Nella letteratura artistica tra il XVI e il XVIII sec. il termine è utilizzato generalmente come sinonimo di preparazione, oltre ad indicare in senso ancora più lato una mescolanza di materiali, in particolar modo di colori. In tempi più recenti si identifica con la mestica una ammannitura colorata e caratterizzata dall'uso di sostanze grasse, come biacche, creta in oli fissi o vernici grasse, comunque ben distinta dalla più antica preparazione a base di gesso e colla. In particolare l'uso della mestica trova il suo significato nella necessità di una preparazione meno porosa per la stesura dei colori ad olio. Giorgio Vasari (1550) definisce la mestica un "composto di terre macinate che s'impiastra sopra la tela o tavola da dipingere" e Filippo Baldinucci (1681) un "composto di diverse terre e colori macinati con olio di noce o di lino per dare alle tele o tavole che si vogliono dipingere". In termini molto simili la definizione ricorre ancora nel Dizionario tecnico (II, 1887): "Mestica. Impasto di gesso da legno, colla e olio cotto, ed usasi a regolarizzare la superficie da verniciare a pulimento, servendo come di fondo, o di preparazione. E preparazione delle tele e tavole da dipingervi, che si fa con una o più mani di terre e colori macinati con olio di noce, o di lino". Vedi anche imprimitura. Derivato da mesticare, mescolare. |