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Lemma
niello
Lega costituita da argento, rame, piombo, zolfo e borace, di colore scuro, utilizzata per riempire le cavità di un incisione o del fondo ribassato di un rilievo in modo da evidenziarne il disegno. Per estensione il termine indica anche la tecnica e l'opera realizzata con la stessa. Già noto alle più antiche civiltà mediterranee e ampiamente utilizzato in età medioevale su materiali disparati (in particolare su lastre metalliche e lapidee), il niello ha conosciuto ampia fortuna durante il Rinascimento in ambito orafo, in particolare grazie all'opera di Maso Finiguerra. Come riporta Giorgio Vasari (1568), "intagliato e finito col bulino" il disegno sulla lastra d'argento, gli artefici "pigliano argento e piombo, e fanno di esso al fuoco una cosa che, incorporata insieme, è nera di colore e frangibile molto e sottilissima a scorrere. Questa si pesta e si pone sopra la piastra dell'argento dov'è l'intaglio, il quale è necessario che sia ben pulito; ed accostatolo al fuoco di legne verdi, soffiando co' mantici, si fa che i raggi di quello percuotino dov'è il niello; il quale per la virtù del calore fondendosi e scorrendo, riempie tutti gl'intagli che aveva fatti il bulino. Appresso, quando l'argento è raffreddo, si va diligentemente co' raschiatoi levando il superfluo, e con la pomice a poco a poco si consuma, fregandolo e con le mani e con un cuoio, tanto che e' si trovi il vero piano, e che il tutto resti pulito". Indicazioni sul materiale e sulla tecnica sono poi fornite da Teofilo (XII sec.), dal trattato di Benvenuto Cellini (1568) e da Filippo Baldinucci (1681). Ulteriori e diverse note sono contenute nel Vocabolario di Giacinto Carena (1853). Secondo lo stesso Giorgio Vasari è da questa tecnica che si sarebbe sviluppata l'incisione in cavo su rame per la stampa. Dal latino tardo nigellum, diminutivo di niger, negro.
 
note:
 
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