o tiratoio a filo. Nella bottega orafa tradizionale, il banco dove eseguire la trafilatura manuale, poi sostituito dalle trafilatrici a motore. Una sua precisa descrizione, che documenta un banco presumibilmente simile a quelli già in uso nel XVII secolo, è fornita dal Vocabolario di Giacinto Carena (1853) dove, all'articolo dedicato all'arte orafa, si registra così la locuzione: "Tiratoio a filo, è quello con cui un pezzo cilindrico di metallo si riduce in filo, o vie più si assottiglia un filo già tirato. E' un forte banco, sur una testata del quale è fermata verticalmente la trafila, e nell'altra testata è il subbio, cioè un cilindro orizzontale, mosso col mezzo di una stella, e sul quale s'avvolge il sugatto, con che si tira il filo". Per assicurare il filo al sugatto (vedi) è, all'estremita di quest'ultimo, una tanaglia a morso. |