Termine arcaico ad indicare l'orso, utensile in pietra arenaria con il quale si esegue l'orsatura (vedi). Per Cesare Cesariano (1521) e Daniele Barbaro (1556) l'attrezzo si presentava come un blocco munito di due anelli ai lati a cui venivano fissate delle corde che permettevano lo scorrimento dell'orso sul pavimento (tirato da due opposti operai), mentre fonti più tarde (Nicola Cavalieri San Bertolo, 1832, Francesco De Cesare, 1855, ecc.) lo descrivono come una pietra munita di un lungo manico inclinato, in modo che l'utensile potesse essere mosso da un solo operatore. In tutti i casi i cantieri disponevano di orsi con superfici più o meno ruvide, in modo che l'operazione di arrotatura potesse procedere per gradi, sia per via secca sia per via umida. |