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Quartiere Santo Spirito (San Niccolò)
Ubicazione Piazza de' Mozzi 2
Denominazione Palazzo Mozzi
Altre denominazioni Torre de' Mozzi, palazzi de' Mozzi, palazzo Mozzi Bardini
Affacci via San Niccolò 123, via de' Bardi
Proprietà Mozzi, Bardi, Nasi, Mozzi, Carolath von Beuthen, Bardini, demanio dello Stato (bene in uso alla P.A. Centrale).
Architetti - Ingegneri Paoletti Gasparo Maria, Facchinetti Fiorella, Nannetti Gabriele.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Bardini Stefano.
Note storiche L'estesa fabbrica, risultato dell'unione di più case e torri medioevali, fu fin dalle origini della ricca e potente famiglia dei Mozzi, tesorieri dei pontefici per più generazioni e quindi, nel periodo della cattività Avignonese (1309-1411), punto di riferimento in città per i prelati romani. In ragione di questo ruolo il palazzo ospitò tra Duecento e Trecento personaggi famosi e potenti: papa Gregorio X nel 1273 in occasione della pace tra Guelfi e Ghibellini, il fratello di re Roberto d'Angiò nel 1314, Gualtieri di Brienne duca di Atene nel 1326 e altri. Dopo un periodo di disavventure finanziarie che portò i Mozzi a dover alienare queste loro case ai primi del Quattrocento (quando furono tra gli altri dei Bardi e dei Nasi), la famiglia tornò in possesso della proprietà nel 1551 e la incrementò con l'acquisto di tutto il terreno che sale sulla collina fino alla porta di San Giorgio (si veda a via de' Bardi 1r). Tra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento il palazzo subì "profondi restauri" (Mario Bucci 1973) su progetto di Gasparo Maria Paoletti: di questo periodo sono le pitture murali recentemente recuperate nella sala madornale del primo piano, datate 1778. All'estinzione della famiglia, oramai in abbandono per un ulteriore rovescio delle fortune economiche dei proprietari, il tutto fu acquistato dalla principessa Vanda Carolath von Beuthen (1880) e quindi, nel 1913, dal collezionista e antiquario Stefano Bardini, che lo adibì a deposito delle molte opere d'arte in attesa di essere commercializzate e al tempo stesso a galleria d'esposizione, creando con l'altro palazzo Bardini che prospetta sulla piazza al n. 1, un insieme oltremodo suggestivo, con architetture che esemplificavano sia la tradizione medioevale sia quella rinascimentale. Altri spazi vennero adibiti a laboratori per il restauro e la ricomposizione delle opere. Alla sua morte, nel 1922, l'antiquario indicò nel figlio Ugo l'erede e tuttavia stabilì che dopo di lui i possessi e le collezioni fossero devolute a istituzioni culturali. Per quanto riguarda nello specifico palazzo Mozzi, la ricchezza delle opere d'arte conservate fecero tuttavia sperare nell'immediata apertura di un nuovo museo, così come auspicava nella sua guida del 1924 Augusto Garneri: "auguriamoci che non ci voglia una ventina d'anni per aprirlo al pubblico". In realtà il palazzo rimase per lungo tempo in abbandono per una lunga controversia ereditaria, fino a che fu acquisito dallo Stato nel 1996. Per quanto riguarda la fabbrica, questa denota i caratteri propri dell'architettura duecentesca (si tende a datare la costruzione originaria tra il 1266 e il 1273), alla quale si è voluta riportare nel corso dell'Ottocento e del primo Novecento con una serie di interventi che, sul fronte, hanno eliminato quanto vi era di non consono all'immagine di una struttura medioevale. Così, ad esempio, al tempo della proprietà Carolath von Beuthen, furono tolte le grandi finestre inginocchiate che erano andate a segnare il piano terreno tra Cinquecento e Seicento, così come tutti "i barocchi deturpamenti", avendo gli interventi come dichiarato intendimento - a dispetto di quanto il tempo e la storia avevano prodotto - quello di riportare "al suo pristino splendore il severo e turrito palagio che sorge a guardia dell'antico Ponte alle Grazie" (Arte e Storia, 1883). A questo periodo risale anche l'eliminazione del coronamento a merli guelfi della torre, segnalato dalle guide fino al 1850. Oggi il palazzo si mostra quale straordinaria quinta della piazza intitolata ai Mozzi, con una severa e lunga facciata a piccole bozze squadrate, interrotta al centro dall'alta torre merlata e segnata al piano terreno dalla successione ininterrotta dei fornici, con tettoie aggettanti che profilano le masse articolate e asimmetriche, come si conviene all'immagine che del Medioevo si è avuta tra Otto e Novecento. Al centro è un grande scudo con l'arme dei Mozzi (di rosso, alla croce di Tolosa d'oro). Nonostante il fronte sia stato negli ultimi anni perfettamente godibile nella sua monumentalità (e oltre le finestre si siano potuti apprezzare scorci di soffitti e pareti affrescate nel Settecento), solo recentemente si è portato a fine un complesso intervento di restauro degli spazi interni, condotto dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici su progetto e direzione dei lavori dell'architetto Fiorella Facchinetti e quindi dell'architetto Gabriele Nannetti. Nei primi mesi del 2020, in ragione della chiusura del cantiere, il complesso è diventato sede del Segretariato Regionale per la Toscana e del Polo Museale della Toscana del MiBACT. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1912.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, p. 279; Del Bruno 1757, p. 127; Cambiagi 1765, pp. 197-198; Cambiagi 1771, p. 210; Cambiagi 1781, p. 194; Lastri 1821, VIII, pp. 54-55; Firenze 1828, p. 217; Fantozzi 1842, pp. 598-600, n. 312; Fantozzi 1843, p. 229, n. 568; Firenze 1845, p. 255; Formigli 1849, p. 220; Firenze 1850, p. 547; Burci 1875, p. 193; Carocci 1897, p. 139; Elenco 1902, p. 255; Limburger 1910, n. 485; Illustratore fiorentino (1911) 1910, p. 115; Bertarelli 1922, p. 174; Garneri 1924, pp. 285-286, n. XXXVI; Bertarelli 1937, p. 296; Limburger-Fossi 1968, n. 485; Bucci-Bencini 1971-1973, IV, 1973, pp. 61-65; Borsook 1972, p. 141; Ginori Lisci 1972, II, pp. 683-688; Firenze 1974, pp. 355, 358; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, pp. 305-306; Cazzato-De Vico Fallani 1981, p. 54; Dezzi Bardeschi 1981, pp. 81, 84; Maffei 1990, pp. 41-44; Stefano Bertocci in Firenze 1992, p. 45, n. 24; Macci-Orgera 1994, pp. 184-185; Vannucci 1995, pp. 237-241; Zucconi 1995, p. 37, n. 30; Mercanti-Straffi 2003, pp. 130-131; Cesati 2005, II, p. 610; Firenze 2005, p. 439; Paolini (Poggi) 2010, pp. 41-44, n. 22; Zoppi 2019, pp. 16-17.
Approfondimenti Marco Lastri, Palazzo de' Mozzi, loro antico commercio, e personaggi distinti, che v'alloggiarono, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, XV, pp. 3-16; Restauri al palazzo Mozzi, in "Arte e Storia", II, 1883, 26, p. 208; Galleria di Palazzo Mozzi-Bardini. I tesori di un antiquario, catalogo della mostra (Firenze 1998-1999), Livorno, Sillabe, 1998; Fiorella Facchinetti, Le strutture lignee del complesso monumentale Mozzi Bardini a Firenze: restauro e recupero per una funzione pubblica, in Plastici di strutture di legno antiche, catalogo della mostra a cura di Gennaro Tampone, Firenze, 1999, pp. 44-46; Valerie Niemeyer Chini, Stefano Bardini e Wilhelm Bode: mercanti e connaisseur fra Ottocento e Novecento, Firenze, Edizioni Polistampa, 2009; Mugelli Costruzioni 1913-2013. Un secolo di cantieri e restauri edili, Firenze, Tipografia San Marco, 2013, p. 198 (regesto dei lavori); Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 481-483.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: ACA-F-055798-0000 (veduta del prospetto di palazzo Mozzi inquadrato da piazza de' Mozzi, 1963). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0034557, 0149135 (vedute del prospetto di palazzo Mozzi inquadrato da piazza de' Mozzi, 1963). Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 6489, 6490 (veduta del prospetto del palazzo in forte scorcio, inquadrato da via San Niccolò, 1930 ca.). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 131007, 131008, 131009, 131010 (particolari della torre del palazzo Mozzi, 1984); 131020, 131021, 131022, 131023, 131024, 131025, 131026, 131027, 131028 (vedute degli interni di palazzo Mozzi, 1984); 131411, 131412, 131413, 131414, 131415, 131416 (vedute degli interni di palazzo Mozzi, 1984); 131446, 131447, 131448, 131449, 131450, 131451 (documentazione relativa al restauro della copertura della torre di palazzo Mozzi, 1984); 145711, 145712 (veduta d'insieme e particolare del prospetto del complesso Bardini su via de' Bardi, 1987); 145713, 145714, 145715, 145716 (vedute dei cortili interni del complesso, 1987); 145717, 145718, 145719, 145720, 145721, 145722, 145723, 145724, 145725, 145726, 145727, 145728, 145729, 145730, 145731, 145732, 145733, 145734, 145735, 145736, 145737 (vedute degli spazi interni del complesso Bardini con riferimento ai soffitti dipinti e decorati, 1987); 151804 (veduta del prospetto di palazzo Mozzi inquadrato da piazza de' Mozzi, 1988); 156866 (veduta dell'altana del palazzo, 1990); 156867, 156868, 156869 (vedute di spazi interni, 1990); 156870, 156871 (vedute d'insieme dell'altana del palazzo, 1990); 156873, 156874, 156875, 156876, 156877, 156880, 156881, 156882, 156883, 156884, 156885, 156886, 156888 (documentazione relativa a lesioni e a danni provocati da umidità negli spazi interni di palazzo Mozzi, 1990); 158900, 158901, 158902, 158903, 158904 (documentazione relativa ai danni provocati al giardino dal fortunale del 18 luglio, 1990); 162226, 162227, 162228, 162229, 162230, 162231, 162232, 162233, 162234 (documentazione relativa allo stato di conservazione del giardino e dell'abitazione del custode, 1991); 197508, 197509, 197510, 197511, 197512, 197513, 197514, 197515, 197516, 197517, 197518, 197519 (documentazione relativa allo stato di conservazione delle statue e degli arredi lapidei del giardino, 1998); 198502, 198503, 198504, 198505 (documentazione relativa al ritrovamento di decorazioni parietali due trecentesche sotto al piano di un pavimento di palazzo Bardini durante il cantiere di restauro, 1998); 198506, 198507, 198508, 198512, 198590, 198709, 198710, 198711, 198712, 198713, 198714, 198715, 198716, 198717, 198718, 198719, 199546, 199547, 199548, 199549, 199550 (documentazione relativa al ritrovamento e al restauro di affreschi settecenteschi nella sala grande di palazzo Mozzi, 1998); 199544, 199551, 199552 (documentazione relativa al ritrovamento delle decorazioni parietali sotto al piano del pavimento, 1998); 200949, 200951, 200952, 200953, 200954, 200957, 200958, 200959, 200960, 200961, 200962, 200963 (documentazione relativa ai ritrovamenti di pitture murali sotto lo scialbo, 1999).
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo dei Mozzi su Wikipedia, e dal sito della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron.
Codice SBAPSAE FI5034
ID univoco regionale 90480170617
Data creazione 23/10/2008
Data ultima modifica 21/11/2020
Data ultimo sopralluogo 21/04/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags torre, museo, stemma familiare.
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