o pelle di cane. Nell'ambito dei lavori di falegnameria e di doratura indica una pelle seccata ottenuta da vari Selaci (pescecani, razze e torpedini), caratterizzata dalla fitta presenza di minuti dentelli cutanei dalla punta durissima (vedi sagrì, zigrino). E' stata diffusamente utilizzata come pelle per levigare, soprattutto nella qualità ottenuta da pesci squadro. In particolare è ricordata da Giacinto Carena (1853) tra i materiali utilizzati nella lavorazione del legno, e descritta come "un pezzo della pelle ruvida di squalo o cane di mare, colla quale fregando il legno tolgono i segni lasciativi dalla rasiera", precedentemente all'ultima levigatura ottenuta con l'uso della pomice o della raperella. Così il Dizionario tecnico (II, 1887): "Pelle di pesce. Pelle secca del pesce squadro, che serve a falegnami e ai doratori a guisa di lima fine, o di pomice". |