Note storiche |
Si tratta di un villino di notevole pregio, non fosse altro per l'estensione e per il conservare ancora l'originario spazio a verde di pertinenza, caratterizzante nell'Ottocento molti altri villini della zona ma per lo più sacrificato nel Novecento a favore di un ampliamento degli immobili. Costruito intorno agli anni settanta dell'Ottocento, in uno dei momenti di espansione di quest'area, il villino determina con le sue pertinenze la cantonata tra via Magenta e corso Italia (con ingresso principale su quest'ultimo, al civico 24) e, curato e ben tenuto, appare assolutamente rappresentativo della tipologia di residenza cara alla ricca borghesia del tempo, fatta di decoro e comfort. Il fronte principale si presenta organizzato su tre piani per tre assi, con il portone e il finestrone centrale del piano nobile (fornito del consueto balcona a balaustri) segnati ai lati da due larghe lesene che all'altezza del finestrone ad arco accolgono due nicchie, evidentemente un tempo predisposte per ospitare due sculture, al pari di quanto accade nel vicino villino le Quattro Stagioni di via Giuseppe Garibaldi 5. A lato è il piccolo spazio a verde di cui si è detto, chiuso sul fondo dal proseguo dell'edificio che, con un asse, arriva a guardare via Magenta. Da qui si sviluppa un ulteriore corpo a un solo piano che segna la cantonata e che si può supporre un tempo utilizzato come rimessa per le carrozze, di modo che il giardino appare chiuso all'interno della proprietà grazie a uno sviluppo ad U della fabbrica. Sul corpo già rimessa (ora occupato da una caffetteria) è una struttura aerea in ghisa e cristalli e un'ampia terrazza delimitata da una ringhiera ugualmente in ghisa. |