"Stucchi" neogotici col Portland bianco. L'oratorio Pesenti in Montecchio (Alzano Lombardo)
Mariangela Carlessi
 
 

Antefatto

Quando Carlo Pesenti in una data prossima al 1900 volle far costruire il piccolo oratorio privato accanto alla sua villa da poco completata in Montecchio, ai piedi della collina tra Alzano Maggiore e Nese, la ditta Cementi e Calci idrauliche f.lli Pesenti fu Antonio aveva ormai da tempo intrapreso la strada che la porterà al successo imprenditoriale, la grande "Officina per la produzione del Portland" sulle sponde del fiume Serio aveva già ricevuto buona parte degli ampliamenti e delle riforme che ne determinano l'imponenza ancora oggi apprezzabile, e l'utilizzo "dimostrativo" del conglomerato cementizio nelle sue declinazioni decorative e strutturali era già consolidato in seno alla fraterna stessa. 
Le vicende della società (fra quelle che costituiranno l'Italcementi nel 1927) sono già state in più occasioni celebrate, è stato in parte ricostruito il ruolo di committente svolto dalla famiglia in Alzano e qualificato dall'apporto dell'architetto Virginio Muzio, ed è in corso di approfondimento lo studio del cementificio, nel quale ai motivi di interesse sotto il generale profilo della storia dell'architettura industriale si accompagnano quelli legati alla sperimentazione costruttiva del cemento, direttamente afferente alla vivace cultura tecnica che pone le basi per la diffusione anche da noi delle strutture in béton armé (1). 
La sede è invece propizia per l'esame ravvicinato di uno dei manufatti prodotti in questo ambito, ovvero il curioso oratorio neogotico: divertissement colto per un committente ambizioso, prodotto raffinato quanto un poco tardivo della cultura eclettica fin-de-siècle, consapevole e virtuosistico testimonial della versatilità e delle potenzialità plastiche a fini ornamentali, nonché della durevolezza, del "nuovo" materiale cemento. Un approfondimento, quindi, del tema della "pietra artificiale" nella specifica accezione dei cosiddetti "cementi decorativi", già indagato nel complesso da una serie di contributi sapientemente documentati (2) , e che in questo caso assume rilievo per il legame con una precisa caratterizzazione informata dall'uso del cemento bianco, agognata varietà di agglomerante idraulico concepita proprio per i "lavori artisticiî, e di cui la ditta Pesenti è primo produttore.
 

Note
(1) Cfr. C. Fumagalli, La Italcementi. Origini e vicende storiche, Bergamo, 1964, e M. Carlessi, F. Bonomi, Ville con parco e villini in Alzano Lombardo. La residenza borghese tra Ottocento e Novecento, Quaderni della Biblioteca, n. 1, Alzano Lombardo (Bergamo), 1999. L'Officina Pesenti è oggetto della mia tesi di Dottorato di Ricerca in Conservazione dei beni architettonici e ambientali, tutor prof. Carolina Di Biase; co-tutors proff. Giulia Baronio e Giorgio Bezoari. 
(2) In particolare: C. Colombo, "La stagione del cemento artistico a Milano, 1900-1915", in O. Selvafolta, a cura di, Costruire in Lombardia, 1880-1980. Edilizia Residenziale, Milano, 1985, pp. 61 ss.;  R. Nelva, "Impiego di calcestruzzi armati e di pietre artificiali nei primi anni di applicazione del béton armé in Italia", in Calcestruzzi antichi e moderni, Atti del Convegno Scienza e Beni Culturali, IX, Bressanone, 1993, pp. 157-170; e i più recenti contributi di G. Torraca, V. Giola, "Caratterizzazione di malte storiche. Metodi e problemi per un'indagine su cementi decorativi Liberty", in TeMA, n. 3, 1999, pp. 38-46; C. Bogliardi, N. Donati, "Cementi decorativi a Milano. Problemi di conservazione", in Arkos, n. 1, 2001, pp. 22-27.

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