o rinfrescare. Espressione arcaica e disusata che, nell'ambito del restauro di tipo antiquariale, indicava un intervento parziale, volto a restituire una passeggera "freschezza" all'opera, il più delle volte identificabile - per quanto concerne i dipinti - con una verniciatura tesa a ravvivare i colori, rendendo godibile e per quanto possibile luminosa l'opera senza dover ricorrere a un ben più lungo e costoso intervento di restauro. L'operazione, che nell'immediato poteva sicuramente raggiungere lo scopo (già nel 1587 Giovan Battista Armenini annotava come una verniciatura consentisse "di ravvivare e cavar fuora i colori"), aveva in realtà breve durata e, con l'ingiallirsi del materiale, procurava nuove alterazioni, fino a rendere la pittura illeggibile. Ugualmente il termine ricorre in riferimento a puliture di dipinti effettuate passando sulla pellicola pittorica cipolle tagliate di fresco, spesso con esiti disastrosi in quanto il succo risulta particolarmente aggressivo e non controllabile. A questo si aggiunga il fatto che, contenendo molte impurità, il succo di cipolla apporta sulla superficie pittorica sostanze organiche a loro volta fonte di attacchi biologici (batteri, funghi, muffe, ecc.). |