La
Stazione marittima per passeggeri di Ponte dei Mille a Genova. Studi sui
materiali, analisi dei fenomeni di degrado, logiche di intervento
Cristina Bartolini, Luisa De Marco,
Giulio Predieri, Sergio Sfrecola
Organizzazione del cantiere e
produzione dei pezzi in pietra artificiale
Il giornale dei lavori della Stazione
Marittima documenta, praticamente per tutto il tempo della durata del cantiere,
la presenza attiva di modellatori, stuccatori, cementisti, muratori e riquadratori,
addetti alla produzione e alla posa in opera di elementi di pietra artificiale
(6) Si tratta di figure professionali generalmente presenti nelle
ditte che in quegli anni producevano cementi artistici: il modellatore
e lo stuccatore, impegnati nella realizzazione di calchi e di modelli e
successivamente addetti alla preparazione delle "forme" dove venivano colati
gli impasti; il cementista specializzato, che in base alla ricetta predisponeva
la miscela ed eseguiva il "getto fuori opera della pietra artificiale per
la decorazione delle facciate" (7). Al termine del ciclo produttivo intervenivano
quindi i muratori nel ruolo di operai specializzati addetti alla posa in
opera con il compito di provvedere anche alla riparazione di eventuali
rotture che si verificavano di frequente durante il trasporto e il sollevamento
dei pezzi.
I modelli per i cementi artistici
delle facciate della Stazione Marittima furono eseguite "specialmente su
disegni dell'Architetto Terenzio e del Prof. Chini, i quali pure curarono
la maggior parte delle decorazioni degli ambienti principali" (8).
Le "forme" impiegate in cantiere, probabilmente scomponibili in pezzi a
causa della complessità della morfologia degli elementi da produrre,
vennero realizzate con materiali malleabili come lo stucco ma soprattutto
il gesso, proveniente da Iseo, che meglio si prestano, adattandosi a superfici
articolate, alla ricercatezza della decorazione: ciò comporta, nel
pezzo finito, una superficie densa di cemento, a causa dell'elevato assorbimento
d'acqua da parte del materiale che costituisce lo stampo. Per ovviare a
questo inconveniente, la superficie interna della "forma" veniva generalmente
spalmata con sostanze grasse o olio prima del getto per impedire o almeno
limitare l'assorbimento da parte dello stampo dell'umidità della
malta che, rendendo difficile il distacco del pezzo ne avrebbe aumentato
il rischio di rotture e di fessurazioni compromettendo il risultato finale,
sotto il profilo formale e della durata. Anche per gli elementi di pietra
artificiale della Stazione si può ipotizzare l'adozione di questo
espediente per facilitare l'operazione di sformatura degli stampi, come
confermerebbero le indagini condotte da G. Predieri e da S. Sfrecola del
Laboratorio di Analisi e Ricerche Archeometriche di Genova, anche se la
presenza superficiale di ossalato di calcio biidrato potrebbe essere ricondotta
all'applicazione finale di strati protettivi che i documenti di cantiere
esaminati non aiutano tuttavia a definire con chiarezza.
Il sapone, l'olio di lino, la vernicetta
e il petrolio citati nella versione definitiva dell'Analisi dei prezzi
della decorazione esterna dell'edificio, risalente al luglio del 1925
(9), sono comunque nominati nello stesso elenco in cui compaiono le maestranze
addette alla fase preliminare del trasporto e della preparazione delle
forme per il getto, della loro "ripassatura" e innaffiamento.
Per l'impasto dei getti venne prevista
una miscela a base di graniglia, di differente granulometria, cemento bianco
nazionale, cemento Extrablanc, consigliati per ottenere effetti cromatici
speciali e sostanze coloranti in quantità minima. I documenti tecnici
di cantiere non forniscono invece alcuna informazione sulle modalità
impiegate per la miscelatura e il getto degli impasti, sulle tecniche per
la battitura o la sformatura dei pezzi o sugli intervalli di tempo previsti
per la loro stagionatura prima della posa in opera e della rifinitura,
genericamente definita "ripassatura in posto, rifinimento". Dal Giornale
dei lavori emerge tuttavia che, in caso di maltempo o di temperature rigide,
mentre tutti i lavori venivano praticamente interrotti, si provvedeva esclusivamente
alla "modellazione" degli stampi e al getto degli impasti che si può
ragionevolmente ritenere avvenissero in laboratori attrezzati, allestiti
in luoghi riparati e all'interno del cantiere.
(C.B.).
Note
(6). Giornale dei lavori n. 1 per
i Lavori di costruzione della Stazione Marittima di Ponte dei Mille (Fabbricato
ovest). Fondo C.A.P., Faldone B.17.1, fasc. 460, c. 111; cfr., inoltre,
per le figure professionali di cantiere e, in generale, per la tecnologia
della pietra artificiale, A. Lucchesi, Pietre artificiali, malte di cemento
e calcestruzzi nell'architettura del primo Novecento, Tesi di Dottorato,
Dottorato di Ricerca in Recupero Edilizio e Ambientale, VIII ciclo, tutors
prof. Paolo B. Torsello, prof. Gianni V. Galliani, 1992-1995.
(7). Dal Giornale dei lavori n.
1, op. cit., 2 ottobre 1925.
(8). Consorzio Autonomo del Porto
di Genova (a cura di), op. cit., 1930, p. 8.
(9). Fondo C.A.P., Faldone B.17.1,
fasc. 460, c. 52.
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