Note storiche |
L'edificio, posto sul lato sud, si distingue dagli altri palazzi della piazza nel suo essere circondato da un ampio giardino con numerose varietà arboree (ippocastani, robinie, cipressi, magnolia grandiflora, e via dicendo), contravvenendo ai limiti imposti dal piano regolatore della zona, che prevedeva fronti allineati e compatti, privi di spazi a verde antistanti. Tale peculiarità è spiegata nel repertorio di Bargellini e Guarnieri indicando in tale luogo un preesistente edificio dei Barbolani di Montauto (sulle antiche proprietà dei quali insiste peraltro l'attuale piazza), che sarebbe stato rispettato o che comunque avrebbe visto favoriti i proprietari proprio in virtù degli espropri decretati dal Comune. Certo è che di antiche tracce l'edificio attuale nulla presenta almeno all'esterno: costruito comunque, da quanto risulta dalla letteratura consultata, per gli stessi Barbolani da Montauto, è stato successivamente di proprietà Gondi e quindi, dal 1865, Ruspoli. A questi ultimi si devono vari lavori di ampliamento e abbellimento. Durante il periodo di quest'ultima proprietà fu inoltre conservato nella residenza il dipinto di Francisco Goya La famiglia dell'infante don Luis, acquistato nel 1974 dalla Fondazione Magnani Rocca. Il carattere di questo e degli altri edifici della piazza corrisponde al gusto imperante al tempo dell'urbanizzazione della zona, già detta orto o podere di Barbano, dal nome appunto dei proprietari della maggior parte del terreno, i marchesi Barbolani da Montauto. L'originale progetto, redatto tra il 1838 e il 1842 dall'architetto Francesco Leoni (del quale si conservano numerose carte presso l'Archivio Storico del Comune di Firenze), prevedeva la costruzione di 53 casamenti per famiglie povere. Approvato il progetto definitivo con numerose varianti, solo nel 1844 ne venne affidata la realizzazione all'ingegnere circondariale Flaminio Chiesi che concluse i lavori di urbanizzazione nel 1845: i lotti di terreno, ammessi al mercato libero, vennero acquistate da commercianti, artisti e imprenditori, vanificando l'originaria ipotesi di edilizia popolare (ma sul tema si veda il contributo di Gabriele Corsani). Per quanto riguarda il nostro edificio, questo si sviluppa (per ciò che riguarda il corpo principale, cioè la porzione a villino alla quale si accede dal cancello segnato dal civico 9) su due piani per cinque assi, con un corpo aggiunto sulla sua destra. Su una delle tre grandi porte finestre di accesso è uno scudo con l'arme dei Ruspoli (d'azzurro, a due tralci di vite decussati e ridecussati, fruttiferi di un pezzo ciascuno e nodridi su un monte di sei cime, il tutto d'oro). Attualmente nell'edificio e nelle sue pertinenze hanno sede vari uffici e centri studi dell'Università di Firenze, per lo più riferibili alla Facoltà di Giurisprudenza e all'Istituto di Studi Umanistici. A queste notizie, già presenti nella scheda di questo Repertorio redatte nel settembre 2011, aggiungiamo quanto annotato da Angiolo Pucci nel suo fondamentale lavoro sui giardini di Firenze, messo a punto nel secondo-terzo decennio del Novecento ma solo recentemente dato alle stampe per le cure di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani: "Il palazzo non ha pretese architettoniche, e potrebbe dirsi una bella casa signorile, piuttosto che un palazzo. Annesso al palazzo è un giardino, il quale fa angolo colla piazza dell'Indipendenza e con quella strada corta che con deliberazione della Giunta Comunale del 16 aprile 1889 (...) fu detta via Giuseppe Montanelli, togliendole l'antico nome di via della Piazza, ch'ebbe, quando fu formato il quartiere di Barbano. Nel 1855 quando era del cav. Mannelli vi è nella Biblioteca comunale di quell'anno un reclamo contro gli alberi sporgenti (...). Mi ricordo che al tempo del Levi vi si facevano molte fioriture di piante bulbose quando cioè gli alberi erano più giovani e non ombreggiavano tanto il giardino". La testimonianza di Angiolo Pucci, per quanto preziosa, desta qualche perplessità sia relativamente ai nomi dei proprietari (Mannelli e Levi) non ricordati nella ulteriore letteratura consultata, sia per il giudizio iniziale che sminuisce il pregio architettonico della residenza, quasi che lo studioso si riferisse a un immobile diverso da quello oggetto di questa scheda. |
Approfondimenti |
Gabriele Corsani, Il nuovo Quartiere di Barbano presso il Forte di S. Giovanni Battista a Firenze (1834-1859), in "Storia dell'Urbanistica. Toscana", 1995, 3, pp. 7-30; Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, p. 295. |