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Lemma
lucido al talco
Particolare procedimento di riporto del disegno descritto nei Dialoghi raccolti da Girolamo Gargiolli (1876) e utilizzato al tempo dagli incisori in rame per trasferire la composizione dal supporto cartaceo alla matrice metallica: "Antonio - [...] Mettiamo sopra il disegno una lamina di talco chiara e trasparente, e con punta sottile se ne ferisce la superficie lungo i contorni, per modo che il ferro non passi dall'altra parte. Francesco - Di che si compone il talco? Antonio - Di colla cavata dai limbellucci di concia. I talchi, se son fatti bene e d'ottima colla, vengono chiari e trasparenti quasi come un cristallo. Una volta li facevano le monache di S. Gaggio: ora si preferiscono quelli di Francia. Eseguito il lucido con la massima diligenza, si gratta sul piano ferito del talco un poco di lapis piombino, e quella polvere si sparge con una pezzetta, cercando di farla entrare nei tagli. Il che ottenuto, si pulisce con un pannolino tutta la superficie. Rovesciamo poi la lamina sulla lastra del rame, fissandola intorno intorno con delle palline di cera gialla acconcia, cioè con trementina, che la rende più morbida e vischiosa. Allora col brunitoio, appena appena intinto nell'olio di oliva, passiamo sopra in vari sensi alla lamina, aggravando la mano sul rovescio dei segni, per modo che la polvere del lapis sia obbligata a uscirne, e resti stampata per la compressione nella faccia del rame".
 
note:
 
inglese
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francese
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