Scheda Palazzo Alberti Malenchini |
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Repertorio delle Architetture Civili di Firenze |
Quartiere |
Santa Croce |
Ubicazione |
Via de' Benci 1 |
Denominazione |
Palazzo Alberti Malenchini |
Altre denominazioni |
Palazzo Mori Ubaldini |
Affacci |
lungarno Generale Diaz 2- 4, via Vincenzo Malenchini |
Proprietà |
Alberti del Giudice, Alberti Mori Ubaldini, Alberti del Giudice, Malenchini. |
Architetti - Ingegneri |
Bellini Vittorio, Catelani Antonio, Razzi Oreste, Salvi Niccolò. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Nessun dato rilevato. |
Uomini illustri |
Alberti Leon Battista. |
Note storiche |
L'edificio sorge in un'area dove sono attestate proprietà della potente famiglia Alberti fin dalla prima metà del XIII secolo, e per lungo tempo si è caratterizzato come insieme di case e botteghe che guardavano sul retro a orti o a giardini (sulla storia dei quali si vedano le annotazioni di Angiolo Pucci): fin dal 1345 fu la residenza principale della famiglia. Nell'incisione di corredo alla descrizione del ponte alle Grazie presente nelle Notizie istoriche delle chiese fiorentine di Giuseppe Richa (I, 1754, p. 162), la proprietà appare già caratterizzata come grande palazzo, prossimo all'oratorio di Santa Maria delle Grazie, voluto dagli stessi Alberti e eretto sulla coscia del ponte. La storia dell'attuale configurazione dovrebbe tuttavia risalire agli anni 1760-1763, quando il conte del Sacro Romano Impero Giovan Vincenzio Alberti promosse una ulteriore sistemazione e unificazione delle facciate, progetto proseguito quando, passata la proprietà per via ereditaria agli Alberti Mori Ubaldini (1836), si intervenne tra il 1838 e il 1839 sulla porzione prospiciente al lungarno, peraltro definendo i prospetti sul giardino compreso l'intercolumnio dorico, il tutto ad opera dell'architetto Vittorio Bellini coadiuvato dal genero, l'ingegnere Antonio Catelani. La facciata su via de' Benci (che determina anche la cantonata sul lungarno Armando Diaz) risale invece al 1849 (inaugurata nel 1850), sistemata dall'architetto Oreste Razzi, "il quale ridusse tutto l'insieme allo stile fiorentino del Quattrocento, fondendo i vari stili architettonici di Michelozzo, di Giuliano da Maiano e naturalmente di se stesso" (Ginori Lisci 1972), comunque, dobbiamo aggiungere, riuscendo ad ottenere un bel colpo d'occhio complessivo, nel suo guardare a modelli prestigiosi quali il palazzo Pazzi della Congiura (si vedano le bifore sulle quali ricorrono trionfi di strumenti alludenti alle Arti e testine di uomini illustri). Sempre al 1849 dovrebbe datarsi la costruzione del doppio loggiato lungo il lato nord del giardino, realizzato su progetto dell'architetto Niccolò Salvi (Adsi 2009/1). Nel 1895, dopo essere stato acquistato dai duchi di Chaulnes, lontani discendenti degli Alberti, il palazzo passò di proprietà alla famiglia Malenchini, che non poco ha operato, anche in anni recenti, per la sua conservazione, risarcendolo prima dai danni provocati con la distruzione del vicino ponte durante la seconda guerra mondiale, poi da quelli dell'alluvione del 4 novembre 1966. Il fronte su via de' Benci è stato restaurato nel 1969, quello sul lungarno tra il 2000 e il 2001 (altri interventi sono documentati tra il 2001 e il 2003). Sul portone è, in alto, la scritta "Case di Leon Battista Alberti", a incentivare un aspetto che non poco ha giovato alla fama della proprietà, identificata ora come luogo natale del grande architetto, ora come luogo della sua morte (Barucci 1958, Firenze 1974 e altri): nei primi decenni del Novecento, sempre con tale spirito, era esposta ai piedi dello scalone e segnalata dalle guide una statua moderna raffigurante il personaggio (Bertarelli 1922). Ai lati dello stesso portone sono due targhe in marmo incise, recanti quella a sinistra il prospetto del palazzo al 1849, cioè prima dell'intervento definitivo di unificazione del fronte, quella a destra l'ipotetica situazione originaria, all'anno 1400. Ambedue le memorie sono firmate da Oreste Razzi, al quale dobbiamo riconoscere il merito di aver tramandato e offerto pubblicamente lo stato della proprietà prima del suo rifacimento. Dal lato di via de' Benci la facciata si mostra con una estensione di ben nove assi per tre alti piani, scanditi dai ricorsi marcadavanzale e caratterizzati da un paramento a bugnato che, rustico e aggettante al terreno, si alleggerisce man mano che si sale verso l'alto, chiuso da una gronda alla fiorentina di particolare aggetto. Oltre il grande portone ad arco, posto al centro del prospetto, si accede a un ampio androne dove sono collocate varie memorie, tra le quali un affresco staccato databile ai primi del XV secolo raffigurante San Cristoforo con il Bambino sulle spalle, una Lupa capitolina e una estesa targa in marmo con una epigrafe in memoria di Vincenzo Malenchini, posta nel 1906, con il busto a rilievo del personaggio e uno scudo con l'arme della famiglia (partito: nel primo d'argento, allo scaglione di rosso; nel secondo d'azzurro, all'albero al naturale, nodrito sul terreno dello stesso e fruttifero di rosso; e alla sbarra diminuita attraversante di verde). Dal lato del lungarno, sull'ingresso al giardino, è uno scudo in marmo partito con l'arme degli Alberti (d'azzurro, a quattro catene d'argento moventi dai quattro angoli dello scudo e riunite in cuore per un anello dello stesso) e dei Mori Ubaldini (scaccato d'argento e di nero). Per quanto riguarda gli interni si vedano le ampie descrizioni in Adsi 2009/1. Il palazzo è tutelato da vincolo architettonico dal 1913. |
Bibliografia |
Fantozzi 1842, p. 163, n. 12; Fantozzi 1843, p. 139, n. 310; Firenze 1850, p. 209; Burci 1875, p. 109; Bigazzi 1886, pp. 199-200; Ross 1905, pp. 9-16; Illustratore fiorentino (1907) 1906, pp. 123-125; Limburger 1910, n. 11; Bertarelli 1922, p. 84; Garneri 1924, p. 146, n. XXIV; Bertarelli 1937, p. 165; Barfucci 1958, p. 132; Limburger-Fossi 1968, n. 11; Ginori Lisci 1972, II, pp. 617-620; Fanelli 1973, I, p. 392; Firenze 1974, p. 178; Bargellini-Guarnieri 1977-1978, I, 1977, p. 117; Cresti-Zangheri 1978, pp. 23, 55, 201; Cazzato-De Vico Fallani 1981, p. 45; Dezzi Bardeschi 1981, pp. 27, 30; Balzanetti Steiner 1989, p. 63, n. 138; Vannucci 1995, pp. 200-202; Gurrieri-Fabbri 1995, pp. 88-95; Fabbri 2000, pp. 42-47; Cesati 2005, I, p. 67; Firenze 2005, p. 425; Invernizi 2007, I, p. 67, n. 47; Paolini 2008, pp. 59-60, n. 70; Paolini (Benci) 2008, pp. 35-37, n. 1; Adsi 2009/1, pp. 34-37; Adsi 2009/2, pp. 24-26; Paolini 2009, pp. 73-75, n. 81; Zoppi 2019, pp. 72-73. |
Approfondimenti |
Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 63-66. |
Documentazione fotografica |
Archivi Alinari, Firenze: MAA-F-001350-0000 (veduta panoramica con in primo piano la facciata del palazzo sul lungarno, 1900 circa). Archivio fotografico SBAP, Firenze: 45811, 45812, 45813, 45814, 45815, 45816, 45817 (vedute dei prospetti da diverse angolazioni, 1969); 45984, 45985, 45986, 45987, 45988 (vedute del giardino, 1969); 45989, 45990 (vedute dell'androne, 1969). |
Risorse in rete |
Sull'edificio sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Palazzo Alberti Malenchini su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL). |
Codice SBAPSAE |
FI0283 |
ID univoco regionale |
90480170350 |
Data creazione |
15/08/2008 |
Data ultima modifica |
28/07/2020 |
Data ultimo sopralluogo |
21/01/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini. |
Tags |
Campo in corso di revisione. |
Crediti |
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze: Copyright © 2011 Palazzo Spinelli per l'Arte e il Restauro - Associazione No Profit; Copyright © 2011 Claudio Paolini |
Localizzazione |
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