Note storiche |
E' indicato questo villino quale edificio esemplificativo di una serie che si sviluppa lungo la via e i suoi diverticoli (e ugualmente lungo la traversa via del Baluardo) a dare conto di un intero rione sorto negli anni trenta del Novecento sulla base di una progettazione unitaria e forse di una idea di comunità ideale, che al momento non risulta essere stata ancora studiata e valutata appieno. Era qui, nella zona a valle della strada, ciò che restava di un vasto complesso, già chiesa e monastero dedicato alla Madonna della Pace, fondato dalle monache di Santa Felicita nel 1564 e dalle stesse ceduto nel 1616 ai monaci francesi di San Bernardo, quindi abbandonato alla fine del Settecento e ridotto ad altri usi. Quanto rimaneva dell'antica fabbrica, assieme ai poderi di pertinenza, fu attorno al 1930 ceduto all'Opera Nazionale Combattenti. Si formò nell'immediato una cooperativa di ex combattenti, nella maggior parte artigiani, che si unirono per costruire una serie di villette a schiera operando inizialmente come Gruppo Edile Imperiale (a questo sono intestati i certificati di abitabilità rilasciati dal Comune tra il 1932 e il 1935), quindi come Gruppo Edile Bobolino (1935-1937) e infine come Gruppo Edile Italia, concludendo l'edificazione su tutta l'area attorno al 1938. In pianta l'insediamento appare definito da una struttura sellare, con l'ampio centro formato dall'incrocio tra via della Madonna della Pace e via del Baluardo. I villini rimandano ad esempi propri dei villaggi rurali coloniali degli anni Trenta, per quanto su questi modelli si siano voluti innestare motivi propri della tradizione locale, come le cornici bugnate alle finestre, seppure semplificate secondo il gusto del Novecento. La particolarità del costruito si apprezza maggiormente nello slargo determinato dall'incrocio tra le due vie, dove la piazza è definita dai prospetti di otto villini, coronati da pinnacoli e segnati da balconi affacciati su piccoli spazi a verde. Rilevante, ma come detto ancora da studiare e valutare, l'esperienza sviluppata dalla comunità inizialmente qui residente, che individuò come emblema della propria scelta di vita l'ape (la si veda a segnare i balconi sulla piazza), a sottolineare l'idea di una comunità operosa e solidale, legata al proprio alveare. Indipendentemente da questo, per il suo carattere isolato dalla vicina città, chiuso com'è tra il Giardino di Boboli, il verde dei viali e l'area delle ex Regie Scuderie, il rione sembra aver dato compiutamente significato a quel termine "La Pace" che ancora oggi lo indica, benché, storicamente, questo faccia riferimento alla pace raggiunta dal governo di Cosimo I de' Medici a seguito della vittoria di Marciano del 2 agosto 1554. |