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Lemma
zafran
Vedi giallo zafferano (dall’arabo za-faran da cui zafferano). Colorante organico di origine vegetale ottenuto dagli stimmi maturi del fiore di una pianta erbacea (Crocus sativus) originaria dell'Asia Minore, importata in Europa attraverso la Spagna nell'VIII secolo, quindi diffusasi nei paesi del Mediterraneo e, in Italia, coltivata in particolare in Abruzzo, in provincia dell'Aquila. Noto fino dall'antichità, è stato utilizzato sia come spezia sia, appunto, come colorante per la tintura delle stoffe. Dal Medioevo ha inoltre trovato impiego nelle velature sulle argentature in modo da conferire a queste un colorazione giallo dorata, imitando la più costosa doratura a foglia. Nelle tecniche pittoriche è stato utilizzato soprattutto in tempera per miniare e nelle lacche. Nei secoli XIV e XV è stato sovente associato al cinabro e mescolato ai pigmenti azzurri per ottenere tonalità verdi. Oltre ad avere un basso potere coprente presenta una scarsa stabilità chimica e ugualmente risulta poco resistente alla luce. E' ricordato da Plinio, Theophilus, Cennino Cennini (fine sec. XIV) che annota: "Giallo è un color che si fa d'una spezia che ha nome zafferano. Convienti metterlo in su pezza lina, in su pria o ver mattone caldo. Poi abbi mezzo miuolo, o ver bicchiere, di lisciva ben forte; mettivi dentro questo zafferano; trialo in sulla priea. Vène color bello da tignere panno lino, o ver tela. E' buono in carta. E guar'ti non vegga l'aria, ché subito perde suo colore. E se vuoi fare un colore il più perfetto che si truova in color d'erba, togli un poco di verderame e di zafferano; cioè, delle tre parti l'una zafferano; e viene il più perfetto verde in color d'erba che si truovi, temperato con un poco di colla". Dall'arabo za-faran.
 
note:
 
inglese
saffron
francese
za-fran