Scheda Complesso dell'ospizio di Orbatello

Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
Quartiere San Giovanni
Ubicazione Via della Pergola 56
Denominazione Complesso dell'ospizio di Orbatello
Altre denominazioni Ospedale di Orbatello, Nunziata di Orbatello
Affacci .
Proprietà Ospizio di Orbatello, demanio dello Stato, Università degli Studi di Firenze.
Architetti - Ingegneri Gaddi Agnolo, Ciocchi Michele, Sanpaolesi Piero, Bologna Roberto, Giusto Giuseppe, Pilati Francesco, Ugolotti Maria Luisa.
Pittori - Scultori - Decoratori Nessun dato rilevato.
Uomini illustri Nessun dato rilevato.
Note storiche Il complesso, nonostante le molte trasformazioni subite nel tempo, testimonia dell'antica presenza in questo luogo dell'ospizio detto d'Orbatello fondato nel 1372 da Niccolò degli Alberti su disegno tradizionalmente riferito ad Agnolo Gaddi che, per la sua importanza, a lungo dette il nome a questo tratto di strada. La costruzione si vuole completata entro il 1378 e la sua sopravvivenza assicurata dalla cospicua rendita di proprietà di terreni e di immobili che Niccolò devolse a favore dell'istituzione, come ricordano le oculate disposizioni testamentarie del 1376 e l'iscrizione sul portale meridionale della chiesa interna al complesso. La facciata di quest'ultima, dedicata all'Annunziata, è visibile oltre il cancello che guarda alla via, segnato da uno scudo con le armi degli Alberti. L'istituzione, destinata ad ospitare donne derelitte prive dell'assistenza dei congiunti (quindi 'orbate', a giustificare la denominazione dell'ospizio comunque di origine incerta e discussa), passò nel 1401 sotto la gestione dei Capitani di Parte Guelfa, il cui stemma è ugualmente visibile sull'altro portone che guarda alla via. Dal 1704, al tempo del granduca Cosimo III de' Medici, la struttura accolse anche le ragazze madri. L'arrivo delle "gravide occulte" rese necessari vari lavori, essenzialmente finalizzati a separare queste ultime dalla donne vedove e dalle anziane. La situazione determinatasi attorno alla metà del Settecento è ampiamente documentata da Giuseppe Richa (1754) che, nella sua lezione sull'istituzione, ha modo di allegare anche una dettagliata pianta del complesso delineata dall'ingegnere Michele Ciocchi. Dal 1811, al tempo del sindaco Emilio Pucci, l'istituzione si aprì anche alle anziane lungodegenti. Al tempo di Federico Fantozzi la struttura appariva divisa in due parti: "serve la prima per un tempo determinato a nascondere al pubblico le vittime della seduzione, e la seconda, composta di 54 comode stanze, d'Ospizio a povere e oneste femmine". Ulteriori lavori segnarono i decenni seguenti, in particolare quando, alla fine dell'Ottocento (1888), il complesso passò al demanio dello Stato e la parte ospedaliera divenne prima clinica dermopatica, quindi ospedale oftalmico e infine clinica di dermatologia dipendente da Santa Nuova. Nel 1936 l'Orbatello passò in carico all'Università degli Studi Firenze e una porzione, comprendente la chiesa (restaurata nel 1940 per le cure di Piero Sanpaolesi), fu invece nel 1980 destinata a biblioteca universitaria e, successivamente, in particolare a biblioteca umanistica di Storia dell'Arte. Così la voce dedicata all'ospizio presente su Wikipedia: "L'oratorio dell'ospedale, dedicato a Santa Maria di Orbatello, ha una semplice facciata a spioventi, con un coronamento costituito da una doppia fila di mattoni a dente di sega. Una cornice a forte sporgenza sovrasta il portale, dotato di lunetta in cui si trova un'Annunciazione attribuita a Sebastiano Mainardi (1485), e coperto da una tettoia lignea. Più avanti, in asse con via della Pergola, si apre un ingresso composto da un ampio portale in bugnato rustico, coronato da un architrave moderno e una ghiera antica a conci lisci disposti a raggiera sormontato dallo stemma dei capitani di Parte Guelfa, collocato su un'aggiunta in laterizi successiva. Ai lati si trovano due stemmi degli Alberti di Catenaia. Questo ingresso non è registrato nel disegno sul Codice Rustici (1425 circa), quando invece si accedeva da via Alfani sul lato meridionale, e sono ricordati a nord gli ambienti per le assistite, accessibili da due arconi a pieno centro nel lato ovest del cortile. Sulla mappa del Buonsignori (1594) invece si vede già l'ingresso sul lato occidentale. Era composta da un'unica navata a forte sviluppo verticale, con presbiterio leggermente rialzato dal quale si accedeva alla scomparsa sagrestia sul fianco meridionale. L'illuminazione era garantita da altre finestre monofore trilobate (parzialmente esistenti e ripristinate nei recenti restauri) e la copertura è a capriate lignee, in gran parte decorate da pitture originali (fiori dipinti sulla sottocatena, girali d'acanto sulle mensole, triangolo bicromi e frecce spuntate in tricromia sulla catena e sul monaco), pienamente compatibili con illustri esempi coevi come le capriate della Badia Fiorentina, di Santa Croce, di San Barnaba e di San Marco. Un coro sopraelevato in controfacciata dovrebbe risalire ai lavori del primo Settecento connessi a un maggior bisogno di riservatezza delle "gravide occulte". Nella pianta pubblicata dal Richa nel 1754 si vede un ambiente perpendicolare alla chiesa dalla parete settentrionale della chiesa, oggi non più esistente, destinato alla distribuzione della Comunione alle gravide, che vivevano in un locale attiguo ma separato, e dal quale con una scala potevano accedere al "sopracoro" per assistere alla messa. Tale sistemazione fu all'origine di una certa asimmetria degli altari della chiesa, come registra la pianta stessa. Nel cortiletto tra l'ingresso e l'oratorio si trova un tabernacolo ottocentesco contenente una Madonna col Bambino che è stata recentemente restaurata e riferita a un modello, di cui si conoscono alcune repliche, del Maestro del San Pietro di Orsanmichele, per alcuni il giovane Filippo Brunelleschi". Attualmente il complesso, sempre in carico all'Università degli Studi di Firenze (Facoltà dell'area umanistica del centro storico) è oggetto di un intervento di restauro e adeguamento funzionale avviato nel 2012 su progetto dell'architetto Roberto Bologna con Mimesi 62 Architetti Associati e progetto esecutivo dell'architetto Giuseppe Giusto (responsabile unico del procedimento Francesco Pilati, direttore dei lavori architetto Maria Luisa Ugolotti). Le opere coinvolgono anche l'area retrostante l'antico complesso, in cui è in fase di costruzione una struttura a completamento del nuovo organismo.
Bibliografia Thouar 1841, pp. 216-218; Fantozzi 1843, pp. 175-176, n. 418; Firenze 1845, p. 92; Formigli 1849, p. 88; Limburger 1910, n. 521; Fantozzi Micali-Roselli 1980, pp. 116-117; Fantozzi Micali-Lolli 2016, pp. 112-113. Campo in corso di revisione.
Approfondimenti Giuseppe Richa, Notizie Istoriche delle Chiese Fiorentine divise ne' suoi Quartieri, Firenze, Pietro Gaetano Viviani, 1754-1762, I, Del Quartiere di Santa Croce, parte I, 1754, pp. 292-299 (Chiesa di Orbatello); Cristina De Benedictis, Vicende e trasformazioni dell'Ospedale di Santa Maria di Orbatello, in "Antichità Viva", XXVI, 1987, 5/6, pp. 28-34; Eleonora Agostini, Orbatello da asylum a biblioteca: accoglienza, cultura, arte, Firenze, Edifir, 2012; L'ospedale di Orbatello, carità e arte a Firenze, a cura di Cristina De Benedictis e Carla Milloschi, Firenze, Polistampa per il Centro di Documentazione per la Storia dell'Assistenza e della Sanità, 2015; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, p. 221.
Documentazione fotografica Campo in corso di revisione.
Risorse in rete Sull'edificio sono alcuni file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Ospizio di Orbatello su Wikipedia (con testi concessi dal presente sito in GFDL).
Codice SBAPSAE .
ID univoco regionale .
Data creazione 27/05/2018
Data ultima modifica 27/05/2020
Data ultimo sopralluogo 22/03/2020
Autore della scheda Claudio Paolini.
Tags ospedale, lapide, stemma.
Crediti Repertorio delle Architetture Civili di Firenze: Copyright © 2011 Palazzo Spinelli per l'Arte e il Restauro - Associazione No Profit; Copyright © 2011 Claudio Paolini
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