzazione |
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