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Quartiere Santo Spirito
Ubicazione Via Maggio 13
Denominazione Palazzo Ridolfi Zanchini
Altre denominazioni Palazzo Zanchini Corbinelli
Affacci via Sguazza
Proprietà Corbinelli, Sangalletti, Zanchini da Castiglionchio, Briganti, Ridolfi, Ridolfi del Panta.
Architetti - Ingegneri Santi di Tito, Dosio Giovanni Antonio, Baccio d'Agnolo (Bartolomeo Baglioni, d.).
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Carocci Alberto.
Note storiche L'attuale edificio fu costruito su due antiche case di proprietà dei Corbinelli, riunite in data imprecisata e ancora registrate come tali nelle decime granducali dell'anno 1561. I dati del censimento ordinato dal duca Cosimo I dieci anni prima ci dicono tra l'altro della consistenza numerica delle famiglie che vi risiedevano: quella di Bernardo di Raffaello Corbinelli formata da due maschi, un servitore e due serve; quella di Francesco di Pio Battista Corbinelli con tre maschi, due femmine, tre servitori e due serve; l'ultima di Silvestro di Andrea Corbinelli con un maschio, due femmine, un servitore e una serva. L'intera proprietà passò dopo il 1561 ai Sangalletti e quindi fu comprata nel 1583 dagli Zanchini da Castiglionchio. Questi, grazie alle notevoli disponibilità economiche, intervennero sull'edificio con imponenti opere, trasformandolo nell'attuale palazzo. Nella seconda metà del Settecento questo fu ridotto a locanda fino a che, dopo altri passaggi di proprietà (negli anni di Federico Fantozzi apparteneva ai Briganti), nel 1843 il marchese Cosimo Ridolfi, già proprietario del palazzo contiguo (si veda al numero civico 15), lo acquistò per ampliare gli spazi della sua residenza e renderla più consona all'importanza della casata. Al di là degli interventi succedutisi nel tempo, il palazzo si mostra ancora essenzialmente nelle forme assunte alla fine del Cinquecento, quando il senatore Giovan Battista Zanchini ne promosse, come accennavamo, la ricostruzione, affidandosi presumibilmente all'architetto Santi di Tito, indicato come autore della fabbrica dallo stesso Filippo Baldinucci (ma si vedano le recenti e motivate ipotesi avanzate da Emanuele Barletti che ricondurrebbero il progetto a Giovanni Antonio Dosio). Il prospetto è organizzato su tre alti piani per sei assi, il che comporta un decentramento del portone al quarto asse. Bugne a rilievo incorniciano sia il portone sia le finestre ad arco del piano nobile, mentre all'ultimo piano le bozze sono a filo dell'intonaco. Tutte le finestre sono state parzialmente tamponate per ottenere più modeste bucature rettangolari. Il canto di via Sguazza è segnato da bozze poste a pettine e reca, poco al disotto del ricorso dell'ultimo piano, l'arme degli Zanchini da Castiglionchio (d'argento, a quattro catene d'azzurro moventi dai quattro angoli dello scudo e riunite in cuore per un anello dello stesso). Oltrepassando il portone, "al piano terreno numerose porte architravate mostrano una cartella lineare in rilievo con il nome del committente, e all'interno si apre un elegante cortile. Le sue forme classiche potrebbero anche riferirsi ai tempi dei Corbinelli, ma è più probabile che il cortile sia stato disegnato dallo stesso Santi di Tito, desideroso di attenersi alla tradizione rinascimentale. Il grande porticato che lo fiancheggia su due lati ripete un motivo che si riscontra in altri cortili precedenti, come per esempio nei palazzi Salviati e Ginori. Cioè il porticato vicino all'androne di ingresso è coperto con volte a crociera, mentre l'altro del lato opposto è generalmente più profondo, e si conclude su una volta a botte su lunette" (Ginori Lisci 1972). Oltre il lato più interno si apre una seconda corte con un arco cieco in pietra, che forma la sagoma di una serliana. In buona sostanza (a spiegare anche l'ipotesi a suo tempo avanzata che il cortile inglobi più antiche preesistenze) si tratta di un esempio emblematico di quella ripresa di rigore classicista tra a fine del Cinquecento e i primi del Seicento che, cancellando le sperimentazioni proprie dell'età della Maniera, si ricollega a una misura più strettamente rinascimentale, ricongiungendosi alla lezione data, ad esempio, da Baccio d'Agnolo. Negli interni si segnala un bel lavabo con l'arme dei Corbinelli e l'episodio notevolissimo della cappella affrescata, restaurata nel 2006 dall'Istituto per l'Arte e il Restauro Palazzo Spinelli che qui ha parte dei suoi laboratori e corsi. Per quanto riguarda le vicende conservative del Novecento si segnala il restauro della facciata nell'estate del 1909, con ampio uso di pietra artificiale e, nel 1933, del cortile (Limburger-Fossi 1968). Al 1982 risale il rifacimento degli intonaci su via Sguazza e al 1997 un ulteriore restauro del fronte principale. In un appartamento del palazzo abitò dal 1935 lo scrittore e giornalista Alberto Carocci (Cecconi 2009). Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, p. 173; Del Bruno 1757, p. 148; Cambiagi 1765, p. 235; Cambiagi 1771, p. 246; Fantozzi 1843, p. 250, n. 622; Baldinucci-Ranalli 1845-1847, II, 1846, p. 545; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 327; Stegmann-Geymüller 1885-1908, X, pp. 1, 4, 8; Elenco 1902, p. 256; Ross 1905, p. 271; Limburger 1910, n. 725; Garneri 1924, p. 306, n. LV; Bertarelli 1937, p. 290; Allodoli-Jahn Rusconi 1950, p. 189; Limburger-Fossi 1968, n. 725; Bucci-Bencini 1971-1973, IV, 1973, pp. 95-98; Ginori Lisci 1972, II, pp. 719-722; Firenze 1974, p. 318; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, pp. 184-185; Vannucci 1995, pp. 334-335; Cesati 2005, I, p. 364; Firenze 2005, p. 450; Cecconi 2009, p. 65.
Approfondimenti Renzo Chiarelli, Contributi a Santi di Tito architetto, in "Rivista d'Arte", XXI, 1939, pp. 126-155; Donatella Pegazzano, Il Giasone di palazzo Zanchini, Firenze, Giunti, 2002; Fabrizio Iacopini, Alessandro Nesi, Eleonora Pecchioli, La cappella di palazzo Ridolfi Zanchini, e altri cantieri di restauro, Firenze, Paideia Edizioni, 2007; Emanuele Barletti, Palazzo Zanchini-Ridolfi, in Giovan Antonio Dosio da San Gimignano architetto e scultor fiorentino tra Roma, Firenze e Napoli, a cura di Emanuele Barletti, Firenze, Edifir, 2011, pp. 594-607; Martin Hirschboek, Florentinische Palastkapellen unter den ersten Medici-Herzögen (1537-1609): verborgene Orte frommer Selbstdarstellung und konfessioneller Identität, Berlin, Dt. Kunstverl., 2011; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 473-474.
Documentazione fotografica Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0033595 (veduta d'insieme del cortile). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 54152, 54153, 54154, 54155 (vedute di porzioni del prospetto, 1970), 54156 (particolare con lo stemma angolare, 1970); 54441, 54442, 54443 (vedute del cortile, 1970); 119335, 119336, 119337, 119338, 119339, 119340, 119341, 119342, 119343, 119344 (vedute degli spazi interni con riferimento agli elementi architettonici e agli affreschi della cappella, 1982).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Zanchini-Corbinelli su Wikipedia.
Codice SBAPSAE FI0185
ID univoco regionale 90480170252
Data creazione 15/08/2008
Data ultima modifica 06/10/2021
Data ultimo sopralluogo 17/09/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags Campo in corso di revisione.
Localizzazione
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