o gatice, gattero (arcaico). Vedi pioppo bianco. Legno ottenuto dall'omonimo albero delle Salicaceae della specie Populus alba, che cresce spontaneamente nelle zone umide dell'Europa, dell'Asia e dell'Africa boreale, sviluppandosi fino a 30 m di altezza con un diametro che può raggiungere il metro. Tale albero viene estesamente coltivato proprio per il legno che fornisce, da sempre utilizzato per la costruzione di mobili e, dal XIX secolo, per la fabbricazione di compensati e della carta. Trova impiego in falegnameria, in ebanisteria e nella costruzione di strumenti musicali. E' facile da intagliare, per quanto la superficie tenda a rimanere lanuginosa. Nella pittura su tavola è stato il legno privilegiato nell'area del Mediterraneo, specialmente in Italia, per la quale è stato calcolato un suo impiego in circa il 90% dei supporti studiati. Lo si trova già nei tavolati del XII sec. e quindi sempre più diffusamente dalla fine del XII secolo fino al termine del periodo storico della pittura su tavola. In effetti, per quanto non considerato un legno durevole, presenta requisiti ideali per una sua diffusione in questo ambito: leggerezza, facilità di lavorazione, facile stagionatura, modeste reazioni alle variazioni dell'umidità relativa (in quanto di modesta massa) e aspetto cromatico consono ad essere base ideale delle preparazioni. Da gatto, per le infiorescenze pelose che caratterizzano l'albero e che richiamano la coda di un gatto. |
note: Masetti Biselli Luisa (a cura di), Restauro dei dipinti su tavola. I supporti, Firenze, Nardini Editore 1999.
Borghini Gabriele, Massafra Maria Grazia (a cura di), Legni da ebanisteria, Roma, De Luca 2002. |