o pietra tripoli, farina fossile, latte di luna, terra d'infusori, tripoli. Roccia sedimentaria incoerente, farinosa, costituita essenzialmente da gusci di diatomee d'acqua dolce e da scheletri di radiolari. Ha trovato impiego come abrasivo sottile e lucidante sia nella lavorazione dei metalli sia in quella dei legni sia nei processi di realizzazione di stucchi, lacche, ecc. Giorgio Vasari (1568) lo ricorda come impiegato per dare "lustro e pulimento" alle statue e ai marmi in genere. E' stato inoltre utilizzato per conferire caratteristiche di idraulicità alle malte grazie al comportamento pozzolanico dovuto all'alto contenuto di silice. Così Filippo Baldinucci (1681): "Gesso di Tripoli. Una sorta di gesso portatoci dalla città di Tripoli di Barberia, il quale serve a' nostri Professori, per dare il lustro alle statue, e ad altri lavori di marmo". |