Termine arcaico e disusato per scorcio. Artificio prospettico che consiste nella rappresentazione di una figura su un piano obliquo rispetto allo spettatore (dall'alto in basso o dal basso in alto o di sbieco), in modo che alcune parti di essa appaiano più vicine e altre più lontane. La figura ritratta risulta così accorciata (da cui il termine scorcio) e distorta nelle proporzioni. Così Filippo Baldinucci (1681): "Scorcio [...] Direi anche scorcio esser quello, che fa apparir le figure di più quantità ch'elle non sono; cioè, una cosa disegnata in faccia corta, che non à l'altezza, o lunghezza ch'ella dimostra, tuttavia la grossezza, i dintorni, l'ombre, e i lumi, fanno parere ch'ella venga innanzi, o si tiri indietro. Questi scorci sono il flagello degli artefici ignoranti, i quali si studiano a tutto potere di tenergli lontani dall'opere loro, e quando per necessità s'incontrano in essi, coprono con panni, svolazzi, e simili, il lor lavoro in quella parte che non sanno rappresentare; e così con tal finto ornamento tolgono alla pittura il più bello, e 'l più maestrevole". Derivato di scorciare. |