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Scheda Palazzo Panciatichi Ximènes Torna ai risultati della ricerca
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Quartiere Santa Croce / San Giovanni
Ubicazione Borgo Pinti 68
Denominazione Palazzo Panciatichi Ximènes
Altre denominazioni Palazzo da Sangallo, palazzo Ximènes da Sangallo, palazzo Ruffo
Affacci via Giuseppe Giusti 5
Proprietà Giamberti da Sangallo, Ximènes, Panciatichi Ximènes, Rabitti San Giorgio, Arrigoni Degli Oddi, Ruffo di Calabria Becherucci.
Architetti - Ingegneri da Sangallo Giuliano (Giuliano Giamberti, d.), da Sangallo Antonio il Vecchio (Antonio Giamberti, d.), Silvani Gherardo, Matas Niccolò, Becherucci Raffaele.
Pittori - Scultori - Decoratori Baratta Giovanni, Foggini Giovanni Battista.
Uomini illustri Napoleone (Bonaparte).
Note storiche L'origine dell'edificio è legata alla famiglia dei Giamberti, più noti sotto il nome d'arte di Sangallo che, nelle persone degli architetti Giuliano e Antonio, acquistarono un primo pezzo di terra su questa via nel 1490, altri nel 1491 e nel 1497. Nel catasto del 1498 già figura una casa appartenente a Giuliano e tuttavia di questa prima costruzione ben poco sembra restare dato che, acquistata la proprietà nel 1603 dagli Ximènes de Aragona, questi incaricarono subito dopo Gherardo Silvani di ampliare e rinnovare l'edificio. Ulteriori lavori vennero promossi nei decenni successivi, fino a trasformare il palazzo in una fastosa residenza, ulteriormente ampliata attorno alla metà del Settecento verso lo spazio verde retrostante. Nel 1775, a seguito delle soppressioni, la proprietà fu ingrandita con l'acquisizione di una porzione del noviziato gesuita di San Salvatore, che si sviluppava contiguo alla fabbrica dal lato nord (cioè verso le mura ora viali di circonvallazione; si veda al civico 70). Nel 1796 il palazzo fu concesso come sede dell'ambasciata francese a Firenze e qui fu ospitato lo stesso Napoleone Bonaparte nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio dello stesso anno. Passata la proprietà ai Panciatichi Ximènes (1816), negli anni 1839-1840 fu promossa l'integrazione dal lato sud con l'immobile del già acquisito noviziato di San Salvatore, sulla base di un progetto di ristrutturazione dovuto all'architetto Niccolò Matas. Sempre nel corso dell'Ottocento, tra il 1865 e il 1870, il complesso subì altre trasformazioni a seguito dell'apertura del nuovo tratto di via del Mandorlo (ora via Giuseppe Giusti), per lo più ai danni del giardino, che tuttavia, pur ridimensionato, fu valorizzato dall'ultima discendente della famiglia, Marianna Panciatichi Ximènes Paulucci, che lo trasformò in parco romantico secondo il disegno che ancora oggi si conserva. Passata prima ai Rabitti San Giorgio e quindi alla famiglia padovana degli Arrigoni Degli Oddi, la proprietà conobbe un momento non particolarmente felice nel 1934, quando una parte degli spazi verdi dal lato di via Giuseppe Giusti (già venduti nel 1923 dai di San Giorgio come area fabbricabile) furono sacrificati per la costruzione di un edificio con più appartamenti. Importanti restauri fecero poi seguito ai danni provocati dall'alluvione del 1966; nuovamente si intervenne negli anni novanta del Novecento e, con complessi lavori al piano nobile a allo scalone d'onore, nei periodi 2001-2002 e 2005-2007, ad opera dell'ingegnere Raffaele Becherucci, anche con l'obiettivo di adattare parte delle sale di rappresentanza, ricche di stucchi e pitture murali, ad ospitare manifestazioni di vario genere. Tali recenti attenzioni, hanno consentito alla fabbrica di riacquistare magnificenza e decoro, e anche il prospetto su borgo Pinti si presenta, nonostante gli inevitabili guasti del tempo agli elementi in pietra serena, in tutta la sua nobiltà (per quanto concerne questo fronte sono documentati interventi di restauro già nel 1904 e nel 1909 mentre i più recenti si datano al 2012). La facciata principale (due piani di grandiose proporzioni interrotti da altrettanti mezzanini per cinque assi complessivi), presenta il disegno conferitole dall'intervento di Gherardo Silvani, con un portale incorniciato dal bugnato affiancato ai lati da due coppie di finestre inginocchiate con timpani spezzati. Al piano nobile si apre un balcone e quattro finestre con architrave aggettante. Sopra il portale dello stesso balcone è uno scudo con l'arme degli Ximènes (di rosso, a due spade basse decussate d'argento guarnite d'oro, poste in mezzo a due colonne d'oro, ciascuna cimata da un giglio dello stesso), purtroppo in cattivo stato di conservazione. Da segnalare, per la loro misurata eleganza, le due grandi lanterne a fianco del portone centrale e le due scale simmetriche che si dipartono dall'atrio, frutto di un intervento risalente al 1702. "Dal grande androne si passa a un'ampia corte decorata al centro da una statua di Ercole che lotta contro il leone e ai lati da due statue in marmo rappresentanti Apollo e Diana. La statua al centro, che originariamente si trovava forse nell'atrio, è attribuita dall'architetto Francesca Screti allo scultore carrarese Giovanni Baratta, nato nel 1660 e allievo di Giovanni Battista Foggini. La corte si affaccia su una loggia chiusa da ampie finestre. Da qui si accede al giardino con spiccati elementi ottocenteschi come la grande aiuola centrale e i vialetti di ghiaia, che permettono di avere visuali diverse del palazzo" (Adsi 2003, ma si segnala per la scultura di Ercole anche una attribuzione a Vittorio Barbieri avanzata da Mara Visonà nel 1991). La proprietà appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale. Si veda anche alle schede relative alle case Panciatichi Ximènes di via Giuseppe Giusti.
Bibliografia
dettaglio
Bocchi-Cinelli 1677, p. 483; Del Bruno 1757, p. 45; Cambiagi 1765, p. 68; Cambiagi 1771, p. 70; Cambiagi 1781, pp. 64-65; Firenze 1828, p. 170; Thouar 1841, p. 388; Fantozzi 1842, p. 291, n. 73; Fantozzi 1843, pp. 204-205, nn. 496-497; Firenze 1845, p. 194; Formigli 1849, p. 168; Firenze 1850, p. 352-353; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, pp. 440-441; Bigazzi 1886, p. X; Elenco 1902, p. 255; Ross 1905, pp. 398-399; Limburger 1910, nn. 530, 635; Bertarelli 1922, p. 97; Garneri 1924, p. 211, n. XXXVIII; Bertarelli 1937, p. 189; Barfucci 1958, pp. 158-159; Ginori Lisci 1972, II, pp. 647-650; Fanelli 1973, I, p. 228; II, p. 54, fig. 299; Firenze 1974, p. 204; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, III, 1978, p. 121; Fantozzi Micali-Roselli 1980, pp. 242-243, n. 86; Gurrieri-Fabbri 1995, pp. 156-163; Vannucci 1995, pp. 407-409; Zucconi 1995, p. 80, n. 101; Fabbri 2000, pp. 88-93; Adsi 2003, pp. 18-19; Cesati 2005, II, p. 485; Firenze 2005, p. 420; Chiara Martelli in Atlante del Barocco 2007, pp. 420-421, n. 127; Paolini 2008, pp. 166-168, n. 257; Adsi 2009/1, pp. 14-17; Adsi 2009/2, pp. 34-36; Paolini 2009, pp. 239-240, n. 342; Adsi 2010, pp. 53-55.
Approfondimenti Gustave Clausse, Les San Gallo: architectes, peintres, sculpteurs, médailleurs, XVe et XVIe siècle, Paris, Leroux, 1900-1902, I, 1900, pp. 211-216; Consiglio superiore per le Antichità e Belle Arti: sessione dell'ottobre 1929. Riduzione ad area fabbricabile del giardino annesso al palazzo già Panciatichi Ximenes D'Aragona, in "Bollettino d'Arte del Ministero della Pubblica Istruzione", VIII, 1929, 8, p. 336; Clara Louise Dentler, Homes of the Bonapartes in Florence, in "Florence", X, 1959, 1, pp. 10-13; Pier Damiano Ori, Seicento in famiglia, in "AD. Architectural Digest", XI, 1991, 125, pp. 222-227; Mara Visonà, Classicismo e sensibilità nella scultura di Vittorio Barbieri, in "Paragone Arte", XLII, 1991, 497, pp. 39-67; Daniela Cinti, Giardini & Giardini. Il verde storico nel centro di Firenze, a cura di Guido Ferrara, Milano, Electa, 1997, pp. 245-248 (Il giardino di palazzo Panciatichi Ximenes); Giovanni Straffi, La grotta nel giardino di palazzo Ximenes, in Sandra Carlini, Elena Marazzi, Lara Mercanti, Giovanni Straffi, Le grotte. Luoghi di delizie tra natura e artificio a Firenze e nel suo territorio, Firenze, Alinea, 2002, pp. 50-53; Francesca Carrara, Una visita agli orti della Mattonaia nella città leopoldina, in Francesca Carrara, Valeria Orgera, Ulisse Tramonti, Firenze. Piazza d'Azeglio alla Mattonaia, Firenze, Alinea, 2003, pp. 22-43, pp. 26-27 (Convento di San Salvatore in Pinti), pp. 27-28 (Palazzo Ximenes Panciatichi); Sabine Frommel, Giuliano da Sangallo, Firenze, Edifir, 2014, pp. 86-87 (La casa Sangallo in Borgo Pinti); Gianluca Belli, La casa di Antonio e Giuliano da Sangallo in via Pinti a Firenze, in Giuliano da Sangallo, a cura di Amedeo Belluzzi, Carolin Elam, Francesco Paolo Fiore, Milano, Officina Libraria, 2017, pp. 408-420; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 199-203; Claudio Paolini in Claudio Paolini, Hosea Scelza, Borgo Pinti: una strada fiorentina e la sua chiesa, Firenze, Polistampa, 2018, pp. 87-96, nn. 28-29.
Documentazione fotografica Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 6363, 6365 (vedute di scorcio del prospetto principale su borgo Pinti, 1920-1930 ca.); 6407,6408, 6409, 6410, 6411 (vedute del prospetto principale e particolari dello stesso, 1960); 6365, 6366, 6367 (veduta d'insieme di un salone e della camera di Napoleone, 1960 ca.). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 36185, 36186, 36187, 36188 (vedute d'insieme del prospetto su borgo Pinti, 1967); 36189, 36190, 36191, 36192, 36193 (vedute d'insieme e particolari del prospetto su via Giuseppe Giusti, 1967); 37352, 37353, 37354, 37355, 37356, 37357, 37358, 37359, 37360 (vedute d'insieme e particolari del prospetto su borgo Pinti, 1967); 37361, 37362, 37363 (vedute d'insieme e particolare del prospetto su via Giuseppe Giusti, 1967); 37364, 37365, 37366, 37367, 37368, 37369, 37370, 37371, 37372, 37373 (vedute d'insieme e particolari del prospetto sul giardino, 1967); 37374, 37375, 37376 (vedute dell'androne, 1967); 37377, 37378, 37379, 37380, 37381, 37382, 37383 (vedute d'insieme e particolari del cortile interno, 1967); 37384, 37385, 37386, 37387, 37388, 37389, 37390, 37391, 37392, 37393, 37394, 37395, 37396 (vedute degli spazi interni durante il restauro, 1967); 174151 (veduta del prospetto del palazzo sul giardino, 1994); 174150 (veduta d'insieme del giardino, 1994); 174153 (cancello di accesso al giardino su via Giuseppe Giusti, 1994); 174152, 174153 (scorci del giardino, 1994).
Risorse in rete Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Ximenes da Sangallo su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL) e dal sito ufficiale della residenza.
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 15/08/2008
Data ultima modifica 04/05/2021
Data ultimo sopralluogo 08/01/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags giardino, arme familiare.
Localizzazione
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