o pietra artefatta (arcaico e disusato), pietra artificiata (arcaico e disusato). Qualsiasi materiale lavorato in modo tale da assumere l'aspetto proprio di un manufatto lapideo. In particolare il termine è utilizzato a indicare elementi plastici decorativi impiegati nell'architettura europea dal XVI al XX secolo a imitazione della pietra (zoccolature, marcapiani, bozze angolari, ecc.), inizialmente ottenuti con malta di calce aerea messa in opera su ossature di mattone (idoneamente tinteggiata o coperta con stucchi e marmorini lustrati a freddo o a caldo), quindi con l'impiego di materiali cementizi. E' in relazione alla diffusione di questi ultimi che la locuzione sembra trovare il suo più pieno significato, per la notevolissima capacità del materiale, attraverso la pigmentazione a secco e le opportune lavorazioni durante la messa in opera, di imitare la pietra naturale. Si tenga presente che rispetto alla calce aerea il cemento produce infatti malte omogenee in tutto il loro spessore e quindi lavorabili anche dopo la presa con gli stessi utensili propri dello scalpellino e dello scultore. I nuovi orientamenti dell'architettura europea dopo gli anni Cinquanta del Novecento hanno rapidamente disperso le conoscenze della tecnica, decisamente rappresentativa dell'architettura europea tra il 1890 e il 1950 circa. |
note: Marco Cavallini, Claudio Chimenti, La pietra artificiale, Firenze, Alinea 1996. |