Scheda Tabernacolo dell'Arte dei Corazzai e Spadai (Orsanmichele) |
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Repertorio delle Architetture Civili di Firenze |
Quartiere |
San Giovanni |
Ubicazione |
Via Orsanmichele |
Denominazione |
Tabernacolo dell'Arte dei Corazzai e Spadai (Orsanmichele) |
Altre denominazioni |
Tabernacolo della statua di San Giorgio |
Affacci |
. |
Proprietà |
demanio dello Stato. |
Architetti - Ingegneri |
Ignoto/i. |
Pittori - Scultori - Decoratori |
Donatello (Donato de' Bardi, d.). |
Uomini illustri |
Nessun dato rilevato. |
Note storiche |
Il tabernacolo custodisce la copia della statua in marmo apuano raffigurante San Giorgio (originale nel Museo nazionale dei Bargello) realizzata da Donatello tra il 1415 e il 1417 per l'Arte dei Corazzai e Spadai, nell'ambito del ciclo delle quattordici statue dei santi protetti delle Arti fiorentine destinate ad occupare le nicchie esterne di Orsanmichele. Della scultura si riporta il testo della scheda redatta da Francesca Nannelli e Claudio Paolini per le carte di sala del museo (2005), poi data alle stampe in Grifoni-Nannelli 2006. "La statua di San Giorgio, posta in un tabernacolo meno profondo degli altri per la coincidenza di questo con la scala interna inserita nel pilastro d'angolo, fu commissionata dall’Arte dei Corazzai e Spadai, ed il Santo guerriero fu concepito da Donatello nell'atto di guardare fieramente nella direzione nord-ovest, dove risiedevano i nemici tradizionali di Firenze. Fin dalla metà del Quattrocento l'opera assunse il valore di modello 'perfetto', e venne in particolare elogiata per la vivacità di spirito, resa attraverso la ricerca di un intimo contrasto tra la volontà d'azione del personaggio e la sua saldezza d'appoggio. Lo stesso Giorgio Vasari, già nella prima edizione delle Vite (1550), definì con grande efficacia il carattere dinamico della figura: «una vivacità fieramente terribile et un maraviglioso gesto di muoversi dentro a quel sasso: e certo nelle figure moderne non s'è veduta ancora tanta vivacità né tanto spirito in marmo quanto la natura e l'arte operò con la mano di Donato in questo». La meritata fama dell'opera si estende anche alla formella che Donatello inserì, dopo il 1417, alla base del tabernacolo, rappresentandovi San Giorgio che uccide il drago, notissima per il rilievo schiacciato e per le intuizioni prospettiche, che sono alla base della mirabile fusione delle figure con uno spazio che appare profondo e senza soluzione di continuità. La grande ammirazione di cui è sempre stato oggetto il San Giorgio, ha fatto sì che ad esso sia sempre stata dedicata una speciale cura da parte dei responsabili della sua conservazione. Il degrado che la colpiva in maniera particolare per la poca profondità della nicchia e per l'esposizione a nord, l'ha costretta nell'Ottocento ad una serie di spostamenti tra il suo tabernacolo e quello lasciato vuoto dalla Madonna della Rosa, dell'Arte dei Medici e degli Speziali, più protetto e meglio orientato. La precoce musealizzazione della statua, alla quale nel 1858 era stato anche rotto il naso con una sassata, risale al 1891, quando fu definitivamente portata al Museo Nazionale del Bargello dove tuttora si trova assieme alla predella, ricoverata nel 1976. Al posto del marmo donatelliano fu collocata, non senza polemiche, una copia bronzea eseguita nel 1892 dalla fonderia Galli su calco di Oronzio Lelli. Non sappiamo se sarà mai possibile riempire lo spazio creato per il San Giorgio nell'attuale allestimento museale. Pur tenendo conto che la sua musealizzazione al Bargello è ormai più che storicizzata, non mancherebbero valide motivazioni storiche e scientifiche per ricondurre l'opera nel monumento per il quale è stata concepita, accanto a tutte le altre sculture di Orsanmichele". Circa la fortuna goduta dall'opera nel corso del tempo valga la nota nel Ristretto di Raffaello Del Bruno (1757), per il quale la statua "non ha pari, e, secondo il parere di tutti i Professori, più si può commendare, che imitare. Perloché non è maraviglia, se le Repubbliche di Venezia, e di Genova, ed altri principi dell'Europa più volte ne fecero istanza, offrendo gran somma di denaro, perché fosse loro conceduta". |
Bibliografia |
Del Bruno 1757, pp. 113-115; Cambiagi 1765, pp. 183-185; Cambiagi 1771, pp. 194-196; Cambiagi 1781, pp. 181-183; Firenze 1845, pp. 215-216; Formigli 1849, pp. 187-188. Campo in corso di aggiornamento. |
Approfondimenti |
August von Schmarsow, Le statue di Orsanmichele, in "Vita Nuova", 1889, 11, pp. 6-7; 1889, 12, pp. 2-4; 1889, 13, pp. 3-5; Silvana Macchioni, Il San Giorgio di Donatello. Storia di un processo di musealizzazione, in "Storia dell’Arte", XXXVI-XXXVII, 1979, pp. 135-156; Giovanna Gaeta Bertelà, San Giorgio, in Omaggio a Donatello, 1386-1986, catalogo della mostra (Firenze, Museo nazionale del Bargello, 1985-1986) a cura di Paola Barocchi, Marco Collareta, Giovanna Gaeta Bertelà, Giancarlo Gentilini, Beatrice Paolozzi Strozzi, Firenze, S.P.E.S., 1985, pp. 142-157; Richard A. Goldthwaite, Francesca Nannelli, Giuliano Pinto, Orsanmichele e le arti fiorentine, Firenze, Nuova Stamperia Parenti, 1995; Diane Finiello Zervas (a cura di), Orsanmichele a Firenze, collana Mirabilia Italiae a cura di Salvatore Settis n. 5, Modena, Franco Cosimo Panini, 1996, 2 voll; Paola Grifoni, Francesca Nannelli, Le statue dei santi protettori delle Arti fiorentine e il museo di Orsanmichele, Firenze, Polistampa, 2006. |
Documentazione fotografica |
Campo in corso di aggiornamento. |
Risorse in rete |
Sull'opera sono vari file multimediali reperibili su rete telematica, a partire dalla voce Chiesa di Orsanmichele su Wikipedia. |
Codice SBAPSAE |
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ID univoco regionale |
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Data creazione |
26/07/2019 |
Data ultima modifica |
19/12/2021 |
Data ultimo sopralluogo |
19/01/2020 |
Autore della scheda |
Claudio Paolini |
Tags |
scultura. |
Crediti |
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze: Copyright © 2011 Palazzo Spinelli per l'Arte e il Restauro - Associazione No Profit; Copyright © 2011 Claudio Paolini |
Localizzazione |
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