Note storiche |
Da questo lato (dove era l'originario accesso al Museo Archeologico) il palazzo della Crocetta si estende per ventiquattro assi su tre alti piani con un fronte ampio e severo, formando angolo con via Laura e, dalla parte opposta, proseguendo con il muro che delimita il suo giardino. Il palazzo fu costruito su un lotto di terreno già dello Spedale degli Innocenti con un cantiere aperto nel 1619, per ospitare la granduchessa Maria Maddalena de' Medici, sorella del granduca Cosimo II. Questa, nata "malcomposta", necessitava di una residenza adeguata al suo rango e al tempo stesso appartata, dotata di collegamenti aerei e sotterranei con i vicini insediamenti conventuali della Crocetta, degli Angiolini e, soprattutto, dell'Annunziata. Il progetto, redatto da Giulio Parigi, prevedeva un corpo di fabbrica caratterizzato da una pianta a U, a inglobare anche alcune case preesistenti su via della Pergola. Pochi anni dopo la morte della principessa, nel 1637, parte dei collegamenti furono demoliti, riqualificando l'edificio come palazzo, anziché come estensione privata dei conventi limitrofi (si veda su questo aspetto l'ampia scheda di Emanuela Ferretti 2007). Abitato dal 1645 da Benedetto Dragomanni, esponente di spicco della Corte, l'edificio subì notevoli modifiche entro il 1651. Al tempo dei Lorena si tornò a trasformarlo e, gratificato da un giardino che le guide descrivono come delizioso, fu sede del reggente Marco dei Beauveau principe di Craon. Ulteriori interventi furono promossi da Pietro Leopoldo di Lorena per renderlo ulteriormente accogliente e funzionale quale appartamento di rappresentanza: era ancora utilizzato ai tempi di Federico Fantozzi per alloggiare ospiti di riguardo in visita alla Corte. Sempre Fantozzi segnalava "l'elegante giardino ed un corridore che porta in un coretto nella chiesa della SS. Annunziata". Nel periodo di Firenze Capitale (1865-1871) fu sede della Corte dei Conti e oggetto di alcuni lavori di adeguamento realizzati su progetto dell'architetto Paolo Comotto (a questo periodo risale la collocazione di due colonne nell'ingresso principale poste parallelamente a due già esistenti). Destinato nel 1879 a sede del museo Archeologico (in modo da accogliere in un'unica sede il Museo Etrusco e il Museo Egizio già precedentemente istituiti) ebbe presumibilmente un restauro nel 1883-1884 ad opera dell'architetto Emilio De Fabris, in concomitanza con il riordino delle collezioni e il nuovo allestimento voluto dall'allora direttore, Luigi Adriano Milani. Nel 1897 fu inaugurata la sezione del Museo Topografico, sempre voluta dal Milani, a illustrare la storia degli Etruschi attraverso i materiali raccolti nel corso degli scavi. Nel giardino, aperto al pubblico dal 1902, furono ricostruite con materiali originali alcune tombe monumentali. Nel periodo della direzione di Antonio Minto il museo fu ulteriormente riconfigurato e ampliato ad occupare anche il secondo piano (1925). Nel 1942, poi, sempre per esigenze di spazio, fu acquistato l'edificio su via della Colonna, già pertinenza dell'Ospedale degli Innocenti, dove fu realizzato un nuovo ingresso dal lato della piazza della Santissima Annunziata. Drammaticamente colpito dall'alluvione del 4 novembre 1966 (che portò alla distruzione del Museo Topografico) l'edificio fu interessato da alcuni interventi tra il 1967 e il 1970 e quindi da un importante cantiere di restauro tra il 1984 e il 1988, su progetto e direzione dei lavori dell'architetto Bruno Pacciani (ditta esecutrice Calosi & Del Mastio). Viste le complesse vicende attraversate dal complesso risulta oggi estremamente difficile ricostruire la qualità architettonica del progetto originario di Giulio Parigi. Per quanto concerne gli esterni torniamo a segnalare il giardino che, già impiantato nel 1621, quindi sistemato e suddiviso in dodici parterre con piante ornamentali al tempo della proprietà del principe di Craon e cinto da un muro fino al 1873, si mostra oggi essenzialmente nelle forme assunte a seguito di un intervento del 1888 circa curato da Angiolo Pucci, a seguito della creazione della Sezione Topografica dell'Etruria, che previde nello spazio verde la sistemazione di alcune tombe (provenienti da aree di scavo diverse e di confronto con quelle etrusche esposte all'interno), abilmente integrate con cespugli e una grande varietà di piante: pini domestici, cedri del Libano, un tasso, un albero di Giuda, e altri ancora. "Sia pure con un'ambientazione romantica, che riflette il gusto del tempo, il giardino è da considerarsi uno spazio 'scientifico', nel quale si è cercato di ricostruire un ambiente legato alla storia e all'ubicazione originaria dei monumenti che vi sono esposti, rispetto ai quali la flora conferisce rilievo e suggestione" (Zoppi 2019). Ancora oggi il palazzo, con le sue varie addizioni, è sede del Museo Archeologico Nazionale. |
Documentazione fotografica |
Archivi Alinari, Firenze: ACA-F-031295-0000, ACA-F-031296-0000, ACA-F-031297-0000, (vedute del giardino, 1920-1930). Archivi Scala, Bagno a Ripoli (Firenze): 0072233 (veduta del giardino). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 4476 (veduta del prospetto su via della Colonna in forte scorcio, 1945-1950); 30446, 30447, 30448 (veduta d'insieme e particolari del prospetto su via Gino Capponi, 1966); 30449, 30450, 30451, 30452, 30453, 30454 (veduta d'insieme e particolari del prospetto su via della Colonna, 1966); 30455, 30456, 30457, 30458, 30459, 30460 (veduta d'insieme e particolari del prospetto su via Laura, 1966); 30461 (veduta di scorcio del prospetto su via della Pergola, 1966); 33309, 33310, 33311 (vedute del prospetto su via Gino Capponi dopo l'alluvione del 4 novembre 1966, 1966); 35075, 35076, 35077, 35078, 35079 (vedute di spazi interni durante delle operazioni di restauro, 1967); 50568, 50569, 50570, 50571, 50572, 50573, 50574, 50575, 50576, 50577, 50578, 50579 (vedute d'insieme e particolari architettonici del cortile interno durante i restauri, 1970); 112385, 112386, 112387, 112388, 112389, 112390, 112391, 112392, 112393, 112394, 112395, 112396, 112397, 112398, 112399, 112400, 112401, 112402, 112403, 112404, 112405 (vedute degli spazi interni prima del programmato intervento di restauro, 1981); 113410, 113411, 113412, 113413, 113414, 113415, 113416, 113417, 113418, 113419, 113420, 113421, 113422, 113423, 113424, 113425, 113426, 113427 (vedute degli spazi interni prima del programmato intervento di restauro, 1981); 113693, 113694, 113695, 113696, 113697, 113698, 113699, 113700 (vedute degli spazi interni prima del programmato intervento di restauro, 1981); 113719, 113720, 113721, 113722, 113723, 113724 (vedute degli spazi interni prima del programmato intervento di restauro, 1981); 113725, 113726, 113727, 113728, 113729 (vedute d'insieme e particolari del giardino, 1981); 113984, 113985, 113986, 113987, 113988, 113989, 113990, 113991, 113992, 113993, 113994, 113995, 113996, 113997, 113998, 113999, 114000, 114001, 114002, 114003, 114004, 114005, 114006, 114007, 114008, 114009 (vedute degli spazi interni prima del programmato intervento di restauro, 1981); 116016, 116017, 116018, 116019, 116020, 116021, 116022, 116023, 116024, 116025, 116026 (vedute degli spazi interni, 1982); 119320, 119321, 119322, 119323, 119324, 119325, 119326, 119327, 119328, 119329, 119330, 119331, 119332, 119333, 119334, 119335, 119336, 119337, 119338, 119339, 119340 (vedute d'insieme e particolari dei prospetti sul giardino e del giardino stesso, 1982); 130347, 130348, 130349, 130350, 130351, 130352, 130353, 130354, 130355, 130952, 130953, 130954, 130955, 130956, 130957, 130958, 131394, 131395, 131396, 131397, 131398, 131399, 131400, 131401, 132164, 132165, 132166, 132167, 132168, 132169, 132726, 132727, 132728, 132729, 132730, 132731, 132732, 132733, 132734, 132735, 132736 (vedute degli spazi interni durante i restauri, 1984); 133149, 133150, 133151, 133152 (vedute degli spazi interni durante i restauri, 1985); 140875, 140876, 140877, 140878, 140879, 140880, 140881, 140882, 140883, 140884, 140885, 140886, 140887, 140888, 140889, 140890 (vedute delle sale del museo durante i restauri, 1986); 143766, 143767, 143768, 143769, 143770, 143771, 143772, 143773, 143774, 143775 (vedute delle sale del museo durante i restauri, 1987). |