Note storiche |
Il complesso - che certo assieme alla villa Oppenheim è da considerare tra le più importanti emergenze architettoniche di questo tratto del viale dei Colli - fu realizzato su progetto dell'architetto Giacomo Roster, prima del 1883, anno nel quale la pianta e l'alzato della villa furono pubblicati su "Ricordi di Architettura" indicandone la proprietà nei Miller, per i quali risultano ulteriori immobili e terreni ubicati in prossimità del giardino del Tivoli (dal quale il nome della residenza), posto nell'ansa che immediatamente precede il piazzale Galileo. Qui ancora permangono due grandi e isolati piloni (attualmente chiusi da impalcature per le precarie condizioni statiche) che segnano il luogo dove appunto si accedeva allo stabilimento Tivoli, inaugurato nel 1871 e smantellato nel 1878. Questo, su modello dell'omonimo giardino aperto a Copenaghen nel 1843, offriva lungo la passeggiata la possibilità di riposo e svago, offrendo "un salone da concerti, un Caffè Chantant, un Bazar all'orientale, un teatro diurno, una fabbrica per birreria e trattoria, un tiro al bersaglio alla Flobert, un gazometro per l'illuminazione dello stabilimento" (Deliberazione del Consiglio Comunale del 2 luglio 1869). Ugualmente immersa nel verde del giardino e del parco, la villa, con il fronte organizzato su due piani per cinque assi (così come documentato dall'alzato pubblicato nel 1883), presenta al terreno una successione di serliane tra lesene, motivo che si ripete anche al primo piano seppure limitatamente ai tre assi centrali, serviti da altrettanti balconi. La disposizione degli ambienti interni appariva, sempre sulla base di quanto pubblicato nel 1883, rispondente al decoro alto borghese del tempo, con al terreno vestibolo, sala, salotti, biliardo, biblioteca, stanza da pranzo, stanza di servizio, dispensa e una camera. Al piano nobile - raggiungibile tramite una scala a pozzo posta in un vano riccamente decorato da nicchie con statue - andavano invece a collocarsi altri salotti, le camere e la grande sala da ballo. Cucine e ambienti della servitù si distribuivano invece tra il piano interrato, il mezzanino e le soffitte. Oltre alla villa si deve al Roster la progettazione del grande cancello che guarda al piazzale con pilastri sormontati da orci con putti (opere in cotto di A. Farri, il tutto ugualmente pubblicato sempre su "Ricordi di Architettura" del 1885) e degli ulteriori annessi consistenti in uno chalet, nelle scuderie e nella casa del giardiniere. Quest'ultima, posta a destra del cancello, "si richiama alla tipologia della casa rustica montana, in legno, con falde del tetto fortemente pendenti e sporgenti e terrazzini con balaustre, tipo legno, dalle barre disposte a croce di Sant'Andrea. Originariamente, gli intonaci raffiguravano, dipinta, una struttura lignea (assai di moda negli anni in cui venne realizzata), che recenti rifacimenti hanno, inopinatamente, distrutto in modo totale (...). Come la villa, anche le ex scuderie Miller, all'interno del parco, sono, invece, ispirate a forme classico rinascimentali e rientrano nelle consuete tipologie ottocentesche, proprie di tali strutture" (Trotta). |
Approfondimenti |
"Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti", VI, 1883, fasc. VIII, tavv. V-VI (Villa Miller: alzato, piante e sviluppo della scala); "Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti", VIII, 1885, fasc. V, tav. III (Scuderie annesse al villino Miller); "Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti", VIII, 1885, fasc. IX, tav. IV (Cancello d'ingresso alla Villa Miller); Claudio Paolini, Il sistema del verde. Il viale dei Colli e la Firenze di Giuseppe Poggi nell'Europa dell'Ottocento, Firenze, Polistampa, 2004, p. 35. |