Antica denominazione del cinabro. Vedi cinabro di miniera. Pigmento rosso di origine minerale. Si tratta di solfuro di mercurio che, a differenza del vermiglione realizzato artificialmente, è in questo caso proveniente dal minerale cinabrio rintracciabile in vari giacimenti in Germania, Italia (miniere dell’Amiata in Toscana, in Venezia Giulia e in Cadore) e -particolarmente apprezzato per la sua qualità- Spagna, dalle miniere di Almaden. Le tonalità vanno dal rosso chiaro al rosso vivo, in relazione al giacimento di provenienza e al processo di macinazione. Rispetto al vermiglione si caratterizza per una maggiore stabilità e per l’alto potere coprente. Ha trovato impiego in tutte le tecniche pittoriche, seppure non risulti particolarmente adatto alla pittura murale dato che la sua combinazione con sostanze alcaline come la calce ne favorisce la trasformazione in solfuro di mercurio dal colore nero: nel campo della pittura murale il suo uso è infatti da ricondursi essenzialmente al periodo romano, grazie alla pratica dell’encaustizzazione che consentiva di limitare tale alterazione. Ne parlano Teofrasto di Ereso (IV sec. a. C.), Vitruvio (27 a.C.), Plinio (I sec. d. C.) e Cennino Cennini (fine sec. XIV). |