Quartiere |
Santa Maria Novella |
Ubicazione |
Via delle Belle Donne 10 |
Denominazione |
Palazzo Mazzinghi |
Altre denominazioni |
Palazzo Manera |
Affacci |
via de' Giacomini |
Proprietà |
Mazzinghi, Poli, Cassola, Società Azionaria Esercizi Pubblici Alberghieri. |
Architetti - Ingegneri |
Sanpaolesi Piero. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Feltrini Andrea, Poccetti (Bernardino Barbatelli, d.), Cresci. |
Uomini illustri |
Nessun dato rilevato. |
Note storiche |
Il palazzo, di eleganti e armoniose proporzioni, è datato da Marcello Jacorossi (in Palazzi 1972) attorno al 1460, sulla base delle ricerche d'archivio effettuate, in parte già rese note nel volume dei Thiem (1964): "Nel 1446 Jacopo d'Ugolino Mazzinghi compra tre case di Pietro di Lionardo Beccanugi ed una di Jacopo d'Agnolo e nel 1469, dichiara agli ufficiali della Decima di aver fabbricato sopra la casa nuova. Alla morte di Jacopo il palazzo andò diviso nei due figli di lui Giuliano e Simone. Ai successori di questi ultimi il palazzo risulta appartenere tuttora alla fine del XVIII secolo". Tra Ottocento e primi decenni del Novecento il palazzo conobbe una fase di profonde trasformazioni legate alla destinazione dell'immobile ad elegante casa di tolleranza (che riteniamo di poter identificare con l'esclusiva e famosa casa di 'madame Saffo', negli anni trenta del Novecento frequentata, tra gli altri, da Carlo Bo, Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Ardengo Soffici e altri intellettuali e artisti). Successivamente fu requisito dal Comune di Firenze come alloggio per gli sfrattati, il che comportò il rapido degrado della struttura. Passato per varie proprietà (agli inizi del Novecento quando fu notificata l'importanza storica e artistica della facciata era dei Poli), fu acquistato dai Cassola nel 1953 e nel 1962 dalla Società Azionaria Esercizi Pubblici Alberghieri e, in ragione della stessa proprietà, entrò a far parte del complesso occupato dall'Hotel de la Ville (si veda a piazza Antinori 1). L'edificio si presenta con un portone ad arco incorniciato da bozze regolari squadrate, mentre le finestre dei due piani, pure ad arco, sono decorate da cornici modanate che lo stesso Jacorossi definisce "squisite". Così i Thiem: "La facciata presenta tre piani su sei assi, divisi con cornici sagomate sulle quali insistono finestre ad arco a tutto sesto con cornici sagomate, al secondo piano finestre ad angolo retto con architravi diritte e sagomate; tra il terzo e quarto asse è il portale, del primo Cinquecento, con cornice fatta di parallelepipedi squadrati e divisi da profonde scanalature ... I due assi a sinistra del palazzo furono aggiunti più tardi ...". Negli anni settanta la facciata era contrassegnata in modo più evidente di quanto si apprezza oggi da un ricchissimo graffito, andato in gran parte distrutto, e comunque nel 1932 oggetto di un complesso intervento di restauro eseguito da Cresci su progetto di Piero Sanpaolesi. Per la documentazione fotografica dello stato antico si veda il volume dei Thiem, i quali rilevavano, tra l'altro, la presenza tra il primo e il secondo e tra il quarto e il quinto asse di scudi con armi e cartiglio ("nel primo sono maschere barbute che nel campo ... recano tre mazze di ferro, l'arma o stemma dei Mazzinghi, mentre nel secondo è danneggiato lo stemma nel cartiglio"). La datazione dei graffiti, sempre secondo i Thiem, è da collocarsi tra il 1550 e il 1579, con uno stile prossimo a Feltrini e Poccetti, senza tuttavia possederne la "ricchezza inventiva". In effetti presso il Rijksmuseum di Amsterdam è conservato un disegno attribuito a Andrea di Cosimo Feltrini che riporta motivi sostanzialmente identici a quelli presenti sul nostro palazzo. Attualmente i graffiti, estremamente lacunosi e in pessimo stato di conservazione, interessano il solo piano nobile che, in occasione dell'ultimo intervento di ripristino dei fronti (ante 2009, data della prima redazione di questa scheda) è stato staccato cromaticamente dal piano terreno e da quello superiore, di modo che ora sembra persa quell'unitarietà della facciata documentata dalla fotografia proposta negli anni settanta da Jacorossi. |
Bibliografia
dettaglio |
Thiem 1964, pp. 102-103, n. 49, tavv. 118-121; Palazzi 1972, p. 164, n. 302; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 113; Cesati 2005, I, p. 65. |
Approfondimenti |
Per il carattere artistico cittadino, in "Arte e Storia", XXX, 1911, 5, pp. 156-157. |
Documentazione fotografica |
Archivio fotografico SBAP, Firenze: 108990 (veduta d'insieme della facciata di scorcio, 1980); 108991 (particolare della porzione graffita, 1980); 175025 (particolare della porzione graffita, 1994); 175026 (portale d'ingresso, 1994); 175027 (veduta d'insieme della facciata, 1994). |
Risorse in rete |
Nessun dato rilevato. |
Codice SBAPSAE |
FI1008 |
ID univoco regionale |
90480170008 |
Data creazione |
08/01/2009 |
Data ultima modifica |
18/04/2020 |
Data ultimo sopralluogo |
04/04/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
graffito, casa di tolleranza, albergo. |
Localizzazione |
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