Home Il progetto Ricerca nel Repertorio Piante e Vedute Temi e Itinerari Indici Link Crediti Contatti
Ricerca nel Repertorio
Denominazione Modulo di ricerca
Ubicazione
Proprietà
Architetti - Ingegneri
Pittori - Scultori - Decoratori
Uomini illustri
Testo
Per ottimizzare la ricerca è consigliabile digitare una sola parola chiave per campo (es.: Bardi, anziché via de’ Bardi).
Per ulteriori suggerimenti si veda a:


Struttura della banca dati
 
Scheda Palazzo Mondragone Torna ai risultati della ricerca
Versione stampabile della scheda
Quartiere Santa Maria Novella
Ubicazione Via dei Banchi 6
Denominazione Palazzo Mondragone
Altre denominazioni Palazzo Ricasoli di Meleto, palazzo Ambron, palazzo Peyron
Affacci via del Giglio 4r- 6r- 8r
Proprietà Tornabuoni, Carnesecchi, Cini, Ricasoli, Arazzola di Mondragone, Carnesecchi, Ricasoli, Del Vernaccia, Ambron, Curiel, Pio di Savoia, Drutskoj, Peyron.
Architetti - Ingegneri Ammannati Bartolomeo.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Drutskoj Lidia.
Note storiche Dove è l'edificio erano in antico alcune case di proprietà dei Tornabuoni, vendute nel 1482 ai Carnesecchi e quindi passate ai Cini, che le incorporarono in un unico fabbricato. Nel 1561 il palazzo era in parte impegnato a favore di Filippo Ricasoli, e vi stava a pigione lo spagnolo don Fabio d'Arazzola marchese di Mondragone e confidente di Francesco I de' Medici. Quest'ultimo acquistò la casa e ne fece dono al Mondragone che, nel febbraio del 1568 (come annotato nel Diario di Agostino Lapini), iniziò la riconfigurazione della fabbrica essenzialmente nelle forme che ancora oggi si possono apprezzare all'esterno, con la direzione dei lavori affidata a Bartolomeo Ammannati e la chiusura del cantiere attorno al 1570. E' da precisare come l'attribuzione all'Ammannati non sia confermata da riscontri documentari ma sostenuta da varie testimonianze antiche, tra cui quella di Filippo Baldinucci, al quale è da affiancare Ferdinando Ruggieri con i suoi rilievi settecenteschi di un palazzo "del Cavalier Vernaccia", a lungo ritenuto erroneamente documentare una prima versione della residenza dei Caccini in borgo Pinti e che invece offre un puntuale disegno del portale e delle finestre del nostro, al tempo del Ruggieri ugualmente di proprietà dei Del Vernaccia (comunicazione di Andrea Papi che qui si ringrazia). Con questi lavori tardo cinquecenteschi il palazzo andò definitivamente a inglobare "alcune vestigia dell'antico cerchio della città nostra" (Baldinucci). Poco dopo (1575), come annota sempre Lapini nel suo Diario, il Mondragone "cadde in disgrazia del Principe e si ebbe andar con Dio, e vendette il detto bel casamento a Zanobi Carnesecchi per 7000 ducati e detto Zanobi se lo possiede e se lo gode". Successivamente, come accennato, la fabbrica pervenne ai Del Vernaccia che attorno al attorno al 1702 promossero interventi di ampliamento e ammodernamento (si veda al proposito alla loggia Peyron di via Panzani). Così Mazzino Fossi nel 1968 ricostruiva la storia dell'edificio: "Il palazzo è una ricostruzione iniziata nel 1568 da Bartolomeo Ammannati per don Fabio Arazzola di Mondragone. Lo stemma Ricasoli sulla facciata ricorda la famiglia che vendette l'edificio al Mondragone nel 1567. E' un'opera caratteristica dell'architettura civile dell'Ammannati, da porsi vicina alle contemporanee costruite per il Montalvo e per il Firenzuola (palazzo Giugni di via degli Alfani). Il palazzo ha subito modifiche interne prima del XIX secolo, quando fu arrovesciata la scala principale per liberare completamente il piano terreno adibito ad attività commerciali (già prima del 1731 il palazzo era stato ampliato fino ad affacciarsi sulla via Panzani come documenta la pianta di Firenze di Ferdinando Ruggieri), poi, intorno al 1959 quando fu adibito tutto il piano terra a grande magazzino: quivi, dove in origine era un giardino fino alla via Panzani (già abolito nel XIX secolo) si conservano ancora alcuni ambienti originali e il loggiato a a pilastri. Nel 1907 fu restaurata la facciata. Nel 1926 fu costruita una piccola finestra fra la seconda e la terza del primo piano sulla facciata di via del Giglio. Nel 1954 si restaurò la facciata". Per quanto riguarda le vicende ottocentesche del palazzo (taciute da Mazzino Fossi e dagli altri testi consultati), Felicita Audisio (che qui si ringrazia e per le cui ricerche si rimanda alla bibliografia di approfondimento), mi segnala diversi documenti che informano di come il palazzo, oramai pervenuto agli Ambron, fosse stato acquistato dai banchieri ebrei Curiel nel 1820, non è chiaro se già diviso in più proprietà. Certo è che il piano nobile e gli appartamenti di rappresentanza, successivamente di proprietà dei principi Pio di Savoia, furono acquistati nel 1862 da Lidia Zakrevskij, moglie illegittima del principe Dmitrij Drutskoj, che qui risiedette fino al 1882. A questo periodo risalgono vari interventi al complesso, come risulta da una diffida presentata da Memo Curiel (che quindi continuava a mantenere parte della proprietà) contro i Drutskoj, per lavori effettuati nel cortile del "proprio palazzo costruito dall'architetto Ammannati". La facciata su via dei Banchi, organizzata su tre piani per cinque assi, si caratterizza per il portone e le finestre tutte incorniciate da bugnato secondo modi tipici del tardo Cinquecento. Per quanto concerne il fronte su via Panzani si veda a questa via (loggia Peyron). La stretta facciata posta in angolo (canto de' Cini e quindi canto a Mondragone) è dominata, in alto, dal monumentale stemma dei Ricasoli da Meleto (fasciato di sei pezzi d'oro e di rosso, al leone attraversante d'azzurro), andato a sostituire il precedente dei marchesi di Mondragone. Le facciate sono state oggetto di rifacimento degli intonaci, restauro degli elementi lapidei e nuova tinteggiatura nel 2014. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1934.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, p. 214; Ruggieri 1722-1728, II, 1724, tavv. 61-65; Del Bruno 1757, p. 80; Cambiagi 1771, p. 138; Cambiagi 1781, p. 132; Thouar 1841, p. 371; Fantozzi 1842, p. 502; Fantozzi 1843, p. 43, n. 64; Firenze 1845, p. 121; Baldinucci-Ranalli 1845-1847, II, 1846, pp. 358, 494-495; Formigli 1849, pp. 111-112; Firenze 1850, pp. 122-123; Elenco 1902, p. 255; Illustratore fiorentino (1906) 1905, p. 162; Illustratore fiorentino (1908) 1907, pp. 61-62; Limburger 1910, n. 479; Garneri 1924, p. 87, n. III; Limburger-Fossi 1968, n. 479; Palazzi 1972, p. 173, n. 320; Firenze 1974, p. 266; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 92; Ciabani 1984, pp.114-117; Cesati 2005, I, p. 49; Firenze 2005, p. 302.
Approfondimenti Marco Lastri, Casa del Mondragone, e amori di Francesco I con la Bianca Cappello, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, IV, pp. 31-41; Palazzo Mondragone, in Mazzino Fossi, Bartolomeo Ammannati architetto, Cava dei Tirreni, Morano, 1967, pp. 81-87; I Drutskoj in Italia. Dal 1860 al 1940, a cura di Felicita Audisio, Firenze, Le Lettere, 2009; Luca Trabalzini, Palazzo Mondragone. Bartolomeo Ammannati, in Ammannati e Vasari per la città dei Medici, a cura di Cristina Acidini e Giacomo Pirazzoli, Firenze, Polistampa, 2011, pp. 213-214; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, p. 94.
Documentazione fotografica Archivio fotografico SBAP: 20289, 20290 (due vedute dello sprone tra via del Giglio e via dei Banchi, 1959); 27508, 27509 due vedute dello sprone tra via del Giglio e via dei Banchi, 1964); 27510 (veduta in scorcio del prospetto principale, 1964).
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Mondragone su Wikipedia.
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 14/11/2008
Data ultima modifica 17/05/2020
Data ultimo sopralluogo 19/01/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags stemma familiare, comunità straniera (russo).
Localizzazione
Contatti note tecniche e legali
 
Copyright © 2011 - 2021 Palazzo Spinelli - Associazione No Profit
Copyright © 2011 - 2021 Claudio Paolini