Note storiche |
La casa ha un fronte di cinque piani su quattro stretti assi, modesto al pari di altri edifici di questo tratto della via. Qui abitò da ragazzo, con la famiglia, negli ultimi anni dell'Ottocento, lo scrittore Giovanni Papini. L'amico Ettore Allodoli ha documentato del piccolo appartamento le tristi condizioni abitative, lasciandoci testimonianza del carattere misero e popolare proprio di molte case del quartiere: "(La casa aveva) una scala tortuosa, un numero spaventoso di scalini stretti e fitti, incassata tra le pareti, che se uno scendeva mentre un altro saliva bisognava aspettare l'incrocio nel piccolo spazio di un pianerottolo (...). Uno stabile lungo e stretto, a cinque piani, ma il quinto dalla strada non si vedeva, né ora si vede, messo lassù come un rifugio di fortuna per anime in soprannumero, in un gran mare di tegoli (...). La famiglia Papini stava al quarto, undici scalini più giù. In voltare. Luce elettrica poco o niente, candele a mano. Le poche lampadine da presepe erano sempre spente; forse per una clausola del contratto di locazione, data la severa regolarità con cui tutti si guardavano bene dal sostituirle o dal farle accendere. Un paio di finestrelle era come se non ci fossero. Tutti motivi per i quali in ogni ora del giorno, ma la sera specialmente, lungo quella specie di campanile laico era tutto un chiamare e un rispondere di voci di ragazzi e di adulti; le prime per chiedere se qualcuno scendesse, le seconde per assicurare che 'sì, ora si viene', 'non c'è nessuno, non aver paura!'. Paura un po' di tutto: del buio, degli spiriti, dei ladri, e della gran tristezza che scendeva e saliva su quelle pareti con un senso come di luogo disabitato chissà mai da quanti anni, delle troppe porte chiuse, tutte piccole e scure come quelle delle sagrestie" (Cecconi 2009). |