In botanica, difetto del legname dovuto a un ramo morto e indurito che attraversa il fusto in senso radiale rimanendo coperto dagli anelli legnosi successivi. In relazione alle caratteristiche del ramo al momento in cui è stato incorporato dal tessuto circolare circostante si è soliti parlare di nodo fisso o di nodo mobile. Anticamente, nella scelta delle tavole come supporto della pittura, è documentata una particolare attenzione a evitare la presenza di nodi, giustamente giudicati come possibile causa di degradazione del film pittorico. In alcuni casi (Francia) risultano specifiche disposizioni per impedire l'uso di tavole con nodi, in altri (Italia) sono documentati particolari accorgimenti per limitarne i possibili danni. Cennino Cennini (fine sec. XIV), ad esempio, propone le seguenti raccomandazioni: "Ritorniamo pure ai groppi, o ver nodi, o altre mancanze ch'avesse il piano della tavola. Togli colla di spicchi forte, tanto che un mugliuolo o ver bicchiere d'acqua faccia scaldare o bollire due spicchi in uno pignattello netto d'unto. Poi abbi in una scodella segatura di legname intrisa di questa colla; empine i difetti de' nodi e rispiana con una stecca di legno, e lasciala stare. Poi con una punta di coltellino radi, che torni gualiva all'altro piano. Va' ancora pricurando se v'è occhio o punta di ferro ch'avanzasse il piano, sbattilo ben dentro infra l'asse. Abbi poi con colla pezzuoli di stagno battuto come quattrini, e cuopri bene dove è ferro: e questo si fa, perché la ruggine del ferro non possa mai sopra il gesso". |