STEFANO
F. MUSSO
Lo stucco in architettura. Tra
"simulazione" e"nascondimento".
in: Lo Stucco. Cultura, tecnologia,
conoscenza. Atti del Convegno di Studi, Bressanone 10-13 Luglio 2001
pp. 27-36
Illusioni di spazi
Lo stucco ha anzitutto consentito,
nel corso della storia trascorsa, di creare "illusioni di spazi inesistenti",
ossia la simulazione di spazi "altri e diversi" da quelli che l'architettura
reale consentiva e offriva al fruitore e al riguardante.
Così è stato nellíintervento
che Donato Bramante realizzò nella chiesa milanese di S. Maria presso
San Satiro, per "sfondare" visivamente la parete posta alle spalle dellíaltare
maggiore, fingendo o suggerendo la presenza di uno spazio in effetti inesistente,
uníabside a pianta rettangolare che donasse alla chiesa una compiuta spazialità
rinascimentale, nonostante i caratteri reali dell'edificio non lo consentissero.
Lo stucco gioca in questo caso un ruolo essenziale, poiché consente
allíarchitetto di ottenere, a vantaggio dell'esperienza visiva, ciò
che non è dato esperire nella concreta fruizione dello spazio. La
materia, plastica e malleabile, è stesa, corrugata e modellata,
giocando su piani diversi, con un sapiente gioco di rilievi crescenti e
di "oggetti" (trabeazioni, semicolonne, corniciÖ) che danno vita all'illusione
di tre pareti distinte che chiudono la croce del tempio.
L'abside di Santa Maria
presso San Satiro di Donato Bramante
Sull'illusione di spazi diversi da
quelli reali sembra giocare anche il famoso "Trasparente" inserito, in
epoca tardo-barocca, nel deambulatorio absidale della gotica cattedrale
di Toledo, in Spagna (terminato nel 1732). Líarchitetto Narciso Tomé,
sfonda qui la volta a crociera gotica, non solo figurativamente, ma con
la reale demolizione di alcune sue unghie, per catturare la luce diurna
e convogliarla sul nuovo altare, addossato ai pilastri della cappella maggiore.
Il taglio operato è rimarginato con figure, nuvole, drappeggi realizzati
con materiali diversi, tra i quali lo stucco gioca un ruolo essenziale
proprio per la sua "docile" plasmabilità che lo rende adattabile
ai diversi supporti (muri, pilastri, volteÖ), consente rapidi passaggi
di piani e di direzioni e un ardito gioco di masse che, "lavorate" dalla
luce che scende dall'alto, da un punto inaspettato, stupiscono il riguardante,
introducendo nel percorso del tempio un improvviso mutamento dellíesperienza
vissuta.
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