Tarsia caratterizzata dalla raffigurazione di solidi geometrici (poliedri, ruote dentate e simili) o di spazi urbani, comunque trattati con una evidente enfasi nella resa prospettica. La locuzione pone quindi l'accento sul soggetto trattato e non su una specifica tecnica, potendo essere il disegno realizzato sia con l'ausilio dell'intarsio a toppo (in particolare per la resa di solidi geometrici), sia operando a mano libera con l'accostamento di elementi opportunamente sagomati e montati su di un supporto. Appare decisamente rappresentativa della produzione quattrocentesca (in assoluta sintonia con gli interessi che la cultura figurativa del secolo matura nei confronti della prospettiva) e quindi, in base alle consuetudini del tempo, sfruttando le cromie naturali delle varie essenze legnose, senza fare ricorso a bruniture e tinture artificiali. In questo caso l'importanza dell'aspetto ideativo e progettuale del disegno rispetto alla fase tecnico esecutiva è sottolineata anche dalle antiche fonti che ricordano i principali artefici attivi in questo settore con la denominazione di maestri di prospettiva, piuttosto che con quella di maestri di tarsia. Del suo ruolo di primo piano nello sviluppo dell'arte testimonia Giorgio Vasari (1568): "Questo lavoro ebbe origine primieramente nelle prospettive, perché quelle avevano termine di canti vivi, che commettendo insieme i pezzi facevano il profilo, e pareva tutto d'un pezzo il piano dell'opera loro, sebbene e' fusse stato di più di mille". |