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Quartiere San Giovanni
Ubicazione Via San Gallo 74
Denominazione Palazzo Pandolfini
Altre denominazioni Palazzo del vescovo di Troia, palazzo Nencini
Affacci via Salvestrina, via Camillo Cavour 79
Proprietà Pandolfini, Ridolfi, Pandolfini, Nencini (Bencini), Pandolfini.
Architetti - Ingegneri Raffaello Sanzio, da Sangallo Giovanni Francesco, da Sangallo Bastiano (Aristotile), Tosetti Vieri, Gurrieri Francesco, De Vita Maurizio.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche Il palazzo risulta costruito, su disegno di Raffaello Sanzio, da Giovanni Francesco e Aristotile da Sangallo a partire dal 1516, per volere di Giannozzo Pandolfini, vescovo di Troia, su terreni già dei frati del convento di Montesenario. Nel 1520 Giannozzo provvide al totale affrancamento dei beni dal convento, acquistando parallelamente un'altra casa adiacente e ottenendo il patronato della chiesa di San Silvestro, che di fatto verrà inglobata nelle strutture del palazzo diventando cappella privata. Pur con alcuni rallentamenti il cantiere risulta attivo fino al 1532, quando, oramai morto da sette anni Giannozzo e passata la proprietà a Ferrante, il palazzo fu compiuto anche nella parte superiore sinistra della facciata (ancora assente nel 1530), e quindi arricchito della grande scritta dedicatoria. Nel suo insieme la fabbrica rappresenta un caso isolato nella storia dell'architettura fiorentina, legata com'è alla maniera romana e quindi distante dalla tradizione locale. Si deve inoltre tener presente, a meglio comprendere il carattere dell'edificio, come questo al tempo si andasse a collocare in una zona periferica della città, e assumesse più il carattere di casino, cioè più di villa extraurbana che non di palazzo di città. "La rara nobiltà delle linee e delle proporzioni conferisce al piccolo edificio un'armonia ed una dignità architettonica tali, da farlo considerare come uno dei più perfetti esemplari del primo periodo del Rinascimento romano" (Chierici 1954). La facciata su via Salvestrina, probabilmente la prima ad essere terminata e databile forse precedentemente al 1520, in origine presentava (come documentato dalle indagini termografiche svolte nel 1984) cinque o sei finestre crociate fra cui le tre attuali. Per quanto riguarda l'edificio nel suo insieme, "il corpo di fabbrica, formante angolo, è a due piani, con alterne finestre a timpano triangolare e curvo (quelle al piano superiore a balcone e fiancheggiate da semicolonne); robusta bugnatura angolare; poderoso cornicione a mensole sopra un'alta fascia con scritta a grandi lettere. Sulla destra, il severo portale a bugne fa parte di una costruzione a un solo piano e coronata da terrazza con balconcini: singolare costruzione architettonica, che non si sa se così concepita all'origine o, come più probabile, dovuta a un ripiego per l'interrotta costruzione di un organismo di maggiori dimensioni" (Firenze 1974). Fatto è che questa porzione, originariamente con un semplice muro di cinta come è proprio degli orti fiorentini, compare nelle forme attuali solo tardivamente (per la prima volta è documentata in una pianta del 1855), ed è quindi da ritenersi un completamento del corpo laterale contenente il grande portale bugnato originale, probabilmente databile al Settecento, come del resto conferma la diversa qualità e la lavorazione della pietra utilizzata. Per quanto concerne il corpo principale della fabbrica, fatti salvi alcuni interventi ottocenteschi volti al ripristino di elementi degradati, questo non ha subito sostanziali modifiche. Il giardino è invece documentato fino agli inizi dell'Ottocento nelle forme tipiche della tradizione italiana, articolato in due parti, una più piccola verso via San Gallo davanti al loggiato, l'altra, più grande, in angolo tra via Salvestrina e via Larga (ma su questo argomento si vedano le note di Angiolo Pucci redatte negli anni trenta del Novecento). A questo orto si sarebbe sostituito presumibilmente attorno al 1830-1840 un giardino all'inglese (la cui presenza è attestata per la prima volta in una pianta del 1876), arricchito nel 1853 da un giardino d'inverno addossato al muro di cinta di via Salvestrina. All'interno della lunga e complessa storia dell'edificio si segnala come questo abbia ospitato, negli anni di Firenze Capitale (1865-1871) e della proprietà Nencini, l'ambasciata del Brasile in Italia. Per quanto riguarda gli interventi di restauro si ricorda un cantiere tra il 1874 e il 1875 (peraltro segnalato da un'iscrizione sulla bozza di una terrazza), seguito da altri interventi di ripristino della gronda (1900) e della balaustrata (1925). Nel 1942, a seguito di ulteriori interventi di ripristino, fu demolito un torrino ottocentesco costruito sul tetto. Al 1956-1957 sono documentati lavori alla facciata condotti dalla ditta Vieri Tosetti, ripresi e finiti nel 1965-1966. Il palazzo è stato poi oggetto di un ulteriore intervento di restauro alle facciate nel 1994-1996 su progetto dello studio di architettura Gurrieri Associati (direzione dei lavori dell'architetto Maurizio De Vita), finalizzato al rifacimento degli intonaci deteriorati e al consolidamento e alla reintegrazione degli elementi lapidei. L'intervento, premiato dalla Fondazione Giulio Marchi, è ampiamente documentato nei metodi e nei materiali impiegati nella pubblicazione edita dalla stessa Fondazione nel 1997. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1909.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, p. 7; Ruggieri 1722-1728, II, 1724, tavv. 73-75; Del Bruno 1757, p. 78; Cambiagi 1765, p. 121; Cambiagi 1771, p. 131; Cambiagi 1781, p. 126; Thouar 1841, p. 366; Fantozzi 1842, p. 445; Fantozzi 1843, p. 186, n. 443; Firenze 1845, pp. 34-35; Baldinucci-Ranalli 1845-1847, II, 1846, pp. 28, 542; IV, 1846, p. 422; Formigli 1849, p. 37; Firenze 1850, p. 261; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 205; Stegmann-Geymüller 1885-1908, VII, p. 1, tavv. 1-5 (Raffaello); Bigazzi 1886, pp. 246-247; Elenco 1902, p. 249; Ross 1905, p. 163; Limburger 1910, n. 535; Illustratore fiorentino (1915) 1914, pp. 17-21; Garneri 1924, p. 234, n. XXXVIIII; Chierici 1952-1957, II, 1954, pp. 152-153; Limburger-Fossi 1968, n. 535; Ginori Lisci 1972, I, pp. 507-512; Firenze 1974, p. 249; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, II, 1977, pp. 17-18; Cazzato-De Vico Fallani 1981, pp. 20-21; Ferruccio Canali in Firenze 1992, p. 102, n. 71; Zucconi 1995, p. 82, n. 107; Cesati 2005, II, p. 580; Firenze 2005, p. 323; Adsi 2009/2, pp. 37-39; Paolini-Vaccaro 2011, pp. 109-112, n. 43; Fantozzi Micali-Lolli 2016, p. 135; Zoppi 2019, pp. 90-91.
Approfondimenti Marco Lastri, Palazzo de' conti Pandolfini, e disciplina ecclesiastica del secolo XVI, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, II, pp. 146-147; Donato Cellesi, Sei fabbriche di Firenze disegnate e incise da Donato Cellesi, Firenze, 1851; Pietro Ruschi, Vicende costruttive del Palazzo Pandolfini nell'arco del Cinquecento, in Raffaello e l'architettura a Firenze nella prima metà del Cinquecento, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 11 gennaio-29 aprile 1984), Firenze, Sansoni, 1984, pp. 27-64; Christoph Luitpold Frommel, Palazzo Pandolfini, problemi di datazione e ricostruzione, in "Studi su Raffaello", I, a cura di Micaela Sambucco Hamoud, Maria Letizia Strocchi, 1987, pp. 197-204; Pietro Ruschi, Ancora su Palazzo Pandolfini, in "Studi su Raffaello", I, a cura di Micaela Sambucco Hamoud, Maria Letizia Strocchi, 1987, pp. 205-207; Catherine Duffault, Le motif du dauphin sur les chapiteaux renaissants à Florence, in "Historie de l'Art", 1988, 3, pp. 57-66; Maurizio De Vita, Palazzo Pandolfini, in Due restauri 1996, a cura di Patrizia Pietrogrande, Firenze, Fondazione Giulio Marchi, 1997, pp. 33-54; Anna Marsigli Mirabile, Palazzo Pandolfini, in "I Fochi della San Giovanni", XXVIII, 2002, 3, pp. 42-45; Nicola Pagliara, Palazzo Pandolfini, Raffaello e Giovan Francesco da Sangallo, in Per Franco Barbieri. Studi di storia dell'arte e dell'architettura, a cura di Elisa Avagnina e Guido Beltramini, Venezia, Marsilio, 2004, pp. 241-267; Pietro Ruschi, Un episodio architettonico a Firenze in età leonina: Raffaello e Palazzo Pandolfini, in Nello splendore mediceo: Papa Leone X e Firenze, catalogo della mostra (Firenze, Museo delle Cappelle Medicee e Casa Buonarroti, 26 marzo-6 ottobre 2013) a cura di Nicoletta Baldini e Monica Bietti, Livorno, Sillabe, 2013, pp. 286-291; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 256-258; I Pandolfini e il palazzo: l'impronta di Raffaello Architetto, a cura di Silvio Balloni, contributi di Domenico Savini, Francesca Carrara Screti, Francesca Parrini, Silvio Balloni, Firenze, Centro Di, 2020.
Documentazione fotografica Archivi Alinari, Firenze: RDC-F-000019-0000 (veduta del prospetto di scorcio su via San Gallo, 1860 circa); FCC-F-010455-0000 (veduta del prospetto di scorcio su via San Gallo, 1871); ACA-F-002888-0000 (veduta del prospetto di scorcio su via San Gallo, 1890 circa); ADA-F-040437-0000 (veduta del prospetto di scorcio su via San Gallo, 1940 circa); ADA-F-040438-0000 (particolare del prospetto su via San Gallo). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0129002 (veduta d'insieme di scorcio del prospetto su via San Gallo). Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 65108, 65109, 65110, 65111, 65112, 65113, 65114, 65115, 65116, 65117, 65118, 65119, 65120, 128244, 128245, 128246, 128247, 128248 (documentazione fotografica relativa al cantiere di restauro della ditta Vieri Tosetti del 1956-1957, 1957-1959). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 3162, 3163, 3164, 3165, 3166, 3167, 3168, 3169, 3170, 3171, 3172, 3173, 3174, 3175, 3176, 3177, 3178, 3179, 3180, 3180, 3180, 3180, 3180, 3185 (vedute d'insieme e particolari dei prospetti esterni dell'edificio con evidenziate le zone di degradazione della pietra e degli intonaci, 1940 circa); 90569, 90570, 90571, 90572, 90573, 90574, 90575, 90576, 90577, 90578, 90579, 90580, 90581, 90582, 90583, 90584, 90585 (vedute d'insieme e particolari dei prospetti esterni dell'edificio, 1978); 120631, 120632, 120633, 120634, 120635, 120636, 120637, 120638, 120639, 120640, 120641, 120642, 120643, 120644, 120645, 120646, 120647, 120648, 120649, 120650, 120651, 120652, 120653, 120654, 120655, 120656, 120657, 120658, 120659, 120660, 120661, 120662, 120663, 120664, 120665, 120666, 120667, 120668, 120669, 120670, 120671, 120672, 120673, 120674, 120675, 120676, 120677, 120678 (vedute degli spazi interni, 1983); 121030, 121031, 121032, 121033, 121034, 121035, 121036, 121037, 121038, 121039, 121040, 121041, 121042, 121043, 121044, 121045, 121046, 121047, 121048, 121049, 121050, 121051, 121052, 121053, 121054, 121055, 121056, 121057, 121058, 121059, 121060, 121061, 121062, 121063, 121064, 121065, 121066, 121067, 121068, 121069, 121070, 121071, 121072, 121073, 121074, 121075, 121076 (particolari degli elementi lapidei dei prospetti esterni e interni, 1983); 123876, 123877, 123878, 123879 (particolari degli elementi lapidei, 1983); 124377, 124378, 124379, 124380, 124381, 124382, 124383, 124384, 124385, 124386, 124387, 124388, 124389, 124390, 124391, 124392, 124393, 124394, 124395, 124396, 124397 (particolari degli affreschi del salotto del Vescovo, 1983); 125632, 125633 (vedute parziali del prospetto sul giardino, 1983); 125634, 125635, 125636, 125637, 125638 (particolari di finestre dei prospetti esterni, 1983); 128134, 128135 (particolari di finestre, 1983); 140193, 140194, 140195 (calco del portale, 1986); 168593, 168594, 168595, 168596, 168597, 168598, 168599, 168600, 168601, 168602, 168603, 168604, 168605, 168606, 168607, 168608, 168609, 168610, 168611, 168612, 168613, 168614, 168615, 168616, 168617, 168618, 168619, 168620, 168621, 168622, 168623, 16864, 168625 (vedute degli spazi interni, 1993).
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dal sito ufficiale di Palazzo Pandolfini e dalla voce Palazzo Pandolfini su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL).
Codice SBAPSAE FI1104
ID univoco regionale 999
Data creazione 14/11/2008
Data ultima modifica 05/10/2021
Data ultimo sopralluogo 23/04/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags giardino, iscrizione, legazione.
Localizzazione
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