o copale, coppale. Termine generico che indica varie specie di resine naturali provenienti sia dall'essudazione di alcune piante viventi, sia esistenti allo stato fossile. Le qualità più diffuse vengono ricavate dalle Arancariaceae e dalle Cesalpinaceae, con la raccolta della materia prima in Sud America, Africa orientale e occidentale, Filippine, Indie orientali e Nuova Zelanda. Si distinguono dalle altre resine naturali per essere insolubili nella maggior parte dei solventi, se non in oli a prolungato e forte riscaldamento (il punto di fusione è variabile in base alla loro durezza) dopo una preventiva pirogenazione, ovvero una fusione ad alte temperature (circa 300 °C) che causa la parziale carbossilazione della resina con una conseguente perdita di peso (circa il 20%). Le vernici per pittura così ricavate sono particolarmente resistenti e brillanti, tuttavia presentano l'inconveniente di scurire vistosamente nel tempo, il che può compromettere decisamente la conservazione del dipinto per le grosse difficoltà nella loro rimozione, sempre a causa della loro difficile solubilizzazione. Un ulteriore inconveniente è dato dalla loro durezza che facilmente provoca screpolature andando a interessare la stessa pellicola pittorica. In passato hanno trovato impiego anche per stuccature, miscelate con olio di lino, resinato di piombo, essenza di trementina e un inerte. Dallo spagnolo copal, a sua volta dall'atzeco copalli, con il probabile significato di vernice lucente. |