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Lemma
tarsia pittorica
Tarsia caratterizzata dalla presenza di scene istoriate e, seppure con differenze significative in base alla cultura figurativa delle singole botteghe e dei vari maestri, tesa a imitare la complessità disegnativa e cromatica della coeva produzione pittorica, come chiarisce Giorgio Vasari nel proemio delle Vite (1568), per il quale "il commettere le tarsie di colori, facendone istorie con i legni tinti, è pittura". La locuzione pone quindi l'accento sul tema trattato (cioè "sull'invenzione della istoria", per dirla sempre con il Vasari) e non su di una specifica tecnica. Tuttavia, in funzione del risultato da ottenere, la tarsia pittorica si distingue per l'uso di elementi sagomati di dimensioni contenute (in modo da riprodurre un disegno di complessità pari a quello pittorico) e di legni bruniti e tinti artificialmente, così da moltiplicare le cromie offerte dalle varie essenze al naturale. Testimonia sempre Giorgio Vasari (1550) riferendosi all'arte di fra Damiano da Bergamo: "Usarono già per far l'ombre, abbronzarle col fuoco da una banda, il che bene imitava l'ombra; ma gli altri hanno usato di poi olio di zolfo, ed acque di solimati e di arsenichi, con le quali cose hanno dato quelle tinture che eglino stessi hanno voluto [...] e si sono in questa professione lavorate storie di figure, frutti ed animali, che invero alcune cose sono vivissime; ma, per essere cosa che tosto diventa nera, e non contraffà se non la pittura, essendo da meno di quella, e poco durabile per i tarli e per il fuoco, è tenuto tempo buttato in vano, ancoraché e' sia pure e lodevole e maestrevole".
 
note:
 
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tarsia
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