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Lemma
subbia
o punta. Utensile impiegato con l'ausilio di un martello metallico per la sgrossatura dei materiali lapidei e, talvolta, anche come strumento di finitura, proprio degli scultori, degli scalpellini e dei muratori. Si identifica con un ferro con il bordo da taglio costituito da una semplice punta, preferibilmente di forma piramidale. Sulla pietra, in relazione all'inclinazione con cui viene tenuta, la subbia produce avvallamenti diversificati (vedi colpo dello scalpellino, colpo dello scultore) accompagnati dalla frantumazione del materiale. Le punte attualmente commercializzate possono essere in acciaio al Si, Cr, Ni o in acciaio auto-temprante e possono essere fornite di paramano in materiale termoplastico in funzione antinfortunistica. Così Giorgio Vasari nell'introduzione alle Vite (1568): "Sogliono gli scultori, nel fare le statue di marmo, nel principio loro abbozzare le figure con le subbie; che sono una specie di ferri da loro così nominati, i quali sono appuntati e grossi; e andare levando e subbiando grossamente il loro sasso". Filippo Baldinucci ugualmente inserisce la voce nel suo Vocabolario (1681): "Subbia. Specie di scarpello, ed è un ferro appuntato e grosso, che serve agli scultori, per abbozzare le lor figure di marmo e pietre, con che vanno dirozzando grossamente il sasso, prima d'adoperare altri ferri". Giacinto Carena (1853) - registrando il termine nel capitolo dedicato all'arte del muratore - ne esemplifica diversamente la funzione: "Subbia, specie di scarpello che termina in punta. Colla subbia si scolpiscono nel lastrico solchi vicini e paralleli, a ritegno dei cavalli nei luoghi di pendio". Dal latino subula.
 
note:
 
inglese
boaster
francese
ébauchoir