Quartiere |
Santa Maria Novella |
Ubicazione |
Piazza di Santa Trinita 1 |
Denominazione |
Palazzo Bartolini Salimbeni |
Altre denominazioni |
Hotel du Nord |
Affacci |
via Porta Rossa 107r, via delle Terme 18 |
Proprietà |
Bartolini, Bartolini Salimbeni, Pio di Savoia, Amorini Bolognini, Torrigiani Colonna. |
Architetti - Ingegneri |
Baccio d'Agnolo (Bartolomeo Baglioni, d.), Martelli Giuseppe, Micheli Vincenzo, Sanpaolesi Piero, Paoli Alberto, Martini Giuseppe. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Baglioni Giuliano, Baccio d'Agnolo (Bartolomeo Baglioni, d.), Feltrini Andrea, Benini Cesare junior. |
Uomini illustri |
Melville Herman, Thackeray William Makepeace, Emerson Ralph Waldo, Webb Philip Barker, Grimm Herman, Russell James Lowell, D'Annunzio Gabriele. |
Note storiche |
Il palazzo fu costruito su più antiche case dei Soldanieri e dei Dati da Baccio d'Agnolo, tra il 1520 e il 1523 (il nome dell'architetto e le date sono attestate dal coevo Libro della Muraglia), su commissione di Giovanni Bartolini, primogenito di un casato tra i più ricchi e potenti del tempo. L'edificio segna una svolta nell'edilizia civile fiorentina, ispirato com'è allo stile 'alla romana' del Cinquecento, pregno di ornati ed elementi classici nel rilievo delle colonne ai lati del portone, nei timpani triangolari, nelle membrature sporgenti che creano zone di ombra e di luce. Già Giovanni Cinelli ne riconosceva in questo senso il primato, dicendolo "il primo palagio, che si facesse con architettura tanto ornata", aggiungendo poi, sulla scorta delle notizie fornite da Giorgio Vasari: "e per beffare l'architetto, vi fu di notte appiccato filze di frasche, come alle Chiese per le feste far si suole. Ma il tempo, che seco la verità conduce, e scuopre, ha fatto di poi conoscer sua bellezza". Giunto pressoché inalterato agli inizi dell'Ottocento, il palazzo subì notevoli modifiche interne ad opera dell'architetto Giuseppe Martelli tra il 1838 e il 1839, finalizzate a trasformare, su richiesta degli eredi Bartolini, la residenza in elegante albergo (si trattava del famoso Hotel du Nord dove, tra gli altri, soggiornarono lo scrittore americano Herman Melville, lo scrittore inglese William Makepeace Thackeray, il filosofo e poeta inglese Ralph Waldo Emerson, il botanico e naturalista inglese Philip Barker Webb, lo scrittore tedesco Herman Grimm). Durante i lavori il cortile fu in parte tamponato per ricavare ulteriori locali e sulla facciata principale furono aperte al terreno due nuove finestre (poi richiuse durante il restauro degli anni sessanta del Novecento). Nel 1863 l'edificio venne poi acquistato dai principi Pio di Savoia mantenendo la sua funzione di struttura ricettiva (comunque rinnovata con lavori condotti dall'architetto Vincenzo Micheli tra il 1864 e il 1865) e, almeno fino agli anni ottanta (nel 1875 era stato peraltro dichiarato monumento nazionale), l'ottima reputazione. Nei primi decenni del Novecento cessò di essere albergo e progressivamente gli spazi riacquistarono l'originaria configurazione, compromessa dalla precedente frammentazione dei locali. Il degrado degli elementi lapidei di facciata e gli alti costi per il loro ripristino portarono tuttavia a una estenuante disputa tecnico giuridica che si protrasse per tutta la prima metà del secolo. Nell'attesa di un sostanziale intervento sulla fabbrica, tuttavia, nel 1939, Cesare Benini intervenne sui graffiti del cortile, rifacendo con tecnica analoga le vaste zone andate perdute. La continua caduta di frammenti dalle facciate portò finalmente all'apertura di un cantiere di restauro, tra il 1961 e 1962, condotto su progetto di Piero Sanpaolesi con fondi della proprietà, del Comune e dello Stato: visto lo stato di avanzato sfaldamento degli elementi in pietra arenaria della facciata, si optò per la sostituzione integrale delle parti lapidee del tutto compromesse, mentre per le altre antiche si effettuò un consolidamento sperimentale con "indurimento chimico del pietrame a mezzo di imbibizione con fluosilicati di magnesio", i cui esiti risultarono negli anni successivi purtroppo negativi (il che non toglie l'importanza dell'intervento senza il quale probabilmente il monumento avrebbe perso l'intero assetto del prospetto). Inoltre, come sintetizzato nella scheda del catalogo della mostra del restauro monumentale di Venezia del 1964 - dove si esponeva un campione di pietra deteriorata della facciata conservata per metà allo stato naturale e per l'altra metà trattata - si costruì un "contrappeso in cemento armato nel sottotetto per riportare il baricentro del cornicione pericolante e in grave stato di degradazione dentro il suo nocciolo centrale di inerzia". Contestualmente all'intervento i locali del piano nobile furono adibiti a sede del Consolato Generale di Francia. Dal 1984 queste stesse sale furono occupate dagli uffici della sede di rappresentanza a Firenze di Centrobanca Spa, che provvide a restaurarle con la direzione dell'architetto Alberto Paoli e dell'ingegnere Giuseppe Martini. Nell'ambito dello stesso cantiere si tornò a intervenire sui graffiti del cortile interno (1986-1987) che mostravano un vistoso degrado soprattutto nelle porzioni frutto delle integrazioni di Benini (le parti originali superstiti rappresentano circa il 20% della superficie complessiva), documentando i vari interventi con una pubblicazione illustrativa. La facciata è divisa in tre piani da cornici con nel fregio finissimi motivi ornamentali che propongono il tema dei tre papaveri (proprio dei Bartolini); il portale e le tre finestre a croce di ciascuno dei piani superiori sono entro edicole con semicolonne o lesene e timpani alternativamente triangolari e curvi; agli angoli sono paraste di bugnato mentre delle eleganti nicchie fiancheggiano le finestre del primo piano e dei riquadri quelle del secondo. Il cornicione è a mensole, secondo la tipologia detta appunto alla romana. Sopra la porta corre l'iscrizione "Carpere promptius quam imitari" (Criticare è più facile che imitare), voluta presumibilmente dall'architetto in risposta alle critiche mossegli per la singolarità dell'opera (si veda al proposito il giudizio espresso nel repertorio di Bargellini e Guarnieri, ancora sostanzialmente negativo per la constatazione del suo distaccarsi dalla tradizione locale). La scritta "Per non dormire" (motto dei Bartolini) è invece presente entro cartigli nell'elemento trasversale delle finestre a croce. Sulla cantonata con via Porta Rossa è uno scudo con l'arme degli stessi Bartolini (di rosso, al leone troncato cuneato d'argento e di nero). Dell'altro scudo che segnava l'angolo con via delle Terme rimane solo lo scasso nella muratura e la mensola che ne consentiva la presa. L'androne, con volta a botte, introduce a un cortile porticato di eleganti proporzioni, arricchito con l'inserimento al primo piano di una loggetta in aggetto, e decorato dai graffiti più volte richiamati, attribuiti ad Andrea Feltrini. Negli interni si segnalano notevoli cassettonati lignei, in cui ricorre l'emblema delle teste di papavero, forse eseguiti dal figlio di Baccio d'Agnolo, Giuliano, in collaborazione col padre. Delle decorazioni pittoriche, che un tempo dovevano essere oltremodo estese, si conservano solo frammenti. Dal 2018 il palazzo accoglie, al primo piano, lo spazio museale dedicato all'arte moderna e contemporanea della Collezione Roberto Casamonti. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è soggetto a vincolo architettonico dal 1933. |
Bibliografia
dettaglio |
Bocchi-Cinelli 1677, p. 195; Zocchi 1744, tav. XIV; Del Bruno 1757, p. 89; Cambiagi 1765, p. 145; Cambiagi 1771, p. 160; Cambiagi 1781, p. 155; Thouar 1841, pp. 364-365; Fantozzi 1842, pp. 567-568; Fantozzi 1843, p. 52, n. 94; Firenze 1845, pp. 148-149; Formigli 1849, p. 135; Firenze 1850, pp. 142-143; Burci 1875, p. 112; Mazzanti-Del Lungo 1876, tavv. CXXVII-CXXXII (note storiche di Iodoco Del Badia, pp. 45-46); Stegmann-Geymüller 1885-1908, VII, p. 4, tavv. 1-3 (Baccio d'Agnolo); Bigazzi 1886, pp. 313-314; Carocci 1897, pp. 40-41; Elenco 1902, p. 249; Vasari-Milanesi 1906, V, pp. 351-352; Limburger 1910, n. 86; Garneri 1924, p. 121, n. LXVI; Chierici 1952-1957, II, 1954, p. 171; Thiem 1964, pp. 93-94, n. 43, tavv. 99-104; Limburger-Fossi 1968, n. 86; Bucci-Bencini 1971-1973, III, 1973, pp. 41-48; Ginori Lisci 1972, I, pp. 171-178; Palazzi 1972, p. 114, n. 212; Firenze 1974, p. 288; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, III, 1978, pp. 334-335; IV, 1978, p. 166; Zocchi-Mason 1981, pp. 58-59; Maffei 1990, p. 55; Ferruccio Canali in Firenze 1992, p. 103, n. 72; Trotta 1992, pp. 33, 62-63; Zucconi 1995, p. 82, n. 108; Adsi 2003, pp. 22-23; Cesati 2005, II, p. 507; Cesati 2005, II, pp. 629, 678-679; Firenze 2005, p. 249; Invernizi 2007, II, p. 550, n. 495; Adsi 2009/2, pp. 47-49; Adsi 2010, pp. 39-41; Paolini 2013, pp. 53, 85, 87-88. |
Approfondimenti |
Marco Lastri, Palazzo di Gio. Bartolini Salimbeni, celebre edificatore, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, VI, pp. 43-44; Donato Cellesi, Sei fabbriche di Firenze disegnate e incise da Donato Cellesi, Firenze, 1851; Restauri necessari, in "Arte e Storia", III, 1884, 31, p. 247; Edifizi in rovina, in "Arte e Storia", III, 1884, 40, p. 319; Buoni esempi, in "Arte e Storia", VI, 1887, 25, pp. 183-184; Edifizi mal custoditi, in "Arte e Storia", IX, 1890, 20, p. 159; Il palazzo Bartolini Salimbeni, in "Arte e Storia", XI, 1892, 5, p. 39; Per il palazzo Bartolini Salimbeni, in "Arte e Storia", XIII, 1894, 17, p. 136; Decio Bocci, Il palazzo Bartolini Salimbeni (Monumento Nazionale in Firenze). Relazione e perizia, Firenze, Tipografia Elzeviriana, 1896; Taccini Alessandro, The Bartolini Salimbeni Palace, in "Florence", XI, 1960, 1, pp. 14-15; 2a mostra internazionale del restauro monumentale, catalogo della mostra (Venezia, palazzo Grassi, 25 maggio-25 giugno 1964) a cura di Marco Dezzi Bardeschi e Piero Sanpaolesi, Venezia, Stamperia di Venezia, 1964, p. 18, n. 41; Marco Dezzi Bardeschi, La mostra del restauro a Venezia, in "Marmo", 1964, 3, pp. 78-95; Lorenzo Bartolini Salimbeni, Una 'fabbrica' fiorentina di Baccio d'Agnolo: le vicende costruttive del palazzo Bartolini Salimbeni attraverso i documenti d'archivio, in "Palladio", 3 ser., XXVII, 1978, 2, pp. 7-28; Centrobanca a Firenze in palazzo Bartolini-Salimbeni, Milano, Federico Motta, 1987; Giampaolo Trotta, Palazzo Bartolini Salimbeni, in Giampaolo Trotta, Gli antichi chiassi tra Ponte Vecchio e Santa Trinita, Firenze, Messaggerie Toscane, 1992, pp. 195-202; Gianluigi Maffei, Palazzo Bartolini-Salimbeni, in Via Tornabuoni: il salotto di Firenze, a cura di Mariaconcetta Fozzer, Firenze, Loggia de' Lanzi Editori, 1995, pp. 43-44; Michael Lingohr, Der Florentiner Palastbau der Hochrenaissance: der Palazzo Bartolini Salimbeni in seinem historischen und architekturgeschichtlichen Kontext, Worms, Werner, 1997; Tobias Leuker, Wachsamkeit und ihr Lohn die Mohn-Embleme der Florentiner Familie Bartolini-Salimbeni, in "Archiv für Kultergeschichte", XCII, 2010, 1, pp. 203-212; Alessandra Marino, Claudio Paolini, Via de' Tornabuoni. I palazzi, Firenze, Polistampa 2014, pp. 37-42 (Palazzo Bartolini Salimbeni); Claudio Paolini, Vincenzo Vaccaro, Via de' Tornabuoni. Una storia per immagini, Firenze, Polistampa, 2014, pp. 19-22 (I restauri del Novecento). |
Documentazione fotografica |
Archivi Alinari, Firenze: AAM-F-002842-0000 (veduta della facciata principale con insegna Locanda del Nord, 1880 circa); ARC-F-007837-0000 (veduta della facciata principale con insegna Albergo del Nord, 1890 circa); ACA-F-002842-0000 (veduta della facciata principale con insegna Modes Rinaldini Robes, 1890 circa). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0012885 (veduta della porzione centrale del prospetto); 0017359 (veduta d'insieme del cortile); 0044598 (veduta d'insieme del prospetto). Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, Firenze: 9757 (veduta panoramica della piazza con la colonna e sullo sfondo il palazzo Bartolini Salimbeni al tempo occupato dall'Hotel du Nord, 1860). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 9557, 9558, 9559, 9560, 9561, 9562, 9563, 9564, 9565, 9566, 9567 (vedute d'insieme e particolari del prospetto, 1948); 36551, 36552, 36553, 36554, 36555, 36556 (vedute d'insieme del prospetto da varie angolazioni, 1967); 36557, 36558, 36559, 36560, 36561, 36562 (vedute d'insieme e particolari del cortile, 1967); 48539, 48540 (vedute d'insieme del prospetto, 1969); 143128, 143129, 143130, 143131, 143132, 143133, 143134, 143135, 143136, 143137, 143138, 143139, 143140, 143141, 143142 (particolari di porzioni graffite e dipinte con evidenziati i fenomeni di degradazione, 1986); 144791, 144792, 144793, 144794, 144795, 144796, 144797, 144798, 144799 (particolari di porzioni graffite dopo l'intervento di restauro, 1987). Archivio Foto Locchi, Firenze: 1934-L612-12, 1934-L612-15 (veduta della piazza di Santa Trinita con la colonna in primo piano e lo scorcio di via de' Tornabuoni con il palazzo, 1934). |
Risorse in rete |
Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Bartolini Salimbeni su Wikipedia e dal sito ufficiale della Collezione Roberto Casamonti. |
Codice SBAPSAE |
FI0251 |
ID univoco regionale |
90480170318 |
Data creazione |
23/11/2008 |
Data ultima modifica |
28/03/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
21/04/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
albergo, iscrizione, graffito, stemma familiare, comunità straniera (inglese, americano, tedesco). |
Localizzazione |
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