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vimine
Così Corrado Argegni (1960): "Vimini, sotto questo nome vanno i rami giovani e decorticati, flessibili di alcune specie di salici. L'arte di intrecciare i vimini fu assai diffusa presso i Romani e già allora i viminatores costruivano coi vimini ceste, recipienti, sedili, ecc. Anche il clipeus era uno scudo fatto con intreccio di vimini, rivestito di cuoio, e Plinio ne fa cenno nella sua Storia Naturale (XVII, 143). La lavorazione dei vimini continuò nel medio evo e nell'età moderna e fu tanto importante da consentire la costituzione di una Corporazione dell'arte. Nel '700 ebbero meritata fama i panierai italiani. Oggi vengono coltivate speciali qualità di salice, adatte alla produzione dei vimini. Le principali sono la alba, la triandria, la purpurea e la viminalis aurata. Gli articoli fabbricati con i vimini possono essere raggruppati così: ceste, panieri, oggetti d'uso casalingo, culle, carrozzelle, sediame e mobilia da giardino da spiagge o da verande. Per la fabbricazione di molti di questi oggetti ai vimini vengono associati la canna, la rafia, il bambù e il sorgo. L'industria dei vimini, famosa nell'Estremo Oriente, è notevole in Francia, nella Bassa Austria, in Olanda, nella regione del Neckar, ecc. In Italia i centri di produzione sono la Brianza, le provincie di Treviso, Asti e Firenze; cui seguono le città di Udine, Fogliano di Monfalcone, Brescia, Genova, Roma, ecc.".
 
note: Corrado Argegni, Piccola enciclopedia del mobile, Milano 1960
 
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