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Quartiere San Giovanni
Ubicazione Via Camillo Cavour 21
Denominazione Palazzo Morrocchi
Altre denominazioni Palazzo del Caffè Michelangelo
Affacci .
Proprietà Morrocchi.
Architetti - Ingegneri Ignoto/i.
Pittori - Scultori - Decoratori Gatti Annibale.
Uomini illustri Ademollo Carlo, Bianchi Gaetano, Donnini Emilio, Fattori Giovanni, Rapisardi Michele, Sanesi Nicola, Tivoli Serafino, Ussi Stefano, Cecioni Adriano, Soffici Ardengo, Mead Larkin Goldsmith.
Note storiche Si tratta di un edificio di quattro piani organizzati su cinque assi, con la facciata che mostra un dignitoso disegno di gusto settecentesco, frutto dell'unificazione di tre antiche case a schiera presumibilmente già riconfigurate come palazzo nel corso del Cinquecento, come attestano alcuni elementi presenti negli spazi al terreno, voltati e con colonne con capitelli di stile dorico. L'asse centrale del fronte è segnato dal portone sopra al quale è un balcone e un finestrone, profilato da un elegante disegno che definisce, tramite due ampie volute, un motivo a campana. Questo stesso finestrone è coronato da uno scudo con l'arme della famiglia Morrocchi del quartiere di San Giovanni (troncato: nel primo inquartato decussato d'argento e d'azzurro, a due crescenti montanti di rosso nel primo e a tre fasce ondate d'oro nel secondo; nel secondo d'oro, alla fascia d'azzurro caricata di tre rose del campo). Più che per la piacevolezza del disegno architettonico, il luogo è noto (o comunque lo è stato) per aver ospitato in due stanze al terreno il caffè Michelangelo, scelto come luogo di ritrovo da quel folto gruppo di pittori che si dissero Macchiaioli, tra il 1850 e il 1866, anno della sua chiusura. Sappiamo dalle descrizioni dei protagonisti che uno dei due ambienti, il più appartato, era decorato da affreschi eseguiti da alcuni dei frequentatori e in particolare da Carlo Ademollo, Gaetano Bianchi, Emilio Donnini, Giovanni Fattori, Alessandro Lanfredini, Michele Rapisardi, Nicola Sanesi, Serafino Tivoli e Stefano Ussi. L'interno del caffè è descritto (senza tuttavia documentare questi affreschi) in un noto acquerello di Adriano Cecioni databile probabilmente al 1870. Di questa storia (fatta eccezione per la decorazione a stucco di alcune sale) rimane oggi solo una targa a sinistra del fronte, con una iscrizione dettata da Ardengo Soffici. Successivamente alla chiusura del caffè, a partire da una data imprecisata, uno degli appartamenti del palazzo fu abitato fino al 1910 dallo scultore americano Larkin Goldsmith Mead (nel 1898 lo stesso, come risulta da una corrispondenza con Herbert Horne, abitava in via Enrico Poggi, al tempo detta via delle Officine). In alcuni ambienti posti sul fondo dell'ampio androne è ora ospitata una mostra permanente di macchine di Leonardo da Vinci. Se gli ambienti terreni poco sembrano conservare della storia ottocentesca del luogo, il piano nobile del palazzo (attualmente occupato dall'Hotel dei Macchiaioli), conserva un ricco ciclo di affreschi e decorazioni realizzate da Annibale Gatti su commissione di Costantino Morrocchi, recentemente restaurato (operatore Grenier Conservation). Più in particolare è da segnalare un salone con soffitto a cassettoni all'interno dei quali sono dodici riquadri che propongono scene significative tratte da opere liriche le più famose (Il Rigoletto, Il Guglielmo Tell, L'Otello, il Trovatore, Il Barbiere di Siviglia e altre). Completano il ciclo quattro sovrapporta con figure femminili ugualmente protagoniste di altrettante opere (Lucrezia Borgia, Medea, Semiramide e Saffo). Altre sale del piano nobile mostrano soffitti decorati con grottesche e scene di maniera. L'edificio è stato oggetto di un intervento di restauro nel 2008, con cambio di destinazione d'uso da uffici a albergo.
Bibliografia
dettaglio
Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 227; Cesati 2005, I, p. 151; Invernizi 2007, I, p. 115, n. 92; Paolini-Vaccaro 2011, p. 68, n. 23; Paolini 2013, p. 87.
Approfondimenti Il Caffè Michelangelo di Firenze dipinto da una Società di artisti, in "Il Genio", 14 febbraio 1853; Telemaco Signorini, Il caffè Michelangelo, in "Gazzettino delle Arti del Disegno", I, 1867, 19, pp. 10-151; Mario C. Ferrigni, Le società, in Firenze d'oggi, Firenze, tipografia Ariani, 1896, pp. 380-393; Adriano Cecioni, Il Caffè Michelangelo, scheda in I Macchiaioli, catalogo della mostra (Firenze, Forte di Belvedere 23 maggio-22 luglio 1976) a cura di Dario Durbé, Firenze, Centro Di, 1976, pp. 56-58; Caterina Zappia, Annibale Gatti, pittore di Firenze Capitale, Roma, De Luca, 1985; Teresa Spignoli, Caffè letterari a Firenze, Firenze, Polistampa, 2009, pp. 27-36 (Caffè Michelangelo); Circolo Piero Gobetti, Firenze: percorsi risorgimentali, a cura di Silvestra Bietoletti e Adalberto Scarlino, Firenze, Lucio Pugliese Editore, 2005, pp. 30-31; Daniele Galleni, L'immagine del melodramma: il ciclo di Annibale Gatti in Palazzo Morrocchi a Firenze, in "Studi Verdiani", 2016, 26, pp. 63-71.
Documentazione fotografica Nessun dato rilevato.
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Caffè Michelangelo su Wikipedia e dal sito dell'Hotel dei Macchiaioli.
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 30/11/2008
Data ultima modifica 09/04/2020
Data ultimo sopralluogo 06/03/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags stemma familiare, lapide, sala da caffè, comunità straniera (americano).
Localizzazione
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