• La composizione degli stucchi a Genova tra Cinquecento e Novecento

  • Roberto Ricci, Rita Vecchiattini
     

    I riferimenti cronologici

    Il supporto degli stucchi varia a seconda dal tipo di elemento, nel caso di parti aggettanti che raggiungono spessori impossibili da realizzare solo con lo strato di rivestimento ad intonaco, è previsto un supporto formato da laterizi, interi o spezzati, talvolta poggianti su lastre di ardesia. Nel caso di elementi nel complesso non troppo sporgenti ma che presentano spessori discontinui, come i capitelli o le volute, si trovano annegati nel rivestimento, barre metalliche, che assolvono perfettamente la loro funzione sino a quando rimangono protette dallo spessore di malta e non sono raggiunte da acqua che circola nella muratura o s'infiltra dall'esterno. Tali soluzioni sono soprattutto presenti negli stucchi più tardi del XVIII e XIX secolo.
    Per quanto riguarda la cronologia degli elementi a stucco, sulla base degli studi sviluppati dall'ISCUM, tutti i campioni analizzati presentano nello strato intermedio di arriccio, che funge da supporto alla finitura a marmorino, sabbia proveniente dall'arenile di Sampierdarena, utilizzata a Genova per le malte da allettamento e da intonaco dalla fine del XV secolo fino alla metà del XIX secolo [4]. Se tale dato non restringe molto il campo cronologico, le numerose fonti storiche sono determinanti nel caso di palazzi noti come quelli di Via Garibaldi, di via Balbi, della Ripa e altri come i Palazzi Ducale, Imperiale o Spinola Pessagno.
    Dal confronto tra le analisi dei materiali e la cronologia di alcuni tra i più importanti palazzi genovesi, si può dedurre che la maggior parte dei campioni di marmorino che prevedono l'utilizzo di gesso nell'impasto sono tardi e risalgono al XIX secolo o anche al XX secolo, come nel caso di alcuni rifacimenti di Palazzo Bianco, eseguiti dopo l'ultima gerrra mondiale, o Palazzo Spinola Pessagno. L'unica eccezione è relativa agli stucchi di Palazzo Lomellino Podestà (seconda metà del XVI secolo) in Via Garibaldi in cui l'analisi diffrattometrica ha evidenziato come componenti dominanti gesso e calcite e come componenti accessorie artinite, clorite e quarzo, presenti nella sabbia dell'arenile di Sampierdarena. Interessante è osservare che tali stucchi furono realizzati dall'urbinate Marcello Sparzo, il migliore tra gli stuccatori di cui si avvalse il Bergamasco [5], il cui nome si trova sempre associato alla realizzazione di stucchi con malte a base di calce e gesso (10)   anche al di fuori dell'ambito della città vecchia di Genova e sembra essere l'unico stuccatore in città che utilizzi, nel XVI secolo, impasti misti di calce e gesso.
     

    Note
    (10) F. Olcese, La decorazione a stucco tra XVII e XVIII secolo: studio di alcuni esempi genovesi e relative analisi materiali strutture, Tesi di Laurea A.A. 1986/1987 (Relatore: Prof. E. Gavazza). A. Modugno, L. Orengo, La decorazione a stucco, documentazione e conservazione. L'esempio di Palazzo Lomellino Podestà in Strada Nuova, Tesi di Laurea A.A. 1995/1996, (Relatore: Prof. P. Marchi).
     

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