Quartiere |
Santa Maria Novella |
Ubicazione |
Via de' Tornabuoni 8 |
Denominazione |
Palazzo Altoviti Sangalletti |
Altre denominazioni |
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Affacci |
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Proprietà |
Soldanieri, Scali, Capponi, Strozzi, Altoviti, Altoviti Sangalletti, Medici Tornaquinci, Da Cepparello, Da Cepparello Pasquali, Mosiici. |
Architetti - Ingegneri |
Silvestri Giovanni Battista, Cecchi Marzio. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Melville Herman, Spence William Blundell. |
Note storiche |
Walther Limburger segnala l'edificio come di antiche origini, sebbene ricostruito nel 1827 da Giovanni Battista Silvestri. Una pianta delle costruzioni presenti su questo tratto di strada prima dell'intervento di riconfigurazione è stata pubblicata da Gian Luigi Maffei (1990) che, per quanto riguarda la porzione che qui interessa, così annota: "Oltre il palazzo Cambi del Nero il cabreo mostra un'ulteriore unità edilizia - divisa da un 'ambitus' dalla precedente - riconducibile anch'essa ad una corte mercantile a tre fornici sul fronte e senza corte perché sul retro è aeroilluminata dal parallelo vicolo de' Soldanieri". La storia dell'edificio si intreccia strettamente con quella del contiguo al n. 10 (al quale si rimanda), essendo stati i due palazzi di stessa proprietà e unificati, appunto, nel 1827. Ugualmente i due edifici sono accomunati dal fatto di avere ospitato negli spazi terreni il caffè Doney, qui trasferito sempre nel 1827 dall'originaria sede delle Cascine: la presenza in questa porzione di un ampio salone con colonne posto al terreno rende ragione dell'ulteriore denominazione con cui l'esercizio è stato a lungo noto (caffè delle Colonne). Frequentato non solo dai fiorentini ma punto di riferimento della variata colonia di stranieri residenti a Firenze (e prediletto in special modo da inglesi e americani, tra i quali segnaliamo lo scrittore Herman Melville e il collezionista d'arte Sir William Blundell Spence) il caffè fu ben presto affiancato da un altrettanto rinomato ristorante, aperto nei locali terreni del numero 10 dal signor Thompson sotto la ditta Doney e Neveux. Nel suo volume su Firenze Capitale Ugo Pesci lo descrive come "Il restaurant dei ricchi forestieri e dei raffinati, dove si poteva invitare a pranzo chiunque con la certezza di fare una eccellente figura". Il caffè chiuse nel 1986 e i locali (già acquistati nel 1982 dalla Società Beltrami) restaurati dall'architetto Marzio Cecchi per accogliere uno dei negozi Beltrami. I piani superiori (di proprietà Mosiici da Cepparello) sono occupati dall'oramai storico Hotel La Residenza. La facciata dell'edificio si caratterizza per il terreno con finitura a finto bugnato, segnato da una successione di sporti e portoni ad arco (che proseguono appunto sull'edificio contiguo) arricchiti da teste di leone e da vistose mensole poste a sostegno della cornice marcapiano del piano superiore. Come citazione colta, in sintonia con il gusto del periodo, sono da segnalare le cicogne che si dispongono nelle due specchiature ai lati del portone, chiaro riferimento al disegno di Bartolomeo Ammannati per il palazzo Giugni di via degli Alfani. Sul limitare destro della facciata è uno scudo con l'arme degli Altoviti (di nero, al lupo rapace d'argento) e, poco sopra, lo stemma dei Medici. Oltre la gronda è un corpo in soprelevazione con ampia terrazza. La facciata dell'immobile fu sottoposta ad un restauro conservativo nel 1988 e ancora, più recentemente, tra il 2012-2013, si è tornati a intervenire con il consolidamento e il ripristino delle porzioni in pietra artificiale distaccate, rinnovando poi le tinteggiature. Si veda, per le sedi del caffè Doney, anche al numero civico 11 di questa stessa via. |
Bibliografia
dettaglio |
Fantozzi 1843, p. 52, n. 93; Bacciotti 1879-1886, III, 1886, p. 542; Carocci 1897, p. 145; Limburger 1910, n. 26; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, IV, 1978, p. 188; Maffei 1990, pp. 145-146; Paolini 2013, pp. 87-88, 116-117. |
Approfondimenti |
Guido Carocci, Restauri a Firenze, in "Arte e Storia", V, 1886, 28, pp. 206-207; Antonio Frosali, I caffè, in Firenze d'oggi, Firenze, tipografia Ariani, 1896, pp. 53-59; Via Tornabuoni: il salotto di Firenze, a cura di Mariaconcetta Fozzer, Firenze, Loggia de' Lanzi Editori, 1995, pp. 72-73; Teresa Spignoli, Caffè letterari a Firenze, Firenze, Polistampa, 2009, pp. 94-100 (Caffè Doney e Caffè Giacosa); Alessandra Marino, Claudio Paolini, Via de' Tornabuoni. I palazzi, Firenze, Polistampa 2014, pp. 57-58 (Palazzo Altoviti Sangalletti); Sylvie Jourdan, in Firenze itinerari del Novecento, a cura di Lia Bernini, Firenze, Nardini, 2017, pp. 31-32 (Ex Caffè Doney). |
Documentazione fotografica |
Archivio fotografica SBAP, Firenze: 125719 (veduta d'insieme dei prospetti dei due palazzi Altoviti Sangalletti, 1983); 125720 (veduta della parte basamentale dei due edifici occupata dalle vetrine del Caffè Doney, 1983); 125721, 125722, 125723, 125724 (vedute degli spazi interni occupati dal caffè Doney, 1983). |
Risorse in rete |
Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Altoviti Sangalletti su Wikipedia. |
Codice SBAPSAE |
FI0648 |
ID univoco regionale |
90480171118 |
Data creazione |
07/12/2008 |
Data ultima modifica |
16/10/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
20/07/2015 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
sala da caffè, albergo, stemma familiare, comunità straniera (americano, inglese). |
Localizzazione |
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