o galuchat, sagrì. Pelle di Selaci (pescecani, razze e torpedini) caratterizzata dalla fitta presenza di minuti dentelli cutanei dalla punta durissima, tanto da essere capace di graffiare materiali come il ferro, il quarzo e il granito. Opportunamente trattato è stato impiegato per rilegature ornamentali e come rivestimento di mobili di pregio, in particolare in area francese durante i regni di Luigi XV e Luigi XVI (vedi galuchat), nell'età di Napoleone III e quindi nell'ambito della produzione Art Déco. Per questo impiego sono stati nel corso del tempo messi a punto elaborati trattamenti per sbiancarlo e tingerlo (essenzialmente in verde o blu), levigarlo, polirlo e verniciarlo. Lo zigrino è stato inoltre impiegato diffusamente come pelle per levigare, soprattutto nella varietà di minor qualità ottenuta da pesci squadro (vedi pelle di pesce). Il termine ricorre ugualmente a indicare una rotella o rullino d'acciaio temperato, usato per ottenere la zigrinatura (vedi) di una superficie. Dal veneziano sagrìn a sua volta dal turco sagri (pelle della groppa di animali). |